La Cina, la moratoria sulla pena di morte e quello strano silenzio dei media

La notizia che la Corte suprema cinese abbia dichiarato una moratoria di due anni sulla pena di morte è una splendida ed importantissima novità che meriterebbe la prima pagina sui giornali. Va celebrata come un grandissimo trionfo di chi da sempre si è battuto contro la pena di morte anche in quel grande paese. Tuttavia c’è qualcosa che stride…Come si spiega infatti che dopo aver dedicato migliaia di articoli a denunciare l’uso della pena di morte in Cina oggi i nostri media non raccolgano i frutti di un successo che in teoria è anche un po’ loro? Come mai a parte un buon articolo della Repubblica (a p. 19 del cartaceo, online c’è una breve delle 19 di ieri) nulla si trovi sul Corriere della Sera? Come mai La Stampa preferisca avere tra i titoli degli Esteri un pezzullo sul golf a Cuba (un evergreen) e nulla su un notizia così importante.

Google news, che in queste cose non mente, ci spiega che in chiave Cina quella sulla moratoria è solo la quinta notizia del giorno, dopo il viaggio della Lagarde in quel paese per perorare la sua causa all’FMI, l’acquisto cinese di titoli del debito portoghese, la visita del dittatore nordcoreano Kim Jong-il e un attentato terroristico. Oltre alla Repubblica e agli ovvi siti del Partito Radicale non c’è nessun altro grande giornale che si occupi del caso.

Sorge spontaneo pertanto un retropensiero. Si occupavano di pena di morte perché erano davvero contro la pena di morte o perché la notizia della pena di morte in Cina era funzionale alla costruzione retorica occidentalista mentre la moratoria non lo è?