Attacco o attentato

Un lapsus dello speaker del GR3 delle 10.45: "il feretro dell’alpino Giorgio Langella, morto in un attacco… emmh… in un attentato a Kabul", ha svelato una volta di più quel che è ovvio da anni. Esistono veline che impongono di chiamare "attentato" anche quello che il dizionario considererebbe errore rosso: "attacco", "imboscata" soprattutto sarebbe la parola più corretta. L’alpino Giorgio Langella è caduto in una imboscata da parte di forze nemiche conosciute. Non è morto, vittima di un attentato da parte di terroristi sconosciuti. E’ la propaganda ufficiale che offende la memoria dell’alpino Giorgio Langella, che non è neanche "caduto", ma semplicemente "morto". Le parole sono importanti.

Sua sorella Barbara poi, è stata costretta ad una abiura degna del Galileo di Bertold Brecht. Nelle prime ore ha usato parole chiare come il sole: "riportiamo indietro tutti i soldati", "i nostri soldati sono usati come carne da macello". In giornata è stata ammorbidita. A sera al TG1 non aveva altre parole che per scusarsi, come se avesse offeso lei la memoria del fratello. L’alpino Giorgio Langella non è morto mandato dal Ministro della Difesa Antonio Martino ma mandato dal Ministro della Difesa Arturo Parisi. Sua sorella Barbara non ha abiurato al TG1 di Clemente Mimun ma al TG1 di Gianni Riotta. Le veline, come le versioni di comodo, piacciono a tutti, come Gianni Riotta.


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