Juventus-Parma: il conformismo del lutto

tifoso2 Non sono d’accordo con la sospensione dell’incontro Juventus-Parma di ieri. Anche se l’investimento di Matteo Bagnarelli, il ragazzo morto, ultrà del Parma, fosse davvero avvenuto nel contesto di scontri tra tifosi, mi sembra che si stia passando dallo "show must go on", lo spettacolo deve continuare ad ogni prezzo e ad ogni costo, ad un opposto e altrettanto sbagliato principio per il quale tutto, anche un incidente, per quanto triste, possa fermare lo spettacolo.

Nell’85 si giocò all’Heysel, con 39 morti dietro la porta, una vergogna nella vergogna. Giusto ovviamente sospendere per casi come quello di Filippo Raciti o anche per Gabriele Sandri.

Ho già espresso cosa pensi della questione olimpica rispetto alla Cina (e non solo al Tibet, perché sembra che la Cina violi i diritti umani solo in Tibet): è ipocrita che l’industria dell’intrattenimento sportivo debba farsi carico delle carenze della politica e dei mali della società. Lo faccia l’industria tessile, o quella informatica.

Andando per paradossi, perché ieri non sono stati chiusi per lutto tutti gli autogrill d’Italia? O tutte le autostrade? "Vergogna, non hanno avuto rispetto". Perché non si chiudono tutte le discoteche in segno di lutto e rispetto dopo ogni incidente a Voghera o a Canicattì? Eppure la relazione (sballo -> incidente) è altrettanto o più diretta di quella dell’incidente di ieri rispetto al calcio.

Il calcio deve far molto per migliorarsi e per lanciare messaggi positivi alla società. Il calcio ha carenze culturali enormi, figlie di una società con carenze culturali enormi. Il calcio non può scaricare sulla società i suoi costi, come le migliaia di agenti usati ogni domenica per garantirne la sicurezza. Ma è ipocrita pensare di lavarsi la coscienza scaricando sul calcio colpe non sue.