Stati Uniti: “le nostre leggi sono universali”

E’ la notizia con la quale aprono da tre giorni tutti i media messicani ed è tra le notizie di apertura in tutto il continente.

L’antefatto è la cacciata dall’Hotel Sheraton di Città del Messico di alcuni funzionari cubani che si stavano incontrando con una delegazione di imprenditori statunitensi. Il Messico è da sempre il campo neutro dove  alcune imprese statunitensi possono trattare con funzionari cubani. Fin’adesso ciò era stato tollerato dai governi statunitensi, anche per l’effettiva impossibilità di limitare tali incontri.

Il fatto è la giustificazione statunitense all’ottenuta cacciata degli ospiti. Il portavoce del Dipartimento di Stato, riferendosi alla legge Helms di embargo contro Cuba, ha dichiarato: "Le nostre leggi sono universali e si applicano in qualunque parte del mondo".

Non si tratta né di Cuba né dell’embargo. E’ massima aspirazione di ogni impero d’imporre le proprie leggi anche nelle province remote. È la stessa aspirazione di Carlo V d’Asburgo, quella di possedere un impero sul quale non tramonta mai il sole che tradotto nel linguaggio del XXI secolo significa un braccio coercitivo armato che permetta alle multinazionali di quel paese di operare in condizioni di favore ovunque vogliano. Del resto, George W. Bush definí l’Iraq un angolo oscuro del pianeta. Negli ultimi decenni, dal trattato multilaterale d’investimenti (MAI o AMI), al NAFTA, all’ALCA a tutti i TLC, non erano altro che il desiderio di vedere applicata la legislazione statunitense in tutto il pianeta. Come prevedibile l’Hotel Sheraton ha abbassato la testa ed ha espulso i propri clienti, sequestrando perfino i loro depositi. Ma l’episodio testimonia il livello di estremismo raggiunto dall’Amministrazione Bush che minaccia guerra dall’Iran al Venezuela, da Cuba alla Corea alla Bolivia, e prepara già quella a lungo termine contro la Cina. Ma è un impero sempre più debole politicamente quello dell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione. Le sinergie che si sviluppano tra i grandi emergenti, la Cina, l’India, il Brasile, la nascita della borsa petrolifera di Teheran, e mille altri segnali rendono irto di ostacoli il cammino imperiale. L’incubo che le leggi statunitensi siano universali resterà tale.