«L’ultimo morxista», Gramellini contro Pepe Mujíca

Mujica

L’editoriale di Gramellini, grevissimo contro il presidente uruguayano Pepe Mujíca, al quale dà del «più becero dei fanatici» è una tipica operazione di sicariato mediatico e incarna la maniera con la quale è stata contenuta per essere scartata o demonizzata qualunque novità politica proveniente dal Sud del mondo rispetto al modello che vede l’Occidente sopra e il resto del mondo sotto.

Vale da destra e da sinistra. Allende era velleitario e che noia gli Intillimani, questa Cuba ancora co’sta Rivoluzione ha stufato (sapeste voi…). E al presente, Kirchner governava con lo specchietto retrovisore e poi che orrore il peronismo, Evo Morales è razzista alla rovescia, Chávez era il nuovo Hitler alleato di Bin Laden… tutto serve da destra. Ma occhio che visto da sinistra cambia poco. E così Lula dopo sei mesi era una delusione, Chávez non importa la salute e l’educazione se si vuol far rieleggere, gli argentini sono statalisti, quegli altri trattano col satana USA, Correa vuol fare una strada e un paio di ponti, meglio la peggior destra che questi traditori…

Qualunque critica è legittima [io aggiungo qualunque critica documentata] a patto di ricordare che società complesse come quelle latinoamericane vanno governate e possibilmente cambiate e, in mia modesta opinione, i governi progressisti degli ultimi dieci anni sono stati un punto di svolta e non vorrei mai tornare ai Bucaram, i Menem, i Sanguinetti, i Collor de Mello e l’ex-vicepresidente dell’Internazionale socialista, il compagno genocida Carlos Andrés Pérez, amicissimo di Bettino Craxi, che ammazzò più venezuelani in 48 ore che Pinochet cileni in 17 anni.

Da un po’ di tempo l’autorevolezza del presidente uruguayano Pepe Mujíca cominciava a dar fastidio. È inattaccabile perché vive con niente dove la politica è spreco e corruzione, le famiglie gay, la mariuhana di stato, questo insopportabile tono da autorità morale in grado di dar lezioni a Barack Obama, alle multinazionali e all’FMI. Bisognerebbe dargli una bottarella… ed ecco che il calcio viene in soccorso e il buon Gramellini può fare lo scandalizzato e dispensare i suoi buoni sentimenti: cari giovani che credete in Mujíca, come potete stare dalla parte di chi non ha levato la cittadinanza al mozzicatore Suárez?

Se Mujíca sta dalla parte del cannibale (cannibale?) non è difendibile in toto tutto il suo operato, la sua vita, il processo politico che presiede. Non può essere modello, non può essere autorità morale: come si permette questo sudaca di fare la morale a noi? E poi lo difende perfino Maradona… che cattiva compagnia quella di gente che sta sempre dalla parte del torto. E così Gramellini si sente in diritto di dar lezioni di moralità a Pepe Mujíca con quel titolo, «l’ultimo morxista» che crede spiritoso ma è tendenzioso e sbagliato. Tendenzioso perché vuole relegare Mujíca in un mondo a suo dire immerso nel passato, quello del movimento operaio cancellando lo sguardo al futuro di centinaia di milioni di latinoamericani che si riconoscono nei governi integrazionisti, Pepe Mujíca, Nicolás Maduro, Dilma Rousseff, Evo Morales, Rafael Correa e gli altri. Falso: da quando in qua i Tupamaros sarebbero marxisti? Questa negazione di complessità è la cifra di un’operazione di denigrazione. Ne sai qualcosa di Uruguay e di America latina Gramellini o ti permetti solo di giudicare per paraocchi e stereotipi?