“Contributivo per Totti” e Scilipoti? Sul taglio dei vitalizi ai parlamentari

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Forse davvero Elsa Fornero riuscirà ad offrire al popolo indignato la testa del vitalizio parlamentare di Scilipoti o di Gelmini. Evviva, applausi, chi può dubitare che sia giusto eliminare quello scandaloso privilegio che fece la fortuna di Stella e Rizzo con “la casta”? Alzo il ditino ed esprimo il mio dubbio.

Un dubbietto (e due dubbioni) mi corrode, sperando che sia fugato nelle prossime ore (chissà…) e nella speranza che agli italiani dabbene non basti questo per spellarsi le mani per Robin Elsa Hood e vivere tutti felici e contenti. Il dubbietto non è tanto collegato al parallelo sfondamento del limite dei 40 anni per le pensioni di anzianità. Quello è un dubbione. Penso alla generazione mia e successive, che abbiamo cominciato a versare contributi tardissimo… Penso alla situazione uguale e contraria dei milioni di italiani che hanno lavorato dalla terza media o anche prima di quella… Penso che “contributivo per tutti” sia uno slogan suicida e totalmente inadeguato alla nostra società, a 16 anni da quando Jeremy Rifkin aveva teorizzato “la fine del lavoro”. Penso che “contributivo per tutti”, perfino per il deprecabile Scilipoti, oggi sia il più reazionario e pericoloso degli slogan perché se è vero che forse fotografi davvero quanto uno versa e quanto uno poi prenda (e sempre meglio delle pensioni private) quella fotografia è la negazione dello sforzo di ognuno di noi per migliorarsi nella vita in una società imperfetta, dura, piena di vessazioni e di illegalità per riuscire solo in età avanzata e per un breve periodo ad avere un reddito dignitoso ed essere presto ricacciati verso la povertà di una pensione insufficiente per l’operaio come per il terziario più o meno avanzato. Il contributivo per tutti, in breve, va bene solo per gli insider, che non sono i dipendenti pubblici, che spesso oggi hanno attraversato una lunga trafila di precarietà, ma per quei pochissimi che nel pubblico e nel privato hanno avuto una carriera continuata e protetta. Il contributivo per tutti vuol dire eliminare ogni solidarietà e trasformare l’INPS in una banca, senza alcun fine sociale, che tanto prende e tanto restituisce.

Quanto esposto è solo il dubbietto. C’è anche il dubbione. E il dubbione è il fatto che in questi anni parlare dei privilegi della casta sia servito come foglia di fico per nascondere ben altri privilegi e che oggi –a causa della strutturalità della crisi- i parlamentari vengano (vedremo…) dati in pasto alla plebe per evitare di discutere (certo magari non c’entra Fornero) di privilegi veri e, in ultima analisi, di un modello economico che (studiate i dati sull’Inghilterra thatcheriana) per produrre un ricco ha bisogno di fare dieci poveri. E i privilegi veri sono altri, non per benaltrismo, ma perché davvero rischiamo nuovamente di guardare al dito e non alla luna. Il discusso presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, traccheggia dal dare dimissioni ineludibili in un paese civile perché in ballo ci sarebbero una quindicina di milioni (pubblici, per amor di proporzione sono dodici volte il contributo annuale della Biblioteca Nazionale di Roma, 1.3 milioni) di sola buonuscita. Ma non sono neanche tanto i grand commis il problema, anche se la proposta di chi scrive di dimezzare per qualunque funzionario pubblico tutto quello che eccede i 3000 euro al mese e introdurre una tassazione dell’80% nel privato a qualunque stipendio ecceda del mille per cento quello del meno pagato dell’impresa in questione, potrebbe aiutare.

Il problema è la strutturale disuguaglianza che affligge il paese che la falsa equità sottesa nel contributivo per tutti può solo peggiorare. Penso alla concentrazione di ricchezza, mai toccata e intoccabile di quel dieci per cento di famiglie che, secondo l’ISTAT possiede la metà della ricchezza del paese e per le quali il vitalizio di Scilipoti basta a stento per le sigarette. Penso a chi fa i soldi con i soldi, alla finanza prima colpevole della crisi (altro che i pensionati!) e alla finanziarizzazione delle banche che hanno cambiato pelle durante la notte neoliberale e adesso fanno un altro mestiere rispetto a trent’anni fa, contro chi lavora, contro le comunità. Penso, cosciente che dicendo tutto non si dice nulla, all’evasione e alle mafie, che nei palazzi hanno più difensori di quanti non ne avessero nella prima repubblica. Penso che siano obbiettivi realizzabili in pace e giustizia anche in un’economia di mercato. Penso che ci vorrebbe un grande partito, non una piccola avanguardia, che abbia come unico programma quello dell’uguaglianza. Ecco perché penso che applaudire al contributivo per tutti, Scilipoti compreso, sia una cosa reazionaria.