Barbara Palombelli intervista Gianni Riotta: "Hugo Chávez può liberare la Betancourt ma non vuole"

riotta Ho ascoltato per caso il programma di Barbara Palombelli su Radio2 RAI alle 13, intitolato 28 minuti (più tardi ci sarà il podcast). Ospite della trasmissione era Gianni Riotta. Il direttore del TG1, con un tono mellifluo oramai degno di Bruno Vespa, nel giro di pochi minuti ha spaziato dalla devozione per Padre Pio alla difesa degli evasori fiscali in Liechtenstein, sostenendo che la gggente “è stufa di queste liste, la P2… che c’è chi con queste liste che mettono alla berlina le persone per bene ci si compra la casa al mare…”.

Ma l’argomento della puntata era Ingrid Betancourt per la quale Gianni Riotta, in versione umanitaria simil Aldo Forbice, si sarebbe fatto promotore di un appello per la liberazione, ovviamente senza alcun riferimento agli altri sequestrati. Povera Ingrid, le fischieranno le orecchie perfino nella selva dov’è sequestrata in condizioni imperdonabili, ma il paragone tra lei e Anna Frank potrebbe perfino essere ritorto contro Riotta (vedi alla voce “banalizzazione della Shoah”).

Povera Ingrid, perché è stato evidente fin dal primo secondo che della sua sorte, al promotore dell’appello per la sua liberazione, non importava nulla. Quello che importava a Riotta era usarla per diffamare Hugo Chávez. Nel giro di pochi minuti di perle ne ha pronunciate tante, mi limito a tre che basterebbero per citarlo in tribunale e ottenere milioni di danni.

In primo luogo ha glissato sul fatto che Reyes sia stato ucciso invadendo il territorio ecuadoriano. Un dettaglio fondamentale, ma non per Riotta che la racconta diversamente: “Dopo che il governo colombiano ha ucciso il numero 2 delle FARC, Chávez e l’ecuadoriano hanno schierato i loro eserciti alla frontiera con la Colombia”. Perché mobilitano sti pazzi? Perché sono pericolosi evidentemente, povera Colombia aggredita, e perché sono conniventi con le FARC. Anzi sono foraggiati dalle FARC, o sono loro che foraggiano le FARC e Fidel Castro! Evidentemente per Riotta, uno degli ultimi al mondo che continua con sprezzo del ridicolo a sostenere che quella di Colin Powell con le provette all’ONU che servì a giustificare l’invasione all’Iraq non fu una buffonata da circo, il diritto internazionale è un optional. E il fatto che proprio lo sconfinamento colombiano significhi il pericolo più grave, l’internazionalizzazione del conflitto, lo lascia indifferente.

In secondo luogo, ed è il punto più scandaloso, ha stravolto i fatti sostenendo che: “Chávez potrebbe liberare Ingrid Betancourt ma non lo fa perché a lui non interessa salvare la Betancourt ma rafforzare le FARC”. Qui non siamo alla differenza di vedute, ma alla diffamazione a mezzo stampa. Chávez può dunque liberare Ingrid perché evidentemente ce l’ha in suo potere, magari nascosta a Miraflores. Chávez se volesse potrebbe liberare la Betancourt domani? Le FARC sono suoi burattini? Chávez si adopera per aprire un processo di pace per rafforzare le FARC? Le parole sono pietre. Vorrei vedere Riotta sostenere queste tesi in un tribunale in una causa per calunnia.

E in tutto questo Álvaro Uribe, che secondo la famiglia Betancourt sta sabotando la liberazione, che ruolo avrebbe? E il fatto che tutti i familiari di tutti gli ostaggi attaccano Uribe e giudicano positivo e indispensabile il ruolo di Chávez? Non importa. L’informazione alla Gianni Riotta può prescindere totalmente dai fatti, è pura ideologia e propaganda. Del resto per i Riotta, se Ingrid non dovesse tornare dalla selva non sarà colpa delle FARC che l’hanno sequestrata né di Uribe che non ha voluto trattare, sarà colpa di Chávez. Al contrario, se Ingrid, come noi (non Uribe né probabilmente Riotta) ci auguriarmo, dovesse tornare, sarebbe sempre colpa di Chávez: la dimostrazione della sua complicità con le FARC.

In terzo luogo… con tono pensoso, puoi quasi immaginarlo alzare gli occhi al cielo: “io non so perché in questa nostra società ci attirano tanto quelli che danno il cattivo esempio, i bulli, bulli come Antonio Cassano, bulli come Hugo Chávez…”

Credo che di bullo in questa storia ce ne sia uno: Gianni Riotta, direttore del TG1 in quota centrosinistra, disinformatore di professione.