Indulto e morti bianche; in memoria di Ferdinando Fiore

La storia più drammatica che da sola risponde alle querule polemiche di chi si è opposto a prescindere all’indulto varato dal Parlamento, viene da Napoli e la racconta “Il Mattino” e forse solo il Mattino, ignorata dal resto della stampa.

Ferdinando Fiore aveva 37 anni ed era un operaio. Si arrangiava tra un cantiere edile e l’altro, quasi sempre in nero purtroppo, ma questo è il libero mercato e si sa, troppi controlli, regole, lacci e lacciuoli, danneggiano l’economia. Ferdinando ogni tanto si arrangiava con qualche piccolo furto. Era stato arrestato ed era a Poggioreale. Una condanna da poco, ma aveva giurato a se stesso di non ricascarci più. E quando era arrivato l’indulto, varcando la soglia del carcere si era ripetuto quel giuramento. Da domani si cambia. Era andato a casa e prima di brindare con i suoi aveva chiamato il cantiere. Lavoro ce n’è, vieni domani mattina. Dal carcere al lavoro in poche ore. Una favola a lieto fine se non fosse stato che tutto quel cantiere era illegale, il lavoro era in nero. Misure di sicurezza zero. Ma voleva lavorare, Ferdinando, e per lasciarsi alle spalle per sempre il carcere non poteva essere selettivo.  Magari più avanti troverò di meglio, sono ancora giovane.

“Politrauma da investimento e caduta” dirà l’autopsia. L’ultimo sfregio Ferdinando lo ha subito già morto. Un paio di compagni di lavoro, minacciati dal padrone del cantiere, sono stati obbligati a trasportare il corpo di Ferdinando altrove, in una discarica, perché loro, e il sistema illegale, restassero impuni. Per scoprire la messa in scena sono bastate poche ore. Ferdinando non tornerà a delinquere, lui aveva voluto sempre solo un lavoro.