vamo arriba la Celeste…

settimana proprio lunga e proprio dura. Vita ordinaria ormai, proprio lo stereotipo del disoccupato.

A ver: ieri ho cominciato il laboratorio sul “viaggio in America Latina”, continuo oggi, tra pochissimo, quasi scappo. Ne scriverò perché mi riempie di felicità, ma mi impegna e stressa. Ieri ho fatto anche esami. Venerdì comincio quello di Geopolitica, parlerò di petrolio. Poi di corsa a prendere il treno per Rimini dove a sera ho una conferenza, “Globalizzazione e America Latina”. Ovviamente mi fa felice, ma è un impegno al quale far fronte, una notte fuori…
L’altro giorno intervista su López Obrador, vabbé non impegnativa. E poi devo scrivere, cose urgentissime. Il pezzo sul conclave, più seguire i rivolgimenti del morituro Berlusconi, in spagnolo. E poi siamo in epoca di chiusura di Question, il mensile di Caracas dove scrivo, e si aspettano qualcosa, foss’anche di riciclo. E poi due cose in italiano oramai non più prorogabili, un pezzo sui conti segreti di Pinochet negli Stati Uniti e la recensione del saggio Gringos (inviatomi puntualissimamente dall’editore, Nuovi Mondi Media).

Altro? C’è dell’altro che dimentico, sicuro… ah, claro, i lavori della SSIS, ce n’è una pila ancora per terra nel bel mezzo del soggiorno e soprattutto resta sempre indietro il mio libro primogenito, che nel frattempo è diventato secondogenito, i miei morti che tornano come il nonno di Martín Nunca nel Viaje di Pino Solanas. Devo scriverne del Viaje e della relazione profonda che ho con quella pellicola e che è riaffiorata questa settimana. Se mi chiama Sperling per correggere le bozze di “Franco e Mussolini”, alzo le mani e mi arrendo.
Poi ci sarebbero le questioni di salute, oramai preoccupanti. Sono un vigliacco, anche oggi ho trovato una scusa. Adesso devo fare la pipì in una bottiglia di acqua Sangemini (vuota, quindi poteva anche essere una bottiglia di Brunello di Montalcino) fino a domattina. La cosa che vorrei di più? Fainá, allá en Pocitos… qui non è casa mia.

Ascolto Rúben Olivera, lo de siempre, e scappo a far lezione. beso