Cinque punti, cinque stelle, cinque mesi al referendum

1) Trovate pace e basta piangere sull’astensione salvo rivendicarla sui referendum quando vi conviene. Le amministrative 2016 testimoniano una volta di più che finalmente abbiamo una partecipazione elettorale da democrazia matura. A un terzo degli italiani di Canzonissima non interessava già più negli anni Settanta.

2) La destra tiene ovunque anche se non vince quasi mai, causa senescenza del capo, ma basta loro un nuovo doppiopetto nero per tornare a vincere. Quanto nero sarà, dipende. In questo senso il risultato peggiore di tutti è Bologna. Quando il PD è il nulla, e Merola è il nulla ben oltre un Sala, Giachetti o Fassino, possiamo chiedere asilo pure nell’Ungheria di Orban rispetto al male assoluto fascioleghista che si paleserà.

3) I Cinque stelle finalmente devono dimostrare di saper fare qualcosa. Roma è una palestra improba, ma se Virginia Raggi vince, deve saper portare la croce, facendo cose concrete, che magari disgusteranno i più e faranno uscire definitivamente il “movimento” dal grillismo e dall’epoca del consenso a rischio zero. Se saprà scontrarsi a muso duro con partecipate, prebende, stipendifici e rendite di posizione, meriterà di essere difesa da tutti. Altrimenti non dura, né lei né il movimento.

4) Il risultato straordinario di Luigi De Magistris a Napoli, non a caso demonizzato dal mainstream peggio di Chávez, per la prima volta offre al campo popolare un’opportunità che parte dal basso e dall’associazionismo diffuso invece di cooptare classi dirigenti vetero-qualcosa o di perseguire progetti di subalternità al PD. Non è Tsipras, non è Podemos, è Napoli. La sinistra italiana, da anni vogliosa di un papa straniero, saprà accettarne uno napoletano?

5) Renzi ha scelto preventivamente di investire tutto sul referendum e i risultati scadenti delle amministrative hanno spiegato il perché e gli danno ragione. Il partito della nazione, dalla base al giglio magico, è già troppo tarlato per non logorarlo. Se vince il referendum avrà però una finestra per vincere le politiche, altrimenti è politicamente morto. Ma se vince il referendum dovrà fare in fretta, sciogliendo subito le camere, il tempo gioca contro di lui.