Rafael Correa (nella foto) espelle dall’Ecuador la multinazionale petrolifera spagnola REPSOL e invita a gettare nella spazzatura della storia l’FMI.
Evo Morales intanto espelle dalla Bolivia la potentissima DEA, la polizia antidroga statunitense finora libera di operare in Bolivia.
Intanto Hugo Chávez lancia segnali di pace “al negro Barak Obama”: “qui siamo indigeni, negri, latinoamericani, dobbiamo e possiamo sederci e costruire relazioni più giuste”.
Con un atto storico il presidente ecuadoriano Rafael Correa ha rotto ogni trattativa con la multinazionale petrolifera spagnola REPSOL che per mesi si è rifiutata di trattare su basi egualitarie con il governo: “Il tempo è finito. Devono andarsene. Tutte le multinazionali devono metterselo in testa. Da oggi in poi non sono più loro che dettano le condizioni. Le condizioni le detta il governo. Il tempo della Repubblica delle banane è finito”.
Appena il mese scorso Correa aveva cacciato altre due multinazionali, entrambe brasiliane in questo caso. Lo schema seguito da Correa è quello del Venezuela che nel passato mese di febbraio, di fronte alle minacce giuridiche ed economiche, ai tentativi di corruzione e al linciaggio mediatico ruppe ogni relazione con la EXXON. “E’ venuto il tempo –ha concluso il presidente- di buttare nella spazzatura della storia il Fondo Monetario Internazionale e il Banco Mondiale che sono i colpevoli di un’architettura ingiusta e diseguale che ha impedito all’economia di crescere”.
Mentre si avvicina la chiusura della base statunitense di Manta, liberando secondo la nuova Costituzione il territorio da basi militari straniere, la dignità di Correa non è sola. Gli risponde da La Paz Evo Morales espellendo definitivamente la polizia antidroga statunitense, la DEA, finora libera di fare il bello e il cattivo tempo in territorio boliviano, ledere la sovranità del paese e applicarvi leggi statunitensi.
A grandi passi l’America latina recupera una sovranità che sembrava perduta per sempre e si avvia verso l’integrazione. Il cammino resta lungo ma forse davvero presto le repubbliche delle banane non esisteranno più.