Sarebbe bello se nel giorno del settantaquattresimo compleanno Silvio Berlusconi annunciasse al paese che se ne va in pensione.
Gli faremmo perfino spegnere le candeline e gli canteremmo tanti auguri a te, compitando in testa “meno male che Silvio (non) c’è”. Purtroppo non sarà così.
Con sette avanzi (di galera?) ai quali oggi si aggiungerà il pezzo pregiato a un passo dall’Ucciardone, Totò Cuffaro, e il voto coatto dei ricattabili finiani che strepitano ma in questo gioco sono il topo col quale il gatto Silvio gioca, otterrà la fiducia.
Con quella congrega di impresentabili che lo circondano e con i quali si sente a proprio agio, da Denis Verdini a Nicola Cosentino a Claudio Scajola e con alleati quali il ruttatore libero Umberto Bossi, Silvio Berlusconi oggi la sfangherà e potrà tirare a campare, un giorno, un mese o un anno di più.
Lui e quell’Italia peggiore, traffichina, ladra, che evade il fisco e non rispetta le minime regole di convivenza, zotica, avida, razzista, che Berlusconi rappresenta e che da lui si sente rappresentata e chissenefrega se i Galli della Loggia, i Ricolfi e altre stampelle intellettuali del regime storcerebbero il naso a queste righe che non comprendono le giuste ragggioni della gggente.
Intanto è passato quasi un mese da quando il popolo di sinistra si è commosso a veder Pierluigi Bersani “rimboccarsi le maniche”. Finora, con la manica destra ha scelto un palazzinaro come Stefano Boeri come candidato sindaco di Milano e con la manica sinistra in Sicilia fa da stampella alla nuova giunta Lombardo, del quale fino a pochi giorni fa Anna Finocchiaro diceva cose impronunciabili. Su Nicola Cosentino, al quale il parlamento ha cancellato le prove (le intercettazioni) per dimostrare la collusione con la camorra, sono stati zittini, perché quello strumento è venuto (Unipol-Bnl?) e verrà comodo per una classe politico-affarista che di scheletri ne ha solo in termini relativi meno del PdL.
Asserragliati nel palazzo, di primarie neanche a parlarne, perché al momento le vincerebbe Nichi Vendola e loro al massimo della loro ossessione nordista pensano a quel criptoleghista di Sergio Chiamparino. Per quanto riguarda le alleanze, il popolo bue del PD (quant’è che non parli con un semplice elettore baffino?) legge “Il Fatto”, condivide quello che dice Tonino di Pietro e pensa che in fondo, anche se Grillo esagera, dica tante cose giuste.
Horror vacui! Loro parlano col grande statista Schifani (che fino a ieri insultava Rita Levi Montalcini) e guardano a Rutelli e Casini, che hanno per gruppi parlamentari bande di pescecani che non vedono l’ora che squilli il telefono e Silvio offra loro un appannaggio a vita. Intanto Walter Veltroni, quello per il quale Massimo Calearo era “la società civile”, pensa al papa straniero che, tradotto in italiano, non viene “di un paese lontano” ma è in realtà un papa confindustriale, Montezemolo, Profumo, magari sogna perfino Marchionne che è il massimo del progresso pensabile oggi.
Viene da piangere se si pensa a quante volte Berlusconi in questi mesi ha invocato l’ordalia divina del giudizio degli elettori per rinculare adesso, debolissimo, in un votarello di fiducia profumatamente preparato col solito libretto degli assegni che dal 1994 (in realtà da molto prima) fa la fortuna dei politici italiani. Ah ci fosse un’opposizione, ci diciamo tutti… Ma non c’è. E solo perciò oggi Silvio metterà un scena la solida pochade fatta di magistrati corrotti e comunisti che mangiano i bambini. Ma, purtroppo, i cavalli dei cosacchi, anche se con le maniche rimboccate, sono già morti di sete.
Gennaro Carotenuto