Da Valle Giulia alla Val Susa?

Come fa a essere notizia in un paese di 60 milioni di abitanti un manifestante che dà a un carabiniere del “pecorella”, usando un linguaggio che nel 90% delle trasmissioni televisive sarebbe scartato perché privo dell’indispensabile turpiloquio? Quanta malafede ci vuole per i giornali per comparare il video dalla Val Susa con lo storico articolo di Pier Paolo Pasolini su Valle Giulia?

Nel 1968 Pasolini parlava degli studenti dell’università elitaria preriforma. Sono quarant’anni che l’Università di massa è piena di… disgraziati che in casa hanno meno di dieci libri e non è detto che il Liceo Scientifico del Carabiniere valga meno di molte lauree triennali. Ciò ammesso e non concesso che chi è in Val Susa faccia lo studente, sottinteso fuoricorso, perdigiorno, mantenuto. Quei giovani (se è giovane un quarantenne), e senza entrare nel merito delle loro ragioni e torti, non sono privilegiati come vorrebbero farli passare. Vivono un presente o sono attesi da un futuro di disoccupazione, precarietà, sottoccupazione. Oggi fa comodo (per un lurido gioco opportunista) descriverli come privilegiati esattamente come ieri era conveniente descriverli come “sficati”, come direbbe il Re dei raccomandati Michel Martone, difeso per quell’insulto da quelli stessi che oggi si scandalizzano per quel “pecorella”.

Ciò tutto per evitare di guardare in faccia alle responsabilità di una classe dirigente che studiava quando, tra studenti e carabinieri, a Valle Giulia Pasolini stava con questi ultimi. E se anche di libri in casa ne hanno 100 o 1000 il prodotto non cambia e Pasolini, che l’Università di massa e la nostra contemporaneità ha fatto in tempo a intuire ma non a conoscere non è un jolly, buono per tutte le stagioni, una madonna pellegrina per irridere a ogni protesta.

Oggi sono gli ex-sessantottini che a destra e sinistra hanno disegnato questo paese ancor più profondamente ingiusto di quello di Valle Giulia. Manovrano la comunicazione con infinita malafede, loro che 40 anni fa stavano col movimento e adesso fanno gli uomini d’ordine. Anche se fanno finta di non saperlo, quel carabiniere col suo stipendio fisso di 1.300 euro al mese, senza aver migliorato di una virgola la propria condizione rispetto ai carabinieri del ‘68, oggi è (quasi) un privilegiato rispetto allo studente e al precario. Continuate a mistificare…