Esco di rado… VIII – di Savino Pezzotta se ne sente il bisogno

Le cose si mettono male e non sembra neanche possibile un compromesso di minima. Silvio Berlusconi minaccia la calata su Roma (le marce son cose serie) di milioni (di dobloni d’oro), Umberto Bossi li vorrebbe armati e il terzo re magio (o mago), Gianfranco Fini, ha detto che di suo porterebbe l’olio di ricino. Insomma nelle radiose giornate di maggio o forse anche prima, riavremo Silvio nostro, Castelli, Tremonti, Gasparri… l’unico problema sarà per il guardasigilli. Castelli rivuole indietro la sua sedia, ma Silvio l’ha già promessa a Mastella e farà pure il fascista Tilgher sottosegretario ai manganelli.

Nel mio piccolo penso che un accordino piccolo piccolo fosse anche solo per tornare al Mattarellum converrebbe anche alle destre, ma appunto è il mio piccolo e invece Silvio è grande e Walter mostra il petto al nemico. Con quell’andremo da soli si è fatto nemici tra i nanetti (ed è oggettivamente un merito), con quel governo delle riforme fino al 2009 si è tagliato i ponti a destra (duro e puro?). Giannini su Repubblica la chiama "strategia della speranza": quella di sognare cinque begli anni di opposizione e trasformare il PD nel New Labour, con vent’anni di ritardo e ben più turibolare.

Nel senso del turibolo, intanto, col rivotare col Porcellum, c’è già in vista il 40° (quarantesimo) partitino. Lo ha già preannunciato Savino Pezzotta, uomo del Family-day, moderatissimo ex-CISL. Dice che se ne sente il bisogno…