Tibet: la retorica dei valori olimpici come la retorica dell’esportazione della democrazia

Iwantyou1917 C’è un paese che possiede l’arma atomica. C’è un paese che possiede armi di distruzione di massa da distruggere il pianeta. C’è un paese che possiede armi chimiche e batteriologiche. C’è un paese che reprime il dissenso. C’è un paese dove i diritti civili basici, la salute, l’educazione, sono garantiti solo se paghi. C’è un paese che viola i diritti umani, usa la pena di morte e la tortura. C’è un paese che ha un esercito enorme, ben addestrato e ancor meglio armato. C’è un paese che sistematicamente manipola l’informazione. C’è un paese che ha fatto investimenti enormi all’estero e può tenere per le palle l’economia di mezzo mondo. C’è un paese che invade altri paesi e altri potrebbe invaderne in futuro.

No, questo paese non sono gli Stati Uniti d’America, anche se rispettano tutte queste caratteristiche e ainda mais. Questo paese è la Cina. La Cina che in questi giorni continua a tenere con il pugno di ferro il Tibet, che, fuor di retorica, è un paese pacifico e pacifista fino a sembrare imbelle nella sua dignità. La lezione del Dalai Lama, così altra e stridente rispetto ai toni muscolari soliti merita profonde riflessioni.

C’è un solo paese al mondo che ha buoni motivi geopolitici per appoggiare la Cina nella difesa della sua (presunta) integrità territoriale. Questo paese è la Russia, che a torto o ragione vede la frammentazione di stati come un fucile puntato. C’è una potenza virtuale che è l’Unione Europea che da un lato, a uso e consumo delle proprie opinioni pubbliche virtualmente sensibili (a patto di non toccar loro il portafogli), fa la voce pacatamente grossa, e dall’altro rassicura il governo cinese.

Poi c’è la grande potenza, gli Stati Uniti idealisti di George Bush, quelli dell’esportazione della democrazia, quelli dei diritti umani da imporre armi alla mano, quelli del diritto a sparare il primo colpo in nome della sicurezza e della democrazia. Il paese del libero mercato che da anni tiene sotto sequestro, con un tratto di penna, enormi capitali di paesi musulmani sospettati di qualunque cosa. Quelli che in nome della democrazia impongono dittature a Islamabad come al Cairo o organizzano colpi di stato, a Jakarta come a Caracas. Quelli che in nome della democrazia e della (nostra) sicurezza bombardano senza pensarci due volte fabbriche di aspirina a Mogadiscio, ospedali a Belgrado, scuole a Baghdad o a Kabul, accampamenti di studenti a Lago Agrio.

E’ su tutti i giornali del mondo un intenso bla bla bla sul boicottare i Giochi Olimpici previsti a Pechino la prossima estate. Non si capisce perché si chieda all’industria dell’intrattenimento sportivo quello che non si chiede all’industria informatica, oppure a quella tessile. E soprattutto non si capisce perché l’industria dell’intrattenimento sportivo debba fare da foglia di fico ad uno storico fallimento ideologico.

Da foglia di fico alla straordinaria ipocrisia rivelata sotto i nostri occhi di un governo, quello di George Bush, che si è preteso impero ma che al dunque fa la stessa vocina della UE. Allora era tutta retorica quella del Nuovo secolo americano per la quale “la forza militare dove supportare i principi morali”, quella per la quale i nemici della democrazia e dei valori statunitensi dovevano essere scovati e colpiti ovunque si annidassero. Quella per la quale dovevano essere colpiti militarmente sulla base dell’infinita superiorità militare statunitense. Quella per la quale dovevano essere colpiti economicamente, sulla base dell’infinita superiorità economica del liberismo statunitense.

Si rivela davanti ai nostri occhi, proprio nel quinto anniversario dell’invasione dell’Iraq, la vera essenza della politica estera statunitense e del neoconservatorismo. Un grande quaquaraqua di sciasciana memoria. Un irresponsabile che ha fatto fuori l’ONU perché pretendeva di sottoporre il mondo alla legge del più forte. Ovviamente il quaquaraqua pensava di essere lui il più forte e di poter dominare il mondo. Lo teorizzava: “la leadership americana è un bene per tutto il mondo”. Lo teorizzava e nella pratica è debole e con la forza non ha piegato nessuno, al massimo ha fatto fuori qualche dittatore ad un prezzo di sangue umanamente insopportabile. Dov’è l’immenso potere di Wall Street, della Federal Reserve? Perché non bloccate i capitali cinesi invece di bloccare la finale dell’hockey su prato? Eppure per anni ci avete inondato con la retorica che il nemico della democrazia andava colpito nei suoi interessi economici e che voi potevate farlo ovunque e comunque.

Ma soprattutto, avanti, soldato d’America! Per anni ci hai promesso di esportare la democrazia in punta di baionetta. Ma erano solo fanfaronate da miles gloriosus, da spaccone da bar che se la fa sotto di fronte ai cattivoni veri.

Il nuovo secolo sarà cinese, e non ci piacerà.