Uscirà, dovrebbe uscire, il 24 marzo, 16 giorni esatti prima delle elezioni. Si chiamerà “Il Caimano” ed è il misterioso film di Nanni Moretti su Berlusconi, atteso da tempo proprio per la parte finale della campagna elettorale. E Nanni Moretti mantiene le promesse.
Dovrebbe uscire, perché un’irrazionale intimazione del segretario radicale Capezzone ne vuole fermare l’uscita. Capezzone lancia la sua proposta da Radio Città Futura: «A due settimane dalle elezioni, un film antiberlusconiano potrebbe rivelarsi un boomerang. Nanni Moretti ci pensi, potrebbe rinviarne l’uscita». Perché altrimenti, «tra film e i possibili avvisi di garanzia dell’ultimo minuto, si rischia di consegnare al premier argomenti utili per la sua campagna elettorale». Strana idea della magistratura da parte di un lider (sic!) del centro sinistra. Se ci fosse un avviso di garanzia significherebbe che ce ne sono gli estremi, no?
Qual’è il problema allora? Un regista fine e stimato come Moretti lavora da anni alla sua stoccata contro Berlusconi e proprio dal centro-sinistra che dovrebbe ringraziarlo si nota la fibrillazione e quasi il fastidio? Strano ma vero anche se non tutti sono preoccupati da Moretti. Per esempio Giovanna Melandri, Gianni Vattimo, Fausto Bertinotti non vedono l’ora di vedere la pellicola. Franco Giordano, sempre del PRC, pensa invece che questa non influenzerà il pubblico.
Antonio Di Pietro, invece, è d’accordo con Capezzone: «Gli elettori devono avere davanti a loro tutto ciò che non ha fatto Berlusconi e tutto ciò che invece vogliamo fare noi. Puntare su effetti diversi può essere controproducente. Di film e telefilm ne sono stati fatti già troppi». Quali film e telefilm, caro Tonino? Meglio le tue torte in faccia?
I timori sono generici e mai spiegati ma a scavare qualcosa si trova. Emanuele Macaluso teme la demonizzazione del Cavaliere: «sarebbe assolutamente controproducente. La gente ha già capito da sola che Berlusconi è stato disastroso». Invece, continua Macaluso, dobbiamo dare spazio a noi per spiegare la nostra idea d’Italia. Sul non demonizzare il cavaliere, sono dieci anni che non lo demonizziamo, e guarda come siamo ridotti, quanto alla vostra idea d’Italia… speriamo bene.
Lanfranco Turci, appena passato dalla Quercia alla Rosa nel Pugno, invece porta proprio sfica: «Moretti è un bravo regista ma occorre fare attenzione: il film di Moore su Bush non provocò tutti quegli effetti positivi che sperava il partito democratico. Anzi, avvenne il contrario».
E allora qualcosa viene fuori. Nanni Moretti è sempre quello che il 2 febbraio del 2002 fece vacillare in pubblico Fassino, D’Alema, Rutelli affermando che con questi lider non vinceremo mai. Moretti è anche quello di “D’Alema dì qualcosa di sinistra”, un tormentone che ha messo troppi puntini sulle “i”. Moretti è soprattutto quello dei girotondi, che sembravano avere scosso fino alle fondamenta il centrosinistra già in rotta per la sconfitta del 2001. Ci vollero un paio di sfibranti anni perché gli apparati riprendessero il controllo sul popolo di sinistra ribelle. E Moretti non fu mai perdonato. Meno di un mese fa, il 21 gennaio, proprio Massimo D’Alema attaccò frontalmente Nanni Moretti: “deve ammettere che con quei dirigenti si poteva vincere”. Io aspetterei il 9 aprile e per intanto faccio gli scongiuri, caro d’Alema. “I partiti servono, se non ci fossimo stati noi chi avrebbe organizzato la resistenza in questi anni, chi avrebbe organizzato il contrattacco?”.
Ma è possibile che Moretti faccia uscire un film che possa danneggiare il centrosinistra a 16 giorni dalle politiche 2006? E chi si fida più di Moretti nel centrosinistra? Tuttora amatissimo dal pubblico, basterebbe una sua battuta, un nuovo “dì qualcosa di sinistra” per mostrare che il Re (non Berlusconi, ma Prodi, aimé!) è programmaticamente nudo.
Non è un caso che il Foglio di ieri fosse intrigatissimo dal film di Moretti. Il lungo articolo, dice, dice, intervista perfino Moretti, farnetica sulla sua cena col PM palermitano Ingroia, perfino sul menù ma dice ben poco: ci sarà Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, ma il resto sono illazioni, vedremo. Ai primi di febbraio La Stampa aveva detto qualcosa di più: Jasmine Trinca è una regista del tutto intenzionata a fare un film sul presidente del Consiglio. Ma c’è un problema. Non trova nessun attore disposto a interpretare Silvio Berlusconi. Decine di attori contattati dalla regista rifiutano, ma alla fine, a sorpresa, accetta di interpretare il ruolo Michele Placido, che all’ultimo ci ripensa e non lo vuole fare neppure lui. A questo punto, secondo quanto rivela il quotidiano, tutto precipita nel grottesco. E Moretti dà un taglio surreale e visionario al suo film dove sembra si sia ritagliato anche un ruolo. Da qui una scena, girata a porte chiuse al Palazzaccio di Roma, con l’attrice Anna Buonaiuto “in veste togata nella parte di un magistrato o di un avvocato, in bilico tra i due ruoli fino all’ultimo”.
Sarà vero? Per ora contentiamoci di una dichiarazione recente di Moretti stesso: “Sarà un film di fiction su Berlusconi, ma non un documentario nella migliore tradizione del cinema italiano, sarà un film d’impegno civile. Ma la mia ambizione non è quella di realizzare un film per far cambiare idea agli elettori di Berlusconi, né per rassicurare un certo tipo di pubblico di sinistra nelle proprie certezze. Al contrario, io spero che Il Caimano possa semplicemente suscitare dei dubbi”. Dubbi? Esattamente quello che vogliono evitare Capezzone, d’Alema e compagnia cantando.