Omero Ciai? E’ rimasto all’Hilton di Tegucigalpa

mctgumcpool0177 Ieri l’ottimo Luca Martinelli di Altraeconomia aveva addirittura scritto una lettera a La Repubblica, che allego in calce, per criticare un improbabile articolo di Omero Ciai che si firma come inviato del quotidiano romano a Tegucigalpa. Si tratta di un’intervista al presidente di fatto Roberto Micheletti, presentato per quello che in parte è, un dittatore da operetta, ma in un contesto nel quale svanisce tutto il resto, il contesto appunto, l’opposizione, la resistenza al golpe, la repressione e restano solo il the e i pasticcini.

Mi ero sentito ieri di giustificare parzialmente il vecchio amico di questo sito Omero Ciai. Magari appena sceso all’Hilton e non sapendo dove mettere le mani ed essendo troppo vigliacco per andare in giro da solo, gli si è presentata l’occasione di vedere Micheletti e l’ha colta al volo. Non ci sarebbe stato grande scandalo se oggi, con 24 ore in più a Tegucigalpa, avesse offerto ai lettori del quotidiano romano un bel reportage dalle strade della capitale, le manifestazioni pro e contro il golpe, magari qualche intervista a qualche dirigente dell’opposizione in clandestinità, magari perfino il punto della situazione visto che ieri a Tegucigalpa c’era Insulza.

E invece no, oggi su Repubblica dal nostro inviato in Honduras non c’è neanche una riga. A questo punto chissà pure se l’intervista a Micheletti è vera, chissà se Omero è andato davvero in Honduras. Con quel che costa mandare un inviato quel ch’è certo è che Omero è rimasto tutto il giorno a bordo piscina all’Hilton… poi si lamentano se la gente non compra i giornali.

 

La lettera di Luca Martinelli e del Collettivo Italia Centro America

Vi chiediamo di inondare la redazione di Repubblica ricopiando ed inviando la lettera qui sotto agli indirizzi:
[email protected] e [email protected]
Questa mattina (3 luglio 2009) il vostro quotidiano ha ospitato una lunga intervista di Omero Ciai, inviato in Honduras, al presidente golpista del Paese centroamericano. Vogliamo sperare che l’attenzione che il vostro corrispondente, che ha avuto la fortuna di entrare nel Paese, per poter raccontare in presa diretta ciò che sta avvenendo, non si fermi al palazzo di governo, ma che il suo sguardo sappia guardare nelle strade, per portare all’attenzione dell’opinione pubblica italiana (e mondiale) la repressione che sta colpendo tutta la società honduregna e in particolare i più importanti tra i leader dei movimenti indigeni, popolari, studenteschi, sindacali. Ci sono due chiavi di lettura per questo "Golpe"; per chi guarda "desde arriba", dall’alto, non si può che raccontare ciò che ha detto Chavez, ciò che ha fatto/non fatto Obama, etc. Purtroppo, per capire questo colpo di stato, dovremmo imparare a guardare anche "desde abajo", per rendersi conto che la violenza che non ha colpito Zelaya si abbatte su coloro che stavano costruendo un progetto politico alternativo per il governo del Paese, a partire dalla elaborazione di una piattaforma politica comune e dalla presentazione di un proprio candidato in vista delle elezioni di novembre 2009.
Se Ciai fosse interessato, potremmo volentieri fornire al vostro corrispondente i contatti per intervistare quei leader sociali che, ancora, non si trovano in clandestinità, costretti da ordini di cattura nei loro confronti emessi da un dittatore che, purtroppo, non è il "buffone" che lui ha lasciato intendere nel suo ritratto.