Peacereporter, Gino Strada, Cuba e l’Afghanistan

Con Massimo Corda con risposta mia:

Massimo Corda: Ti scrivo per avere la tua opinione su Peacereporter, che vedo hai anche nel tuo blog. Ho scritto una lettera di protesta per un servizio su Cuba troppo duro e superficiale e mi hanno risposto cosi [a firma Emanuele Bettini]:

Io ho molto rispetto per il Popolo Cubano, per la sua cultura e per il contributo che può dare alla nostra civiltà occidentale. Vede, caro lettore, ogni Governo emette provvedimenti positivi e legge nefaste. Ma quello che fa testo è il livello di oppressione globale che regna nel Paese.
Lei mi elenca una serie di aspetti positivi, ma come la mettiamo con i metodi repressivi usati nei confronti dei dissidenti? E per metodi repressivi non intendo due giorni di cella: mi riferisco alle sentenze sommarie, alle torture ecc. ecc. tutte documentate.

C’è da chiedersi come mai ci sono tanti intellettuali cubani in esilio nelle Americhe e in Europa. Per quanto riguarda l’embargo, dovremmo fare un lungo discorso… ed io mi chiedo che cosa sarebbe Cuba oggi senza l’embargo… che a volte viene sventolato per tenere unito un regime che vacilla. Questa non è una verità, ma un motivio di riflessione per noi che apparteniamo ad una società democraticamente più evoluta (sic, doppio sic, triplo sic! gc). A volte esistono accordi tra stati che vanno oltre la nostra portata.

Gennaro Carotenuto: Caro Massimo, innanzitutto vorrei esprimere tutta la mia solidarietà a Gino Strada, ad Emergency e a Peacereporter per gli attacchi calunniosi, malevoli, volgari, pericolosi ai quali sono sottomessi da giorni e per l’enorme lavoro che fanno sul campo in Afghanistan e non solo.

Poi vorrei rispondere nel merito a te, e dire che ognuno ha il suo specifico e che lo specifico di Peacereporter non è né l’America Latina né tanto meno Cuba. C’è uno iato incolmabile e insostenibile tra la scelta, insolita e stridente dal mio punto di vista, del non usare la parola "terrorismo" neanche per l’omicidio di un uomo, Adjmal Nakshbandi, sequestrato e sgozzato in Afghanistan, o le parole di fuoco (che condivido invece pienamente) con le quali si attacca il Quisling afgano Karzai, e invece l’appiattimento conformista e opportunista con i media mainstream e con l’amministrazione di Washington, con i quali Peacereporter tratta spesso le questioni latinoamericane e cubane in particolare.

Purtroppo devo dedurre che certe licenze poetiche che Peacereporter si prende, facendo un lavoro importantissimo nelle zone in cui è presente Emergency, vengono pagate (e a che prezzo!) con un’informazione sciatta, scorretta e spesso apertamente in malafede, per coprire alla meno peggio zone lontane dalla loro vocazione. La sostanza è che un lettore ingenuo, a leggere Peacereporter, può solo dedurre che meglio talebani che castristi. E meglio il mullah Omar che Hugo Chávez. Credo che Maso Notarianni sia cosciente di questo problema ma finora non ha trovato, o non ha la possibilità di trovare, dei correttivi.

Ognuno può vedere (nei giornali di domani sarà uno show) come sia evidente la più totale inconciliabilità tra l’informazione offerta da Peacereporter sull’Afghanistan rispetto ai media mainstream che difendono quella guerra. Ma non è negabile come la risposta che ti hanno dato su Cuba testimoni per l’ennesima volta il più conformista degli appiattimenti su quello che i padroni delle ferriere informative vogliono che si racconti sul continente ribelle.

Io, come Gino Strada, non mi permetto di pensare di vivere in una società democraticamente più evoluta
come invece afferma tristemente il nostro fondamentalista dell’eurocentrismo Bettini che ti ha risposto in maniera così grossolana, da ignorante e quel ch’è peggio trattandoti da ignorante, come se tu non avessi occhi per leggere la realtà cubana. Pertanto non sono disposto a fare sconti, neanche agli amici di Peacereporter.

Epperò oggi, permettimi di fare prevalere la solidarietà, a Gino Strada, ad Emergency e a Peacereporter stessa.