Anche i ballottaggi si possono risparmiare

vizziniI ballottaggi insensati, tipo quello di Palermo con Orlando con +30% su Ferrandelli, o quello di Genova con +33% con Doria su Musso, possono essere evitati risparmiando sui costi della politica e sulla moltiplicazione dei candidati. Avviene in vari paesi, i risultati di queste amministrative impongono una riflessione anche in Italia.

Immaginate i patti scellerati che dovrà fare Ferrandelli per provare a vincere a Palermo partendo da 33.000 voti contro 90.000? O quelli del terzopolista Musso a Genova che ha preso 23 voti per ogni 100 presi da Doria? 

È una necessità democratica portarli al ballottaggio, considerando anche i cali fisiologici di affluenza al secondo turno per i quali potrebbero (nel remoto caso) vincere con meno voti di quelli ottenuti dal rivale al primo? Non sarebbe meglio evitare ballottaggi diseguali inducendo i partiti a non considerare il primo turno delle amministrative come una sorta di secondo turno delle primarie? Tale abitudine è uno svilimento della legge dei primi anni ‘90 sull’elezione diretta dei sindaci oltre che un ulteriore sintomo di crisi.

A Genova il secondo, terzo e quarto classificato, sommati insieme hanno preso quasi 20.000 voti meno di Doria. È giusto sceglierne uno quasi a caso (Musso ha preso 6.000 voti più del quarto, 15% contro 12.7% con il grillino Putti terzo al 13.9). A Palermo solo sommando i cinque candidati che lo seguono si superano i voti di Orlando. Per vincere Ferrandelli dovrebbe mettere insieme oltre alla lista di Vizzini, che già lo appoggiava (criticano Orlando ma con Vizzini Ferrandelli sarebbe il nuovo che avanza?), anche quella di Micciché e quella di Grillo. Anche a Parma il secondo, terzo e quarto si collocano nell’acquario tra il 10 e il 20% dei voti. A Taranto l’estrema destra di Cito va al ballottaggio col 18% dei voti contro il 49.53% del candidato del centro-sinistra Stefàno. È opportuno dare un ulteriore diritto di tribuna a liste neofasciste? Discorsi simili possono farsi ad Agrigento, Alessandria, Como (dove si va al ballottaggio col 13%, una lotteria), Lucca (15%).

Soprattutto: si può diventare sindaci partendo da meno di un quinto dei voti al primo turno?

PROPOSTA: Se il candidato in testa ottiene almeno il 40 o 45% e ha un vantaggio consistente sul secondo (almeno 10 punti, come in Argentina, ma potrebbero essere anche di più, nel dubbio facciamo almeno 45% con almeno 20 punti di vantaggio) la partita dovrebbe essere considerata chiusa già al primo turno.

Purtroppo la politica non rinuncerà mai a un palcoscenico in più, a un giorno (due) di urne aperte in più, a un manifesto appiccicato su un muro col faccione del candidato… Del resto… come per gli armamenti, vorrete mica mettere in crisi l’indotto?