Rocco Cotroneo e il Corriere della Sera: un’alzata di spalle per i crimini contro l’umanità

E’ cominciato a Buenos Aires il processo contro il prete cattolico Christian Von Wernich, accusato da 120 testimoni di aver partecipato direttamente a 42 sequestri, di avere preso attivamente parte alla tortura di 31 persone, di aver personalmente stuprato e di avere partecipato ad almeno sette omicidi durante la dittatura militare.

“Dovete pagare, con la tortura, con la morte, perché siete colpevoli”, diceva il cappellano della Polizia bonaerense Christian von Wernich, a donne e uomini inermi legati sulla “parrilla”, la branda metallica sulla quale venivano anche da lui torturati.

Racconta uno dei testimoni che quando Hector Baratti, attualmente detenuto desaparecido come la sua compagna Elena, incinta di sei mesi quando fu sequestrata, domandò al sacerdote per cosa dovesse pagare sua figlia Ana, nata in cattività e anche lei (avrebbe 30 anni) attualmente desaparecida, il sacerdote non ebbe dubbi e rispose: “anche la neonata deve pagare per le vostre colpe”.

Elena de la Cuadra (nella foto), la madre della piccola Ana, fu tenuta in vita per quattro mesi dalla banda della polizia bonoarense della quale faceva parte Christian von Wernich. Si ritiene che Elena fu assassinata il quinto giorno dopo aver dato alla luce Ana.

E’ di crimini così gravi che si dibatte nel processo di Buenos Aires. Di questo tipo di crimini, che sono imprescrittibili per il diritto internazionale, e verso i quali nessuna persona con un minimo di sensibilità può rimanere fredda, a meno di non essere complice di crimini contro l’umanità, o a meno di non scrivere per il Corriere della Sera, si giudica e si fa giurisprudenza a Buenos Aires. Chiunque abbia a cuore il rispetto dei diritti umani, dovrebbe trepidare perché la giustizia a Buenos Aires faccia il proprio corso. Chiunque, ma non il corrispondente dall’America latina per il Corriere della Sera, Rocco Cotroneo.

Del processo contro Christian Von Wernich scrive infatti Cotroneo sul Corriere della Sera dove inoltre, sotto lo stesso dominio del maggiore quotidiano italiano, gestisce un blog. Ed è lì, nel blog, che quello che scrive Cotroneo fa gelare il sangue: “l’attaccamento alla memoria storica non ci rende entrambi particolarmente incapaci a guardare avanti? Ogni tanto non sarebbe il caso di staccare gli occhi dal retrovisore?”

Cotroneo, con prepotenza e malafede, si prende la responsabilità di derubricare “crimini contro l’umanità” come la tortura e la sparizione di neonati, alla categoria di “attaccamento alla memoria storica”.

Implacabile censore del presunto “totalitarismo chavista”, Cotroneo è seccato dal dover scrivere articoli che chiamano in causa le responsabilità della Chiesa Cattolica nella notte più nera della storia latinoamericana. Non ha niente da guadagnarci e dover scrivere di queste cose è anzi fonte di rogne.

E’ troppo ignorante Cotroneo per sapere che più di cento preti cattolici furono assassinati dalla dittatura argentina perché stavano dalla parte del popolo. Tra loro c’era il padre Carlos Mujica. Un martire, ma, come per monsignor Oscar Romero, assassinato sull’altare in Salvador, nessun papa lo farà mai santo: stava dalla parte degli ultimi.

E’ troppo schierato Cotroneo per ammettere che, come per Eric Priebke a Roma, torturare, stuprare ed assassinare non era l’unica maniera di essere sacerdote nella Buenos Aires degli anni ’70.

Nell’ultimo paio d’anni, in Brasile, dove Cotroneo risiede, sono stati arrestati due terroristi italiani, Cesare Battisti, autore di quattro omicidi e Achille Lollo che diede fuoco a due ragazzi in quello che passò alla storia come il rogo di Primavalle. Crimini terribili, e che benissimo fa la giustizia italiana a perseguire anche oggi, nonostante non facciano parte della categoria di crimini contro l’umanità. Eppure non risulta che nei suoi articoli su Lollo e Battisti -cercare su Google per credere- Cotroneo abbia battuto ciglio e ritenuto inopportuno l’arresto dei due a 30 anni dai fatti. Avrebbe sbagliato se lo avesse fatto Cotroneo, ma stride e causa sdegno il fatto che oggi si spenda per tergiversare sulla gravità del caso Von Wernich, visto che allora fu così solerte per Battisti e Lollo.

Per Rocco Cotroneo, conoscere il destino di Ana Buratti, la neonata probabilmente assassinata da Von Wernich, Miguel Etchecolatz ed altri al quinto giorno della sua vita, il processo è solo una seccante questione di “attaccamento alla memoria storica”, e non un doloroso ma indispensabile percorso di ricostruzione dello stato di diritto in Argentina. Ed un segnale che solo ora, dopo la caduta del regime neoliberale, la democrazia in Argentina è sufficientemente forte per fare giustizia.

Arrivare a processi per violazioni dei diritti umani, in Argentina è costato molti anni di sforzi, di battaglie, di lotte, di minacce, di violenze subite dai militanti per i diritti umani. Per aver testimoniato contro Etchecolatz, condannato all’ergastolo, e del quale Von Wernich era complice e sodale, Julio López, è stato sequestrato e verosimilmente assassinato poco più di un anno fa. Davvero pensa Cotroneo che è giusto evitare di perseguirne i suoi assassini? Per cosa crede che sia stato ammazzato López? Il “non guardare nello specchio retrovisore”, così come pretende Cotroneo, non è forse complicità con gli assassini di López, ovvero con i torturatori di ieri, ancora in servizio oggi?

“Non guardare nello specchio retrovisore” pretende Cotroneo insultando la memoria di 30.000 desaparecidos. Ma può un’automobile o una democrazia essere guidata senza guardare nello specchio retrovisore? Si può guardare avanti senza guardare anche indietro? Senza memoria -quella memoria che molesta Cotroneo- non c’è futuro.

In Argentina -e Cotroneo E’ TENUTO a saperlo- come possono essere puniti crimini infinitamente minori come la corruzione, finché i responsabili di torture, stupri, di un intero genocidio, non saranno tutti processati e condannati? Che ignobilmente superficiale è la pretesa di Cotroneo di guardare avanti! Che canaglia è Cotroneo ad instillare il dubbio nei lettori del maggior quotidiano italiano, che processi per stupro, tortura, omicidio, sparizione di neonati, non dovrebbero essere tenuti!

Per Rocco Cotroneo, il corrispondente per l’America latina del maggior quotidiano italiano, meglio sarebbe continuare a mandare in giro per Buenos Aires assassini e torturatori. Sono meno pericolosi i torturatori, per gli interessi che il giornale di Cotroneo rappresenta, rispetto alla verità e alla giustizia per la società argentina.

L’unica conclusione possibile è che l’informazione fatta alla maniera di Cotroneo e del Corriere della Sera, sia incompatibile con la verità e la giustizia. E con la democrazia.


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