Ingrid Betancourt, la "donna del destino"

007 Ingrid Betancourt si sta trasformando rapidamente in un’icona pop, una Lady Diana del XXI secolo, una donna del destino che i media hanno già deciso che vincerà le elezioni, avrà il Premio Nobel e farà sei al Superenalotto. Perciò tutti le chiedono i numeri, e di predire il proprio destino e quello altrui. Chi le vuol bene, come Clara Rojas o Piedad Córdoba, invita a lasciarle il tempo di atterrare su questo pianeta, prima di dar peso alle sue prime sorprendenti dichiarazioni politiche. Intanto altre tre versioni sulla sua liberazione contrastano con la verità ufficiale.

La donna del destino

Ingrid Betancourt sarà presidente della Colombia. Lo hanno deciso il Time, Cosmopolitan e Vogue. Non hanno consultato i colombiani, ma nelle vie Solferino ciò è un dettaglio insignificante. E comunque è sicuro, lei è la donna del destino che salverà l’America latina da se stessa e poi si dedicherà alla cura del cancro, sarà segretario generale dell’ONU e infine fonderà un lebbrosario a Calcutta.

Intanto lei prosegue la sua tournée mostrando un’energia degna di chi sono sei anni che è in vacanza a Cortina. Dopo il grande successo di Bogotà e Parigi è attesa la sua apparizione nel cielo di Lourdes tra due ali di arcangeli, troni e dominazioni. Subito dopo sarà in Vaticano e si vocifera che nel ’29 via della Conciliazione sia stata aperta in previsione di questa visita.

In Vaticano Ingrid, che comincia a mostrare segni di stimmate sulle mani e sul costato, poserà tra Joseph Ratzinger e Bono Vox degli U2. Avvertite Dona Flor di non portare dal papa entrambi i mariti che ha costantemente al seguito. “Oddio, e quale mi metto? Quello ufficiale o quello concordatario?”.

Dopo l’udienza, che Ingrid concederà al pontefice, la sua agenda prevede una visita alla tomba di Lady Diana, un passaggio al Billionaire, un posto in tribuna all’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino e il calcio d’inizio del Trofeo Birra Moretti. E’ stato invece smentito un tè con Veronica Lario: umori troppo discordanti.

A Parigi intanto, già prima di andare a Lourdes, la donna del destino ha dispensato miracoli. Nicolas Sarkozy, tra lei e Carla Bruni, è ringiovanito di dieci anni e gli sono pure cresciuti i tacchi, mentre Ségolène Royal è invecchiata di colpo di venti sprizzando dichiarazioni al fiele da tutti i pori; “ti si è notato di più che non c’eri” le ha detto morettianamente Cécilia ex-Sarkozy al telefono.

Da noi intanto, dal TG4 al TG1 a reti unificate, è partito il Televoto per individuare la Ingrid Betancourt italiana che dovrebbe salvare l’Italia dalla corruzione di costumi dilagante. La ministro Mara Carfagna si è dichiarata non competente: “ho altri meriti”. Tutto ciò per dire: povera Ingrid. Datele tempo e non date troppo peso alla sequenza impressionante di incoerenze riscontrabili nelle sue dichiarazioni finora e che hanno lasciato interdetti amici e nemici.

Piedad Córdoba, senatrice liberale e altra donna colombiana straordinaria, ma che ha lo svantaggio di non avere un passaporto francese, e che più di chiunque si è adoperata per la liberazione di tutti gli ostaggi, la giustifica ma puntualizza: “rispetto e capisco le parole di Ingrid. Bisogna darle tempo per ricordare che più di mezzo parlamento è formato da corrotti e paramilitari, che questi hanno eletto Uribe e che la sua rielezione è stata resa possibile solo per la corruzione (del caso rendemmo conto qui)”. Se davvero volesse appoggiare Uribe, Ingrid dovrebbe rinnegare tutte le sue battaglie precedenti.

Insomma un “grazie Uribe” e un “W la Benemerita” ci sta, ma riuscire a conciliare una eventuale terza incostituzionale elezione di Uribe (che causa una ola di entusiasmo da Mimmo Candito de La Stampa a Battistini del Corriere) con una sua personale candidatura alla presidenza, è un salto mortale. Vorrà sposarlo? Mormora il Piave delle malelingue: così, come i Kirchner in Argentina, la coppia Betancourt-Uribe si alternerà al potere per vent’anni, Lui e Lei, scambiando solo gli asciugamani e se mai i colombiani dovessero eleggere qualcun altro la stampa europea scriverà all’unisono: ingrati. Da una sindrome di Stoccolma ad un’altra ha ragione Piedad Córdoba: diamo tempo a Ingrid, la convivenza con Uribe non durerà che qualche giorno e lo lascerà tutto a Mimmo Candito.

Clara Rojas, la sua ex-candidata vicepresidente, ostaggio con lei per anni e che delle due forse era la testa pensante, le ha già ricordato all’orecchio un po’ di cose che Ingrid ha detto per anni su Uribe: assassino, paramilitare, corrotto. Sono cose che Clara pensa ancora e diamo il tempo a Ingrid per vedere se è ancora d’accordo con se stessa.

Un’altra verità che non sapremo mai?

Il tema della liberazione dispensa intanto veleni come se ci fosse di mezzo il SISMI. C’è una versione uno, quella ufficiale: una leggendaria operazione di intelligence, degna di 007, con molta inspiegabile fortuna ma altrettanta audacia. Poi c’è una versione due, diciamo una sorta di relazione di minoranza: è tutto falso, le FARC hanno accettato un ingente riscatto che la Radio Svizzera quantifica in 20 milioni di dollari. In pratica Ingrid varrebbe meno del centravanti dell’Olanda Huntelaar ma un po’ più di Iaquinta.

Poi ci sono altre versioni che potremmo chiamare di mediazione: come la versione tre, che sostiene che il merito dell’esercito si limiterebbe ad avere intercettato la liberazione unilaterale già in corso da parte delle FARC. E infine c’è una versione quattro che sostiene che Álvaro Uribe (o gli statunitensi) avrebbero pagato il riscatto non alle FARC ma all’ufficiale di queste César, che aveva in carico gli ostaggi liberati e che ovviamente avrebbe pertanto disertato. In ogni caso César e il suo diretto superiore, il Mono Jojoy, sono gli stessi che già fecero il disastro di Emmanuel, il figlio di Clara Rojas nato in cattività, che avevano fatto credere di avere ma che in realtà riapparse nelle mani di Uribe. Nella migliore delle ipotesi sono degli irresponsabili, guerriglieri da operetta con responsabilità più grandi di loro.

Il fatto che la versione ufficiale sia poco credibile non rende però automaticamente vera una delle altre tre versioni. Le altre tre versioni sono più credibili per il semplice fatto che suppongono transazioni economiche e visto che il governo Uribe aveva ufficialmente stanziato 100 milioni di dollari per liberare gli ostaggi (ovvero per comprare guerriglieri e testimoni) è difficile pensare che questo denaro non sia stato usato.

A ben guardare quello che è politicamente rilevante continua ad essere la debolezza / infiltrabilità / corruttibilità delle FARC. Come per l’11 settembre l’importante non è allora come sia successo ma quali saranno le conseguenze politiche. E quindi anche per la Colombia, in buona sostanza, una versione vale l’altra.