Perché la politica latinoamericana di Tony Blair è modellata su quella d’ultradestra di George Bush?

Ieri nel parlamento di Londra, il Primo Ministro britannico Tony Blair ha partecipato al “question time”. Il deputato Colin Burgon gli ha domandato: “Primo Ministro, lei dovrebbe essere contento della svolta a sinistra in America Latina. E allora perché la sua politica latinoamericana è modellata su quella di ultradestra di George Bush?”

Non si è scomposto Tony Blair, glissando sul merito del perché la politica di un governo formalmente di sinistra è appiattita su uno di ultradestra e senza spiegare (non succede mai) a quali regole si riferisca, ha risposto: “E’ importante che il governo venezuelano comprenda che se vuole integrare la comunità internazionale deve rispettare le regole della comunità internazionale”.

A leggere una dichiarazione del genere si crede di sognare, o peggio di essere in un incubo. Un governante che ha violato tutte le regole della comunità internazionale, che ha invaso, contro le Nazioni Unite stesse, un paese membro sulla base di false prove (L’Italia fece lo stesso negli anni ’30 con l’Etiopia e fu espulsa dalla Società delle Nazioni, il capo del governo italiano si chiamava Benito Mussolini) da lui stesso fatte costruire, si richiama alla legalità internazionale?

Il secondo più grande violatore delle regole della comunità internazionale chiede a un capo di stato che non si sa quale regola abbia violato, di rispettare le stesse. E sennò che fai Tony Blair? E soprattutto, quali regole ha violato Hugo Chávez?

Tony Blair non si era mai interessato di Venezuela e non può essere una coincidenza che inizi a farlo adesso. Giorno per giorno gli Stati Uniti e chi è a loro vicino stanno alzando il livello dello scontro contro i governi progressisti latinoamericani. Blair ha fatto un riferimento alle relazioni venezuelano-cubane, ma non risulta che avere relazioni economiche e politiche con Cuba sia una violazione delle regole della comunità internazionale perché altrimenti anche il suo governo violerebbe la legalità internazionale. Di illegale su Cuba c’è solo l’embargo imposto dagli Stati Uniti come l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha sanzionato in novembre per il quindicesimo anno consecutivo con 182 voti contro 4.

Tony Blair quindi si confonde o più probabilmente finge di confondersi. L’uomo che aveva accettato supinamente la richiesta di Bush di bombardare la televisione Al Jazeera per la sola colpa di informare sui crimini contro l’umanità a Falluja, scambia la legalità internazionale (quella che lui viola quando vuole) con lo statu quo e la convenienza dei poteri economici per i quali lavora.
Lo statu quo è l’attuale stato del pianeta, lo scambio economico diseguale che favorisce in maniera sfacciata il nord del mondo, il colonialismo che regola ancora i rapporti tra nord e sud. Quando qualche anno fa, per la prima volta nella storia, una petroliera venezuelana prese la via di Buenos Aires invece di andare verso nord, ci fu una protesta ufficiale dell’Ambasciata statunitense. Per gli Stati Uniti era illegittimo che il Venezuela vendesse petrolio all’Argentina. Poi vennero gli accordi con il Sud Africa, con la Cina, con l’India, con la Russia, con l’Iran, con l’Egitto, gli accordi per i rifornimenti di petrolio a prezzo politico e Hugo Chávez è diventato un paria internazionale. Di nuovo è sottesa una strana logica. Nell’ultima legge finanziaria statunitense George Bush stanzia 4.000 milioni di dollari per premiare governi di paesi poveri che si dimostrano amichevoli per gli interessi degli Stati Uniti. E’ una pratica molto vicina alla corruzione ma nessuno se ne scandalizza. Se invece un paese del Sud rifornisce di petrolio un altro paese del Sud meno fortunato si grida allo scandalo.

La doppia morale è evidente. Anche Lula da Silva, che in questi anni ha decuplicato l’interscambio con la vicina e prima di lui lontanissima Africa, e ha stretto accordi con gli stessi paesi con i quali commercia Chávez è un paria internazionale. Si è perfino liberato dell’FMI facendo chiudere dalla sera alla mattina l’Agenzia del Fondo a Brasilia. Un atto di liberazione dall’enorme valore simbolico. Si è preferito finora glissare per due motivi. Il primo è la vecchia logica imperiale romana del “divide et impera”. Il Brasile è troppo grande per essere affrontato e nessun paese latinoamericano può essere aggredito se alle spalle ha il Brasile. Il secondo è il petrolio. E’ fin troppo chiaro: Tony Blair tornerà a mentire su Chávez.