Foibe e centrosinistra

A Napoli, l’assessore di centrosinistra leva la parola al vecchio partigiano e fiancheggia le destre. Se il “giorno del ricordo” diventa “giorno del silenzio”.

Giuseppe Aragno: L’amministrazione comunale di Napoli, nella persona dell’assessore all’Educazione, Giuseppe Gambale, in occasione del giorno della “memoria” per le foibe, ha organizzato una manifestazione annunciata alla stampa, cui ha invitato studenti, docenti e rappresentanti dei profughi istriani.

Presentando i relatori, l’assessore ha comunicato l’assenza della sindaca Rosa Russo Iervolino, ed ha poi dato la parola a Francesco Soverina, dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, che ha posto l’accento sulle gravissime responsabilità del fascismo nella tragedia istriana. Dopo l’intervento del prof. Soverina, il presidente della locale sezione dell’Anpi, Antonio Amoretti, combattente delle Quattro Giornate, ha chiesto di leggere un documento ufficiale dell’associazione che esprimeva solidarietà per i profughi, ma anche ferma condanna del sempre più evidente uso politico di una drammatica vicenda storica. Aveva appena iniziato a leggere, quando alcuni rappresentanti dei profughi hanno inscenato una inspiegabile protesta, minacciando di andarsene: ciò che chiedevano era un’acritica condanna della resistenza jugoslava.

L’assessore Gambale, che si era nel frattempo allontanato, e che non aveva ascoltato nemmeno una parola del comunicato, è tornato al suo posto, ha arbitrariamente tolto la parola al vecchio partigiano, strappandogli letteralmente il microfono dalle mani, e come fosse il padrone di casa, ha dichiarato arbitrariamente chiusa la manifestazione. Suo malgrado, però, ha dovuto poi lasciarmi parlare, dal momento che mi aveva invitato ufficialmente alla manifestazione. Più volte interrotto da alcuni estremisti di destra, fiancheggiati dall’assessore che interveniva di continuo per invitarmi a “non parlare di politica”, ho condotto a termine il mio intervento con pacata amarezza, senza lasciarmi intimidire. Appena ho terminato, la manifestazione si è chiusa e l’assessore Gambale è andato via infuriato e senza salutare.

Napoli, medaglia d’oro al valor militare per l’eroica lotta condotta strada per strada contro gli occupanti nazisti e i loro complici fascisti, ha un’amministrazione di centrosinistra di cui fa parte la sedicente “sinistra estrema”. Giuseppe Gambale è un esponente della “Margherita”. Penso che basti.

Gennaro Carotenuto: Caro Giuseppe, nell’esprimere a te e ai rappresentanti dell’ANPI e dell’Istituto Campano, personale e sentita solidarietà, sottolineo solo che quello che descrivi è l’ennesimo esempio dell’appeasement (come Chamberlain a Monaco) tra il centrosinistra e i tempi moderni post-ideologici che viviamo.

Nel contesto foibe, quello che non capiscono o non sono intellettualmente onesti da ammettere, sia la sinistra (incluso spesso la cosiddetta estrema o radicale) sia alcuni rappresentanti dei profughi istriani e dalmati, è che a far passare i partigiani jugoslavi per “marziani comunisti” venuti dal nulla, ci si presta alla vulgata grossolanamente antiresistenziale e all’uso pubblico della storia voluto da Alleanza Nazionale in complicità con la destra estrema politica e mediatica.

Permettendo di non contestualizzare né la realtà storica di vent’anni di italianizzazione forzata né il terrorismo dell’occupazione nazifascista (Il Si ammazza troppo poco, Oliva, Mondadori, 2005), si offende proprio la memoria degli italiani non fascisti morti nelle foibe e dei profughi giuliano dalmati vittime, prima che dei titini, della guerra fascista e delle decisioni prese per loro e per decine di milioni di altri profughi, da Churchill, Roosevelt e Stalin a Yalta.

Per i fascisti, postfascisti ed anti-partigiani a prescindere, è necessario che i “marziani comunisti infoibatori” vengano dal nulla, perché solo venendo dal nulla si può ottenere l’effetto desiderato, quello di un nuovo arco incostituzionale che va da Forza Nuova e Giampaolo Pansa fino ad infettare le sinistre, per seppellire definitivamente i valori della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. Tra i valori base della nostra Costituzione -sarebbe pleonastico in questa sede spiegare perché- vi è l’antifascismo.

Purtroppo da anni, ma con più forza negli ultimi 18 anni, nella società italiana oramai invale la sinonimizzazione tra antifascismo e comunismo. Il corollario di questa è la presa di equidistanza tra fascismo e antifascismo da parte di quasi tutto il sistema politico e mediatico del paese. Oggi i valori dell’antifascismo sono messi sotto attacco, soprattutto per motivi strumentali, contingenti, spiccioli, da un gran numero di soggetti. Tale attacco andrebbe denunciato sistematicamente, se l’oramai pallido antifascismo italiano non fosse così pieno di Don Abbondio.

Purtroppo quel grande arco democratico che dovrebbe continuare a difendere e rivendicare l’antifascismo come valore positivo, unificante e motore del progresso civile del paese, lo considera invece un valore in crisi, scomodo e inopportuno da difendere proprio per la sinonimizzazione di cui sopra, della quale è troppo comodo dare la colpa al Partito Comunista Italiano, che pure in altra epoca cercò di capitalizzarlo.

Il terzismo tra fascismo e antifascismo, che è consustanziale al “giorno del ricordo”, finisce per mettere arbitrariamente in stato d’accusa il secondo. Soprattutto però si presta al silenzio e alla sostanziale quiescenza verso il fascismo. Tale quiescenza, come l’episodio di Napoli testimonia, è una colpa imperdonabile ed un rischio severo che il centrosinistra accetta con leggerezza.
Quel che è peggio -e più pericoloso- è che non lo accetta per semplice opportunismo politico, ma per il diluirsi delle proprie ragioni ideali, per il proprio mero vivere alla giornata e, soprattutto, per l’avvilirsi ed avvizzirsi del proprio patrimonio culturale e valoriale.

Oggi, l’onnipresenza mediatica della teoria dei totalitarismi, esposta in una versione ulteriormente semplificata dell’equiparazione già semplicistica fatta da questa tra fascismo e comunismo -che nella vulgata odierna si reinterpreta in equiparazione tra fascismo e antifascismo- è un contributo essenziale ed esiziale all’atrofizzazione del pensiero critico delle nuove generazioni. Temo che sia proprio ciò che vogliano.


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