La pagliuzza e la trave dell’Italia verso il bipartitismo perfetto

camilleri Ribadisco che tra Mara e Silvio e chi fa lo scandalizzato, preferisco Mara e Silvio. E che il fatto che per la mia generazione i fratelli Guzzanti e la loro compagnia di finti saltimbanchi pariolini fossero degli idoli mi ha sempre preoccupato. Sui berci di Beppe Grillo poi (un tipo che, come è stato ricordato da più d’uno in questa sede, si è trovato d’accordo con Walter Veltroni solo quando si trattava di pensare come Calderoli in materia Rom) ho annoiato fin troppo i lettori/autori di Giornalismo partecipativo.

Ma in queste ore un bombardamento a tappeto sta coventrizzando l’Italia a reti e partiti unificati: vietato disturbare, si vergogni chi critica gli intoccabili, a partire dal papa. Si rafforza così l’Union Sacrée tra PDL E PD contro il vero unico problema del paese: il giustizialismo, Antonio di Pietro, Marco Travaglio.

Non si può demonizzare Berlusconi e pertanto si deve demonizzare un giornalista troppo documentato. E il legittimo sospetto che l’Italia sia governata da personaggi che sono lì per prestazioni di vario tipo (quelle a Cosa nostra o agli speculatori e inquinatori sono francamente più preoccupanti di quelle sessuali), non deve neanche sfiorarci.

Le pacche sulle spalle che Silvio Berlusconi dispensa in queste ore a Walter Veltroni dal Giappone a noi sanno di abbraccio mortale, ma vedi Walter così contento del fare la voce grossa contro di Pietro da capire che c’è dell’altro. Il PDL getta l’osso dello statuto del governo ombra (fischia!) e Veltroni gongola; sarà l’opposizione del Re.

In realtà il boccone è ben più sostanzioso, la vocazione maggioritaria del PD porta dritto al referendum elettorale (da Guzzanti a Guzzetta). Perciò bisogna rompere con Italia dei Valori. Se ne riassorbiranno poi gli elettori e qualche notabile. Accettando di far passare (cinicamente, in malafede) per eversive persone come Andrea Camilleri o Paolo Flores D’Arcais, Veltroni sistema per sempre l’anomalia di Antonio di Pietro, sana con un tratto di penna lo storico frazionismo della sinistra e ristabilisce l’egemonia del PCI-PDS-DS-PD, come direbbe, e dirà ancora quando gli farà comodo, Silvio Berlusconi.

Egemonia, ahinoi, per nulla più culturale, visto che la cultura dominante in Italia è quella uguale e contraria del duo Carfagna/Guzzanti. Egemonia, quella del PD, da galli sulla monnezza. A Silvio poi basterà trovare un accordo con Umberto Bossi che a quel punto sarebbe l’ultimo ostacolo ad un bipartitismo imposto per decreto ed immodificabile col voto. L’accordo c’è già, è il federalismo distruttore dell’Unità del paese. Finalmente Bossi lo capitalizzerà rendendo poi pleonastica l’esistenza della Lega. Un prezzo accettabile per il PD per la fine di un cancro storico del paese come la litigiosità a sinistra e un sacrificio necessario sull’altare della modernità neoliberale. Peccato che poi non ci sarà più il paese.