Grand Hotel Pecoraro Scanio

Pubblico qui il pezzo postato da Martino Mai per i dialoghi e che uscirà domani sull’Espresso. Uno non sa bene cosa la sinistra deve essere, ma sa cosa non deve essere un dirigente politico della sinistra: un bandito come Alfonso Pecoraro Scanio. Visto che in galera quelli come te non ci possono andare in questo paese, almeno abbi la decenza di iscriverti a Forza Italia, schifoso.

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Grand Hotel Pecoraro Scanio Marco Lillo per L’espresso
Dura la vita del ministro dell’Ambiente. Basta guardare l’elenco dei viaggi di Alfonso Pecoraro Scanio nella seconda metà del 2007, contenuto nelle carte inedite dell’indagine che lo riguarda, per rendersene conto. Mai un momento fermo. Sempre in giro tra Miami, Parigi, la Normandia, Saturnia, Perugia e Milano. Tutte vacanze in alberghi super lusso e mai una volta che riuscisse a saldare il conto. Forse non passerà alla storia come il ministro più abile nell’aprire le discariche, ma resterà negli annali per la capacità di farsi pagare relais e hotel a sette stelle. I carabinieri per la tutela dell’ambiente coordinati dal colonnello Sergio De Caprio, più noto come Ultimo, l’ufficiale che ha arrestato Totò Riina, hanno annotato sette vacanze gratuite in otto mesi. Tutte offerte da Mattia Fella, un imprenditore interessato a prendere appalti per la sua agenzia di viaggi dal ministero. Gli uomini di Ultimo hanno lavorato per il pm di Potenza Henry John Woodcock, che ha accusato il ministro e Fella di corruzione: le vacanze, i voli in elicottero e le altre regalie sono state considerate come la contropartita per l’interessamento di Pecoraro Scanio in favore dell’imprenditore e dei suoi amici.

L’inchiesta è passata a Roma per competenza nell’aprile scorso e il pm Sergio Colaiocco ha girato le carte al Tribunale dei ministri. Da allora nessuno ne ha più saputo nulla. “L’espresso” ha visionato le intercettazioni, le testimonianze e le informative dei carabinieri e della polizia di Potenza, a partire dalla lista completa (e inedita) dei viaggi.

Il “Pecoraro tour” parte il 26 maggio 2007, quando il leader verde è ospite per due notti all’Hotel Terme di Saturnia, uno dei centri benessere più costosi d’Italia, insieme ad altre tre persone. Fella, un fornitore interessato a espandere il suo giro di affari con il ministero, paga 1.650 euro con la carta di credito della sua società.

Passano tre mesi e il ministro si sposta in Umbria. Il weekend del 13 e 14 ottobre lo passa al Relais Borgo Brufa, una struttura in pietra con palestra, piscina, imperial suite e spa sulle colline di Torgiano, vicino a Perugia. Il conto è di 450 euro.

Il ministro ci prende gusto. Quattro giorni dopo torna per una sola notte e Fella sborsa altri 222,5 euro. Passa un mese e il 24 e 25 novembre 2007, Pecoraro Scanio alloggia nuovamente all’Hotel delle Terme di Saturnia con Mattia Fella e altre due persone. Il conto di 1.950 euro transita sulla solita carta Amex. Il 2 dicembre del 2007 si sale di categoria. Il ministro è ospite di uno degli alberghi più belli d’Italia: il Town House di Milano, un sette stelle in Galleria. Inutile dire che a pagare il conto di 600 euro più Iva è sempre la Visetur di Fella.

Si avvicina Natale e monta la nostalgia delle acque calde di Saturnia. Fella organizza un bel weekend lungo per sei persone dal 15 al 17 dicembre al solito Hotel delle Terme. Paga lui per tutti, compreso il ministro: 3 mila e 190 euro.

Non basta. Dagli atti dell’indagine emergono altri due tour all’estero. Nell’estate porta il ministro a Miami e per la fine del 2007 vola con lui in Francia. Il generoso titolare della Visetur, un gruppo da 7 milioni di euro di fatturato, secondo gli investigatori paga una vacanza all inclusive a Parigi con escursione in Normandia per Pecoraro, e per i collaboratori del ministro, che fissa partenza e rientro sulla base dei propri impegni istituzionali.

Complessivamente sono più di 10 mila euro, ma secondo gli investigatori, al conto bisogna aggiungere il costo dei voli in elicottero offerti da Fella per un ammontare di 120 mila euro. E i 265 mila euro spesi per una speculazione immobiliare che stava a cuore al ministro che desiderava tanto un buen ritiro sul lago di Bolsena dove ritirarsi a riposare dopo le sue fatiche. Per gli investigatori il progetto è stato «promosso da Alfonso Pecoraro Scanio e sostenuto economicamente da Mattia Fella». L’imprenditore ha tirato fuori 265 mila euro per comprare una serie di terreni vicini a Grotte di Castro, in provincia di Viterbo, a 40 chilometri da Capalbio e a due passi dal lago, per costruire un relais con annessa villa, destinata all’ex ministro. I terreni dell’estensione di 18 ettari, secondo i carabinieri del Noe, «sebbene a destinazione agricola, avrebbero dovuto ospitare un agriturismo con piscina, pista per elicottero e villette per civile abitazione. Nella convinzione evidentemente di riuscire ad aggirare il regime vincolistico gravante sui terreni per mutarne la destinazione di uso».

Il battagliero difensore di Pecoraro Scanio, l’avvocato Paola Balducci, ribatte: «Non abbiamo ancora ricevuto una carta dal Tribunale dei ministri e leggiamo le accuse dai giornali. Pecoraro non c’entra nulla. I suoli sono stati acquistati da una società di Fella».

In attesa che il Tribunale dei ministri decida se archiviare o chiedere il giudizio, “L’espresso” è andato a verificare come stanno le cose a Grotte di Castro. I terreni sono effettivamente intestati alla società di Fella, ma non è stato l’imprenditore a scovarli bensì Pecoraro Scanio insieme a un suo caro amico: Leonardo Ercoli, uno studente universitario di Grotte di Castro. Pecoraro Scanio è venuto nelle campagne che circondano questo paesello di 3 mila abitanti per due volte nell’estate del 2007. «Io l’ho visto con i miei occhi. Era lì in piedi davanti alla jeep nera con altre tre persone. Proprio sul terreno che poi è stato comprato», racconta Flavio Scatoloni, un agricoltore che possiede il podere confinante.

Quel giorno di settembre con il ministro c’era anche il suo amico di Grotte, Leonardo Ercoli, che racconta: «Ho conosciuto Pecoraro nel 2006 a Roma e siamo diventati subito amici. Durante l’estate dello scorso anno l’ho invitato al mio paese. Abbiamo preso un aperitivo in piazza e gli ho mostrato i terreni. Alfonso si è innamorato del posto, ne ha parlato a Mattia Fella e a settembre sono atterrati a Bolsena con l’elicottero di Fella. Poi con la jeep siamo andati sul terreno. L’imprenditore mi ha dato subito l’incarico di contattare i proprietari per l’acquisto. Pecoraro Scanio era interessato a comprare una villa, dopo la costruzione, ma il terreno era di Fella».

Resta il problema dell’edificabilità. Il sindaco, Alessandro Viviani, è netto: «Lì è vietata la costruzione di abitazioni e alberghi e nessuno ha presentato domanda». Ma l’amico di Pecoraro Scanio ha spiegato agli investigatori i trucchi del mestiere: «Si fa prima una casa che si chiama ricovero attrezzi agricoli e poi la si condona con il tempo. Sono state costruite tutte così le case sul lago di Bolsena… Di questa cosa abbiamo parlato anche con il ministro». Fella però non ci sta: «La legge non vieta di costruire un agriturismo su un terreno di queste dimensioni. Pecoraro Scanio mi ha solo segnalato i terreni e comunque non ho avuto nessun trattamento di favore dal suo ministero». Non la pensano così i carabinieri. Nelle loro informative scrivono che i rapporti tra Fella e Pecoraro sarebbero da ricondurre «alla logica del do ut des».

Fella, per esempio, raccomanda un imprenditore amico, Rocco Ferrara, per la bonifica dell’ex Enichem di Crotone. Secondo i carabinieri, Fella lo accompagna dal capo della segreteria del ministro e poco dopo un suo uomo incontra a piazza Navona il fratello, il senatore verde Marco Pecoraro Scanio. Alla fine però Fella, pur seminando tanto raccoglie poco, anche per la caduta del governo Prodi. Non ottiene neanche l’assegnazione in gestione del bar del ministero, che era data per certa nell’entourage del ministro.

Nel suo carniere, secondo Woodcock, sono rimaste solo le nomine in una commissione ministeriale del fratello, Stanislao Fella, e dell’amico Gianluca Esposito più una convenzione per i viaggi del ministero («Non è in esclusiva e non vale nulla», replica Fella). A mettere nei guai il ministro sono le parole dei suoi collaboratori più stretti, come il capo di gabinetto Giancarlo Viglione. Sono loro che mettono in relazione le richieste di Fella di ottenere contratti dal dicastero per il noleggio dei suoi elicotteri con le ore di volo offerte a Pecoraro Scanio. E sono sempre loro che dicono: «Fella ogni volta che offriva un servizio al ministro chiedeva qualcosa in cambio».