Insegnare preparati

Con Giuseppe Terruzzi e Antonio di Gennaro:

Giuseppe Terruzzi: Ho letto il suo commento a Citati, sull’ipotesi provocatoria di raddoppiare gli stipendi agli insegnanti. Premesso che sono anch’io insegnante da trent’anni e ho avuto 2000 Euro il mese scorso come stipendio (raddoppiare? Credo che sarebbe per lo meno da discutere, condivido totalmente quel che lei scrive. Voglio fare solo due osservazioni. Tempo fa RAI3 trasmise un servizio giornalistico che metteva a confronto stipendi di parlamentari e stipendi di ingegneri (sì, proprio ingegneri) della FIAT e così sono venuto a sapere di avere uno stipendio più alto di quello di un ingegnere di alto livello della Fiat. In secondo luogo vorrei porre il problema dell’università. Lei dice che spesso regala lauree con voti alti e non credo sia passibile di smentita. Ma allora bisogna anzitutto correggere l’università. Anche nel senso di farle acquisire competenze che dubito siano molto diffuse. Mi riferisco alle competenze pedagogiche e didattiche. Negli ultimi anni ho cercato di arricchire le poche che avevo e ho speso qualche tempo per conoscere letteratura ed esperienze di paesi quali l’Inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti, e le ricerche del progetto PISA. Non so quanto questa cultura sia diffusa nelle università italiane e nelle SISS. Quei colleghi che conosco e frequentano le scuole di preparazione all’insegnamento a Milano non mi danno assicurazioni in tal senso. Forse anche in questa direzione bisognerebbe correggere il tiro. Mi domando però come, perchè di esperti in materia in Italia ce n’è pochi o forse pochissimi. E non mi meraviglio, allora, che a Milano costringano laureati in chimica o in fisica a rifarsi esami già sostenuti, ore di laboratorio su temi che nella scuola non saranno mai affrontati… Dottor Carotenuto, la ringrazio comunque del suo contributo e spero di essere stato comprensibile e di averle suggerito una prospettiva utile sulla situazione.

Antonio di Gennaro: Credo che l’Italia sia uno dei paesi, non solo occidentali, ove esiste meno democrazia al mondo. Del resto nel maggio 2005 venne pubblicato un rapporto in cui l’Italia era posizionata al 74mo posto al mondo, preceduta dallo Botswana e al di sotto di vari paesi e non solo
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Allora il Csx diede molta importanza a tale rapporto, come conseguenza della presenza di Berlusconi al governo. Ora che l’unione governa nulla è cambiato nell’informazione in Italia, anzi, ma nessuno più lo sottolinea… La stessa riforma Rai è oggetto di uno stallo impressionante, nè si risolve la questione del conflitto d’Interessi.