Si dimette, forse no, ma non si redime mai. Nel pieno della bufera, con Umberto Bossi che gli morde la caviglia sinistra e Nicolas Sarkozy che gli addenta la destra, lui, fischiettando, dissimulando, pensa sempre ai casi suoi.
E lo fa con la
quarantesima Legge ad personam intrufolatasi, come spesso accade, nel decretame col quale da sempre prova a governare anche materie sulle quali alcuna urgenza giustifica decreti, per gestire questa volta i suoi problemi testamentari.Nonostante calcoli di campare 120 anni (che fretta c’è allora?) cambierebbe così la vita e perfino la morte, modificando con un tratto di penna una materia consolidata da due secoli di diritto testamentario e, come addenda della quale non si cura, cambierebbe anche i diritti di quei poveracci degli italiani che magari lasciano ai figli un appartamentino in periferia (magari ancora col mutuo da pagare) e un’ utilitaria usata.Cerchiamo brevemente di capire una norma così antistorica, che risponde solo alle esigenze proprietarie del magnate lombardo, di quale cultura è figlia.
Quello che infatti sfugge ai media, che pur denunciano l’ ennesima trovata pro domo sua del primo ministro, è la cultura che informa tale codicillo che giustificherebbe il suo affanno nel voler favorire (secondo le indiscrezioni dei media) i figli di primo letto rispetto a quelli dell’ormai invisa Veronica.
Silvio -anche se probabilmente non ci pensa- per risolvere problemi suoi privati, vorrebbe reintrodurre una versione aggiornata di quel maggiorascato sul quale dall’antica Roma e fino all’ età moderna si risolsero sempre a favore dei maschi primogeniti i problemi testamentari, terre, ricchezze, titoli nobiliari, permettendo quell’ accumulazione primaria di ricchezze agrarie alla base del sistema economico vigente e più ancora del classismo persistente della nostra società.
Fu Gioacchino Murat a Napoli nel 1809 il primo a proclamare l’ uguaglianza ereditaria tra i figli. Perfino con la Restaurazione, nel 1815 il maggiorascato si presentava come un’istituzione così decrepita da essere sì reintrodotto ma accompagnato dall’istituto della legittima, che almeno garantiva una parte di patrimonio ai figli minori. Dall’Unità in avanti è -per fortuna- impossibile favorire ereditariamente i figli maggiori che non sono più privilegiati rispetto ai minori. Infine, già in epoca repubblicana è via via caduta perfino l’anacronistica differenza tra figli legittimi e illegittimi.
E’ quindi una volta di più una cultura profondamente arcaica, reazionaria, totalmente antimoderna quella che esprime Silvio Berlusconi. Non importa che lo faccia solo per risolvere i fatti suoi ma la sostanza è che si accanisce perfino sulle più consolidate conquiste della nostra modernità, l’ uguaglianza davanti alla legge, l’uguaglianza dei figli e tra i figli. A lui piace rappresentarsi come l’incarnazione stessa della modernità, ma… ridateci Gioacchino Murat.