Femminicidio di Sofia Varela: tutto sommato la giustizia sta facendo il suo corso, l’informazione invece no

Il dentista di Fano Raffaele Caposiena è stato condannato in secondo grado a 14 anni di carcere per l’omicidio volontario della sua compagna, Sofia Varela, una ragazza ecuadoriana di 20 anni, alla quale aveva sfondato il cranio a martellate nell’agosto del 2008.

Avevamo previsto in quella fine estate del 2008 che il femminicidio di Sofia Varela, non avrebbe creato alcun allarme sociale smentendo il vecchio refrain giornalistico per il quale fa notizia l’uomo che morde il cane ma non viceversa.

Anche all’epoca vi furono poche brevi, soprattutto nelle cronache locali delle Marche, quasi sempre con una versione assolutoria/sminuente dei fatti, quella dei legali dell’assassino. Il Corriere della Sera, tra le poche eccezioni nazionali, aveva subito bollato Sofia: entreneuse, puttana, ma ce ne aveva fornito l’unica foto disponibile. Per il TG regionale delle Marche quel “ballerina di night” era usato come una clava: il poveruomo ha perso la testa… Così non sorprende che il caso giudiziario della morte orribile di una ragazza poco più che maggiorenne non abbia destato alcun interesse nei nostri media. Fosse stato il contrario, uomo ecuadoriano uccide ragazza italiana…

Eppure la Rete aveva cercato di sapere qualcosa di Sofia e della sua terribile fine. Nelle ultime settimane il piccolo tam tam dei referrer di Google stava lanciando a chi scrive un segnale: 4-5 ricerche al giorno in chiave Sofia Varela, qualcuna in meno in chiave Raffaele Caposiena. Qualcosa era successo e qualcuno se n’era reso conto e stava cercando in Rete più informazioni senza trovarne.

La condanna di Caposiena è una notizia vecchia di quasi un mese ma è solo attraverso il barometro di Google che ci è giunta ed è nuova nuova per chi si è visto negare questa informazione. In rete come detto c’è poco. Una serie di brevi. Troviamo una breve sulla cronaca locale del Resto del Carlino. Un’altra di Fanotv del maggio 2010 che ci informava della condanna in primo grado. Infine un’altra dell’iperlocale Civitanovalive in trasferta un’ottantina di km più a nord. La cifra di queste brevi è la straordinaria sciatteria da passacarte di chi ha pubblicato tali notizie. Per FanoTv è importante soprattutto separare il reprobo dalla sana comunità fanese insistendo molto sulle origini abruzzesi dell’uomo. Civitanovalive promuove Sofia alla condizione di moglie.

Peggio ancora fa il Resto del Carlino, un mainstream dalle antiche glorie giornalistiche perdute chissà dove. Non scioglie il dubbio di una condanna per omicidio volontario premeditato a soli 14 anni. Poi ribadisce la trita e ritrita versione assolutoria dell’assassino: lei era una puttana (ballerina in un ambiente equivoco), lui si era innamorato e voleva sposarla. Siccome lei non si voleva redimere ha ben pensato di passarla per le armi (come i conquistadores?) massacrandola a martellate. Il tutto condito dal dettaglio del successivo presunto tentato suicidio di lui messo lì come ulteriore attenuante.

Tale storia, che è una legittima linea difensiva, viene da tutti presentata come dogma di fede. Che ne sappiamo noi davvero di Sofia? Cosa sappiamo oltre alla bestiale violenza di cosa successe quella notte a Fano a casa dello stimato professionista? Raffaele Caposiena è stato condannato e la giustizia, manca un grado di giudizio, sta facendo il suo corso.

Ma chi difende la memoria di Sofia? Il Resto del Carlino si preoccupa di informarci che la famiglia non si è costituita parte civile perché già risarcita. Verrebbe voglia di sapere quanto valeva la vita di Sofia in dollari, da quale famiglia magari pauperrima provenisse. Ma se sono già stati risarciti… tutto a posto, no?