Autorevolezza dell’Economist

Ho ricevuto alcuni email interessanti sul mio punto di vista sull’Economist. Non mi è indifferente e capisco il ragionamento che viene fatto: nemmeno il campo liberale -che nel corso del tempo, ha considerato suoi campioni un circo Barnum di autoritari, criminali e corrotti che vanno da Saddam Hussein ad Alberto Fujimori- sopporta più Silvio nostro. E tale presa di posizione è un bene per chi vuole mandarlo a casa.

Ma un altro piano -quello che a me sembra preminente- è proprio la contestazione puntuale dell’autorevolezza di quel campo e dei suoi media mainstream, nel quale l’Economist è una sorta di "mosca cocchiera". Quest’autorevolezza è tutta autoreferente ad un settore dell’opinione pubblica internazionale e solo a quello. Questo settore incidentalmente coincide con la massima concentrazione di potere economico, militare e mediatico sul pianeta ma resta un settore, un interesse particolare e mai generale. Resta cioè un settore che risponde a specifici interessi -quelli speculativo-finanziari del mondo neoliberale anglosassone- e non ad altri. Quindi è particolarmente deprimente quando questa presunta autorevolezza tracima e viene sbandierata anche da settori che non dovrebbero riconoscersi in quegli interessi.

Nei mesi scorsi proprio l’Economist diede la spallata finale al governatorato Fazio alla Banca d’Italia. Antonio Fazio era probabilmente davvero "unfit", come sentenziò l’Economist. Ma poi ben pochi hanno fatto due più due, quando il successore di Fazio risultò essere un uomo, Mario Draghi, che deve la propria presunta autorevolezza solo al fatto di essere espressione del poderosissimo settore al quale fa capo il settimanale britannico. Fu un’operazione particolarmente brillante, quella che portò Draghi al governatorato della Banca d’Italia. Il centrosinistra non poteva non adeguarsi perché da tempo si era legato a quello stesso carro. 

Per farla breve, se uno è critico della precarietà o della dottrina Rumsfeld o della liberalizzazione senza limiti delle nostre vite, non dovrebbe poi manifestare sudditanza culturale verso i veicoli di tali dottrine. Se ci siamo beccati 12 anni di berlusconismo e se il centrosinistra ha il programma che ha, è anche perché si è data una patente di credibilità a organi "di partito" come l’Economist.