Stalking: ma le forze dell’ordine stanno con gli assassini?

45189914La ragazza assassinata in Sicilia la scorsa settimana aveva denunciato per sei volte per stalking l’uomo che l’ha uccisa. La madre dei due bambini avvelenati e bruciati ieri dal padre in Lombardia lo aveva denunciato già dieci volte, sempre per stalking. Evidentemente, se si sono scomodate a presentare denuncia, credevano nella legge e nello stato di diritto, o forse volevano solo lasciare qualcosa di scritto: “a futura memoria”. Innumerevoli testimonianze affermano che in genere la presentazione di una denuncia penale si concluda con un paternalistico «signora torni a casa e faccia pace con suo marito».

È come se -invece di spiccare un mandato di cattura- invitassero il rapinato ad offrire una cena al rapinatore e chiuderla lì. Eppure spesso basterebbe poco per verificare la fondatezza, anche semplicemente esaminando i tabulati telefonici. Se tizio chiama la propria ex 48 volte in una notte non va fermato? Non è possibile delegare alle forze dell’ordine, che non hanno strumenti culturali né mezzi materiali, la lotta contro il terrorismo maschilista ma non è possibile neanche permettere loro di esserne complici striscianti. Ma il poliziotto che infila la denuncia nel fondo di un cassetto e il GIP che non dà seguito ad alcuna indagine, rischiano almeno l’omissione d’atti d’ufficio?