Il pastore Terry Jones: un esempio di disinformazione

Il messaggio che tracima dai media è che il talebano protestante, Reverendo Terry Jones, che per domani ha organizzato un bel rogo di libri, in particolare del Corano, è inopportuno e al massimo pericoloso ma testimonia a suo modo la grandezza degli Stati Uniti, paese dove tutti darebbero la vita per permettere al pastore di esercitare il suo diritto di seminare odio.

Inopportuno e pericolo non perché nazista come Hitler il 10 maggio del 1933, ma inopportuno e pericoloso perché fomenta la reazione delle orde islamiche che ci circondano pronte a sgozzarci.

Se domani qualcuno a Ramallah o Kandahar brucerà una bandiera statunitense in risposta al rogo di Jones, quella sarà la vera offesa e il vero pericolo. Forse perché gli afgani o i palestinesi non sono benedetti dal generoso ombrello della Costituzione statunitense e pertanto non hanno diritto a fare quel che a Jones va garantito.

Al massimo potremmo dire, come Giulio Andreotti per Giorgio Ambrosoli, che Jones se l’è cercata.

Il secondo messaggio che oggi arriva dai media è accettare il gioco lurido di Jones che collega il suo rogo con la costruzione del centro islamico a New York. Si eclissa così l’essenza del messaggio d’odio lanciato dal fondamentalismo protestante, se ne eclissa il carattere ricattatorio, che invece andrebbe denunciato come criminale e si fa il gioco del reverendo: bruciare il Corano e costruire un centro di cultura sarebbero due provocazioni uguali e contrarie.

Non è dunque, vogliono convincerci, il millenarismo razzista del destino manifesto alla base dei culti protestanti a fare di questa religione una religione d’odio ma è la costruzione di un centro religioso islamico a provocare.

Quindi se per il rogo di domani (una marachella da difendere in omaggio alla Costituzione americana) ci saranno violenze e forse vittime a Quetta o a Kerbala esimiamo l’iniziativa di Jones anche del carattere di provocazione. La vera provocazione è islamica e offende i nostri morti dell’11 settembre.

Forse il mondo nel quale viviamo è dei Glenn Beck, dei Roberto Calderoli e dei Terry Jones. Ma lo distruggeranno.