La condanna a cinque anni a Damasco di Tal al-Mallouhi, la blogger diciannovenne in carcere da oltre un anno per “intelligenza con gli Stati Uniti” (sic), pur scrivendo soprattutto a favore della causa palestinese, ha meritato al massimo delle brevi da parte dei nostri giornali.
E’ un silenzio, quello dei media italiani, più che imbarazzante e spiegabile solo con insipienza e razzismo. La Siria è un paese importante, meno dell’Iran, ma importante. La Siria di Assad Junior è un paese nemico, del nostro alleato Israele e dell’Occidente ed è uno dei pochi paesi della regione dal quale non si segnalano grandi movimenti politici d’opposizione in queste settimane.
La preoccupante condanna al carcere di una blogger, una studentessa liceale appena maggiorenne, da quasi un anno in isolamento, avrebbe potuto e dovuto raccogliere almeno una parte dell’attenzione ossessiva che i nostri media dedicano alla cubana Yoani Sánchez che, per la cronaca, mai è stata né arrestata né incriminata, né ha dovuto interrompere le pubblicazioni e che, quando è stata (ingenuamente) osteggiata dalla polizia cubana, ha potuto approfittare di megafoni mediatici mondiali.
Qual è la ratio? Yoani Sánchez parla una lingua intellegibile e Tal al-Mallouhi no? Perché la ragazza, oltre che di democrazia in Siria scriveva per la libertà della Palestina? I nostri media sono superati dal risorgimento mediorientale, hanno troppi pochi esperti e fondi e fanno fatica a seguire tutto? Ci sono interessi precisi, tipo quelli di chi finanzia organizzazioni come Reporter senza Frontiere, che vogliono fare di Yoani Sánchez un caso mondiale e semplicemente “se ne fregano” di Tal al-Mallouhi? Di sicuro nessuno ha fatto a gara per pagare traduzioni in tutte le lingue del blog della ragazza siriana che, per quello che può importare ai giornali italiani, nelle galere di Damasco, ci può anche morire.