Meno pane, più ciccia?

pane1 Due notizie viaggiano parallele sui media in queste ore. Noi le facciamo incontrare: in Italia l’aumento dell’obesità è parallelo al crollo del consumo di pane. Prese singolarmente le due notizie non stupiscono, ma il loro accostamento crea una miscela che ben rappresenta la trasformazione, difficilmente positiva, del mondo in cui viviamo.

Da una parte si lancia per il 10 ottobre l’ “obesity day” (in italiano “giornata dell’obesità”). I numeri sono allarmanti, 44% di italiani sovrappeso e 10% di obesi veri, con punte del 13% in Basilicata e Molise. Ci stiamo insomma avvicinando al cicciaio statunitense. Lì da anni l’obesità è la prima causa di morte in un paese dove il 60% degli abitanti è in sovrappeso e un quarto è obeso. Nemesi terribile per una società che fa dell’immaginario della bellezza fisica un valore secondo solo a quello della Germania nazista dipinta da Leni Riefenstahl.

L’altra notizia, almeno secondo quello che si percepisce come plausibile, va nel senso esattamente contrario. Dall’inizio del secolo (questo) il consumo del pane in Italia è crollato di un terzo. Nel 2007 la caduta si è accelerata: quasi l’1% in meno ogni mese; un tracollo. D’altra parte, segnala la Coldiretti, il prezzo al dettaglio è più che quadruplicato al dettaglio di fronte a un prezzo del grano sostanzialmente stabile. Eravamo a 68 kg. di consumo procapite nel 2001. Adesso siamo già ben sotto i 50 kg, intorno ai 47 kg a testa. Dipenderà dall’aumento di prezzo? Forse, ma è una causa minore rispetto al cambiamento di costumi sempre più rapido.

supersizeme Il pane, anzi, la mollica, fa ingrassare, abbiamo sempre pensato. Ed è questo il messaggio che ci arriva, e probabilmente ne riduciamo il consumo in favore del companatico, sostantivo quest’ultimo ormai in disuso. Ma il consumo di pane, evidentemente, non è causa dell’aumento del sovrappeso degli italiani. Come non è certo il riso la causa della vera epidemia di obesità e di diabete (così la definì il Corriere della Sera lo scorso anno) che si sta abbattendo sull’Asia, Cina e Vietnam in particolare, dove la diffusione del fast-food e delle bibite gassate stanno creando un problema sociale enorme. Ciò con un corollario: Mc Donald’s (il simbolo mondiale del cibo spazzatura) in Cina è in ritardo su Pizza Hut, Domino e Kentucky Fried Chicken, pollaccio fritto, che è pure il marchio più conosciuto dai cinesi. “Le multinazionali esportano obesità” dunque, afferma il Corriere, e questo si coniuga con la diminuzione costante del lavoro fisico. Ma se un cinese mangia quello che mangia un tipo del Kentucky che a sua volta mangia lo stesso di uno di Campobasso, dove finiscono per esempio i 250 tipi diversi di pane, dal palatone al carasau?

La varietà del pane va difesa (anche consumandolo) dai Mc Donald’s, né più né meno di come va difesa la biodiversità della natura dalla brevettabilità della vita voluta dall’ideologia neoliberale.

In Italia cent’anni fa, vado a memoria, si consumavano 150 kg di pane e 100 litri di vino a testa. Ed eravamo tutti magri (ma vivevamo anche la metà). Insomma, tutte cose che sappiamo… vado a fare due passi.

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