Colpe collettive: Rom, e se li impalassimo?

Già 200 anni fa Alexis de Toqueville teorizzò tra i possibili limiti della democrazia quello del potersi trasformare in una “dittatura della maggioranza”. Fu proprio in quel senso che i totalitarismi sacralizzarono lo Stato a discapito dell’individuo.

Rom

Per fortuna le Costituzioni moderne, a partire da quella repubblicana nata dalla Resistenza, hanno al centro i diritti dell’uomo e del cittadino e considerano la responsabilità penale (senza scappatoie possibili) come personale e mai collettiva. Colpa collettiva che è alla base della discriminazione e del razzismo, basta pensare all’accusa di deicidio contro gli ebrei, che generò l’antisemitismo e in ultima analisi la Shoa.

Come considerare allora questo vero delirio collettivo che sta assalendo questo paese se un sondaggio proposto e cavalcato da La Repubblica afferma che due terzi degli italiani (21% in più di quelli che un mese fa hanno votato Berlusconi, ed è un segnale da non sottovalutare) vorrebbero tout court la deportazione dei Rom fuori dall’Italia? Magari in vagoni piombati e per non importa dove, né che fine facciano; solo fuori dal nostro sguardo.

Non importa dove, così come non importa a due terzi degli italiani dello Stato di diritto e della dolorosa necessità di integrare, da un lato, chi vive nel disagio sociale e di punire, dall’altro, chi delinque, senza alcuna altra alternativa o scorciatoia possibile.

Pensano davvero i due terzi degli italiani di avere il diritto di far sparire dalla loro vista decine di migliaia di persone perchè colpevoli collettivamente di non essere integrati col nostro stile di vita. Pensano davvero i due terzi degli italiani che questo desiderio possa essere esaudito con una bacchetta magica, in pace e in democrazia, senza per questo uccidere pace e democrazia?

Se la dittatura della maggioranza, e sennò i campi rom li bruciamo, com’è avvenuto nelle Marche mesi fa e in Campania in questi giorni, può prevaricare i diritti dell’individuo e il pogrom può fare giurisprudenza, allora è la convivenza civile che è a rischio, più di quanto non si percepisca.

Domani questa democrazia vuota potrà decidere di prendersela con altri diversi, i gay per esempio, e tutto di nuovo verrà giustificato con la volontà della maggioranza. Una volta di più, prima che ti si geli il sangue nelle vene, non si può non citare Bertold Brecht*:

Prima vennero per i comunisti, e non alzai la voce,
perché non ero un comunista.
Quindi vennero per gli ebrei, e non alzai la voce,
perché non ero un ebreo.
Quindi vennero per i cattolici, e non alzai la voce,
perché ero un protestante.
Quindi vennero per me, e a quel punto non vi era rimasto più nessuno
che potesse alzare la voce per me.

* In realtà l’autore di questo scritto, più volte rimaneggiato, sarebbe il pastore Martin Niemöller.