I conti truccati sulla cooperazione

Emanuele Giordana di Lettera22 anticipa i dati sulla taccagneria europea in materia di cooperazione.

L’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Europa ne fa una leader mondiale. Ma c’è una scomoda verità. Che verrà rivelata il 25 aprile a Bruxelles da 1600 Organizzazioni non governative che hanno fatto le pulci al bilancio della generosità europea

Emanuele Giordana

I governi dell’Unione europea truccano le carte. E quando rendono noti i conti ai propri concittadini, dimostrando quanto l’Europa è generosa nei confronti dei paesi in via di sviluppo, gonfiano le cifre e i bilanci che spesso nascondono calcoli ineccepibili aritmeticamente ma nella sostanza discutibili. Lo racconta il dossier “Aiuto europeo: leadership genuina o bilanci ingannevoli ?” (EU Aid: Genuine leadership or misleading figures?). La vera e propria pagella che mette sotto accusa ogni singolo stato dell’Unione è stata preparata, per la prima volta e segnalando una svolta nella collaborazione europea di questo network, dalle Organizzazioni non governative che aderiscono, nei 25 paesi Ue, a Concord, una confederazione di Ong che riunisce 18 reti internazionali e 21 network nazionali: una filiera insomma che conta qualcosa come 1600 Ong europee. Inutile aggiungere che, nel corposo rapporto, che verrà ufficialmente presentato martedì a Bruxelles e che Lettera22 è in grado di anticipare, l’Italia è tra i fanalini di coda nell’impegno finanziario e tra i campioni dei conti “truccati”.
L’Unione europea, dice il rapporto delle Ong, provvede per oltre la metà dell’aiuto pubblico allo sviluppo del pianeta. Una posizione da leader e che nel 2005 ha visto aumentare il suo portafoglio, almeno sotto forma di impegno. Un impegno che, se venisse rispettato, porterebbe ad un aumento di circa 30 miliardi di euro all’anno a partire dal 2010. L’impegno antico, deciso nel 2002, era quello di arrivare almeno allo 0,39 del proprio Pil entro il 2006 con un target minimo per ogni paese di almeno lo 0,33 ma con una previsione al rialzo che, nel 2005 che ha portato i paesi europei a un impegno dello 0,51% del Pil entro il 2010. Quando però l’Ocse ha pubblicato i dati sulla generosità della Ue, sostenendo che gli impegni erano stati più che rispettati, le Ong hanno fatto le pulci ai conti. Che rivelano un quadro ben diverso.
Secondo i calcoli di Concord almeno 13,5 miliardi, circa un terzo del totale dell’esborso del 2005, non ha in realtà prodotto nessun vero aiuto ai Pvs. Si tratta infatti di quattrini conteggiati o sui debiti cancellati (9 miliardi dolo per Iraq e Nigeria) o sui denari spesi “in casa” per i rifugiati (840 milioni) o per gli studenti che fanno formazione in Europa (910 milioni). Non si può, dicono le Ong europee. Far figurare come aiuto all’esterno soldi spesi nei confini di casa o semplicemente cancellati.
I conti truccati dimostrano così che l’Austria, apparentemente oltre lo 0,51% arriva a un misero 0,20 al pari col Portogallo che dichiarava solo uno 0,01 in più. Francia e Gran Bretagna, che sulla carta destinerebbero all’aiuto allo sviluppo rispettivamente lo 0,37 e lo 0,48%, in realtà, defalcando il debito e le spese interne, nel 2005 si sono impegnate solo per lo 0,28 e lo 0,31. Con l’esclusione del Lussemburgo (il donatore di gran lunga più generoso con lo 0,87 del suo Pil), Grecia e Irlanda, tutti hanno – chi più chi meno – truccato i propri conti. L’Italia? Col “trucco” sarebbe allo 0,29% (al quartultimo posto). Senza trucco, ossia senza cancellazione del debito, arriva a uno 0,19 del Pil che la pone all’ultimo posto tra i donatori storici (i 15 membri anziani della Ue) e poco sopra al livello di Malta (0,18%) che guida la classifica delle dieci new entry (la Slovenia è al secondo posto, Cipro all’ultimo).
A questo punto Concord si è chiesta chi effettivamente è o sarà in grado di rispettare gli impegni presi per il futuro. Secondo il rapporto solo Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Svezia, Lussemburgo e Olanda portano a una risposta affermativa. Un no deciso riguarda invece Austria, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna e tutti i paesi di nuovo ingresso, dalla Polonia alla Lituania. Nella categoria “forse”, ci sono Francia e Gran Bretagna.
Il dossier in gran parte riprende le critiche già espresse da Concord agli inizi di aprile, quando l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) pubblicò i dati sul volume degli aiuti europei nel 2005. Ma questa volta il documento contiene anche un segnale dal mondo delle Ong, solitamente frammentato e che spesso organizza le sue battaglie in ordine sparso, dimostrando che può parlare con una voce sola, che forse avrà in futuro un impatto più forte sulle scelte, non solo economiche, dell’Europa a 25. L’idea inoltre è quella di dare impulso alla cosiddetta Global Call to Action against Poverty mobilisation, una campagna che fa sue le indicazioni dell’Onu sulle mete del Millennio, ossia sulle nuove strategia di lotta alla povertà. Il dossier chiede alla Ue trasparenza e coerenza. In una parola di smettere di truccare la propria generosità con artifici contabili.