L’arrocco del regime, il dovere dei democratici

Come previsto il regime berlusconiano agonizzante si arrocca. Lo fa alla sua maniera con progetti esiziali per quel che resta in Italia della legalità e delle possibilità di uscire dalla crisi.

Silvio Berlusconi, che vuole piazzare la sua malleabile creatura Angiolino Alfano a tener buona la milizia, bloccando al partito la guerra per bande della trimurti Bondi-Verdini-La Russa, ventila due mosse gravissime in un rimpasto di governo l’unica alternativa al quale sarebbero ormai le dimissioni.

La prima è esautorare Giulio Tremonti (indicato tra i possibili congiurati di un 25 luglio del XXI secolo), addirittura spacchettando il ministero dell’Economia come al tempo di Cirino Pomicino, e promuovendo una riforma fiscale che ci metterebbe fuori dall’Europa, sballando definitivamente i nostri conti, e paralizzando ancor di più ospedali, scuole, università, polizia, servizi pubblici in genere.

La seconda è piazzare il pretoriano Fabrizio Cicchitto, tessera n. 2232 della loggia massonica eversiva P2, come ministro guardasigilli. Il lupo a guardia delle pecore per spezzare definitivamente le reni alla magistratura.

Il regime, ferito gravemente da Napoli a Cagliari a Milano, è ai colpi di coda ma è più pericoloso che mai. Offre feste (a nuovi Responsabili pronti a vendersi), promette farina agli evasori fiscali e minaccia forca a chi ha a cuore la legalità. Non si illuda nessuno che possa aver fatto tesoro del voto amministrativo: si arrocca sui Lassini e sui Cosentino.

I democratici devono essere coscienti che la festa per le amministrative è finita e, se il regime dovesse sopravvivere, tornerebbe a rafforzarsi, a calare la sua cortina di ferro sull’informazione. La battaglia referendaria del 12 e 13 giugno è essenziale e sostanziale. Non è solo un simbolo raggiungere il Quorum tra dieci giorni ma, bocciando l’illegittimo impedimento, verrebbe chiaramente delegittimato il progetto eversivo di un piduista ministro della giustizia che il regime vuole imporre per salvarsi. Quest’anno infatti la nostra Repubblica non si festeggia, si difende pancia a terra lavorando per il Quorum ai Referendum, che venga scippato o meno quello sul nucleare. Ogni democratico deve impegnarsi per portare un voto in più.

Viva la Repubblica.