Ieri la partita di calcio tra l’Atalanta di Bergamo e il Napoli è stata caratterizzata da 90 minuti di cori razzisti in un clima revanscista e carico d’odio che in un paese civile avrebbero portato alla sospensione della partita stessa. Scritte razziste e altri episodi di intolleranza hanno caratterizzato l’arrivo e l’intero soggiorno della squadra del Napoli a Bergamo. Non essendoci, per decisione del ministro degli Interni Roberto Maroni, alcun tifoso del Napoli presente, quel rancore e quel sordido clima di intimidazione era proprio indirizzato contro quel ragazzo mite e sempre sorridente che si chiama Ezequiel Lavezzi. L’indiscriminato odio antimeridionale ha già portato a incostituzionali “leggi speciali” che induriscono le pene a seconda di dove si commette un reato.
Intanto su un altro canale un Ministro della Repubblica, Renato Brunetta, che le cronache ci rivelano essere entrato in Università attraverso la madre di tutte le ope legis (una scandalosa sanatoria) nel 1980 e aver acquistato una villa di pregio (a lui Ravello non fa schifo, deduco) al prezzo di un garage in periferia, sostiene che, in quanto persona di sinistra, sussisterebbe per chi scrive una presunzione di colpevolezza: sono un fannullone.
E in quanto servitore dello Stato (lo dico con orgoglio, che se non ci fosse quello resterei sotto le coperte) sarei un mangiapane a tradimento. E che in quanto docente universitario sono un corrotto e un corruttore, un “baronetto” come fui definito insieme a migliaia di ricercatori a 1.200-1.500 Euro al mese dal quotidiano “La Stampa”, appartenente alla peggiore casta. Mi accusano anche di una serie di altre cose, storie di parenti che non ho (un po’ come Guccini sono più o meno il primo che ha studiato) o di aver fatto carriera (sic) abbarbicato ad una stessa sede (Pisa, Valencia, Macerata, senza considerare le altre e come nel medioevo non avrei problemi a continuare a girare) e lo invito a venire a spulciare le mie pubblicazioni o assistere alle mie lezioni o a vedere come seguo i miei laureandi e poi chiedermi scusa.
Giovedì a Bologna c’è stato l’ennesimo episodio di squadrismo. Un’aggressione a freddo da parte di neofascisti a ragazzi di sinistra rei solo di essere tali. Se a piazza Navona erano state le teste degli studenti ad aver aggredito i manganelli e le cinghie dei fascisti, stavolta la notizia ha fatto presto a sparire dalle cronache. Ma presto ce ne sarà un’altra e un’altra ancora perché c’è un governo disposto ad usare lo squadrismo come massa di manovra e fa sentire gli squadristi impuni. E sarà responsabile del morto che prima o poi ci scapperà.
Dal capo del governo giù giù fino all’ultimo bar oramai in questo paese si può “accusare” qualcuno di essere di sinistra, come fosse una colpa e non più una legittima opzione politica. Essere di sinistra è un insulto (connivente WV) e ti fa divenire un bersaglio valido per episodi di squadrismo. Essere meridionale è uno stigma (e non parliamo dei migranti). Essere dipendente pubblico è un precedente penale e/o un’aggravante. E cercare di mandare avanti dalle nove di mattina alle otto di sera un’università pubblica scatena tutti i livori del mondo.
Ho apprezzato molto la risposta di Guglielmo Epifani a Brunetta: fai i nomi, porta le prove, altrimenti sei un bugiardo. Bisognerebbe chiedere i nomi e le prove a chiunque diffama dal ministro fino all’ultimo bar di Solbiate Arno: quale impiegato è fannullone, quale concorso è truccato, quale rumeno ruba.
Brunetta non li porterà i nomi perché quello che vuole il governo è avere un nemico interno da additare per i propri insuccessi, un nemico interno da dare in pasto agli umori di pancia dei suoi, un nemico interno sul quale accanirsi per cementare consenso. Succedeva negli anni ‘20 e non sembra che a quasi un secolo di distanza le forme dell’individuazione del nemico interno siano poi molto più sofisticate.
Questo governo, questo clima infame che hanno creato (la citazione craxiana è voluta), pretende davvero di farci sentire stranieri in casa nostra in quanto (per chi scrive) uomo del Sud, persona di sinistra, lavoratore e servitore dello Stato e dell’Università pubblica. Non arriverà a privarci della cittadinanza e della nostra “condizione di cileni”, come fece Augusto Pinochet con gli allendisti, ma dobbiamo ribattere colpo su colpo alla calunnia, alla diffamazione e alla discriminazione. Quella che oramai subiamo sulla nostra pelle e quella che subiscono, spesso in forma più grave quelli che ci circondano, spesso molto più deboli socialmente di noi, i migranti, soprattutto quelli senza permesso di soggiorno (loro li chiamano clandestini) ma anche i disabili, le madri sole e molte altre categorie alle quali l’aggressività darwinista di questo governo rende la vita ancora più difficile.
L’unica Italia possibile è quella che include, non questa che discrimina, esclude ed è continuamente a caccia di un nemico.