Un, due, tre, è arrivato Tabaré!

Smaltita la felicità resta la solidità del processo di insediamento vissuto ieri a Montevideo dove da ieri Tabaré Vázquez è presidente. E resta la concretezza del passaggio politico e del programma da realizzare. 

E Tabaré Vázquez ha offerto al mondo tre chiavi decisive sul futuro che viene, due note e da tempo in agenda ed una sorprendente, felicemente sorprendente.


Al primo posto resta la ripresa delle relazioni diplomatiche “con la repubblica sorella di Cuba”. Era una misura da mesi annunciata come un passaggio immediato ed ineludibile: “nessuno dovrà dirci con chi dovremo o non dovremo avere relazioni” ha detto Tabaré con l’evidente riferimento alla rottura operata due anni fa dal governo Batlle solo per compiacere Washington.


Al secondo posto c’è il piano immediato contro l’indigenza. Per un paese come l’Uruguay stanziare 100 milioni di dollari non è poco, ma dà il senso di un obbiettivo che è lì a portata di mano, perché nessuno più in Uruguay possa patire di denutrizione.


La terza misura ha emozionato chi da 30 anni lotta per la verità e la giustizia. Da domani, giovedì 3 marzo, squadre di antropologi forensi batteranno le caserme alla ricerca dei resti dei desaparecidos, cominciando dalle caserme dei battaglioni 13 e 14. “E se ci sono dovranno spiegarci perché ci sono, e se non ci sono dovranno spiegarci perché non ci sono”, ha detto Tabaré. Non era scontato che così fosse, ma, felicemente, è così. Non dimentichiamo, non perdoniamo.


E’ la concretezza, la concretezza di Tabaré che nel mondo post-neoliberale sta proprio in quel governare “con lo sguardo all’utopia e i piedi nella realtà” che il Presidente ha promesso a tre milioni di uruguayani.