Il percorso concluso questa notte in Argentina, con l’approvazione dell’aborto legale, porta a compimento cinquant’anni di lotte delle donne e della società civile.
La visione esclusivamente da “guerra fredda” delle dittature latinoamericane degli anni Settanta impedisce di vedere che il campo conservatore usò le camere di tortura anche se non soprattutto per fermare l’espansione dei diritti civili nella regione.
E all’interno delle lotte per i diritti civili quella sul corpo delle #donne resta la più biopolitica di tutte. Non dimenticate che un terzo dei 30.000 desaparecidos in Argentina era donna, militante e femminista. Per l’altissimo grado di partecipazione femminile il numero di donne uccise fu così alto. I decenni che ci separano dal ripristino della democrazia negli anni Ottanta sono quelli che sono stati necessari per recuperare quel trauma. Sono costati almeno 3000 donne argentine morte di aborto clandestino, per intero responsabilità del campo conservatore.
Oggi la coscienza della società civile in Argentina è irriducibilmente avanti, ma ricordiamo che la lotta per i diritti civili è figlia di quella per i diritti umani. La fine dell’impunità, la verità e la giustizia per gli anni Settanta, madri, abuelas e hijos hanno dato forza alla #MareaVerde di oggi. La situazione nella regione resta variegata, L’Argentina si aggiunge così a Cuba, all’Uruguay, alla Città del Messico e allo Stato di Oaxaca, dove l’aborto è già legale.
Proprio il Messico, dove si può abortire legalmente in alcuni posti ed essere condannate a vent’anni di galera, come a Querétaro e a Guanajuato attesta quanto ancora sia lungo il cammino. Sono donne quasi sempre indigene, povere, spesso analfabete, a testimonianza che il sessismo sia sempre alleato del razzismo e del classismo. L’odio reazionario e sessista nei confronti delle donne latinoamericane non è mai diminuito da quando celebravano il cancro che colpì Eva Perón, della quale, vale la pena ricordare, la Marea Verde delle ragazze del XXI secolo è erede politica.