Rafael Correa Archivi - Gennaro Carotenuto Giornalismo partecipativo - online dal 1995 SITO IN (LENTA) RISTRUTTURAZIONE Sun, 03 Jun 2012 19:51:41 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.9 https://www.gennarocarotenuto.it/wp-content/uploads/2016/03/cropped-CAROTENUTO2-32x32.jpg Rafael Correa Archivi - Gennaro Carotenuto 32 32 Colombia: Pablo Emilio Moncayo libero dopo 12 anni https://www.gennarocarotenuto.it/12810-colombia-pablo-emilio-moncayo-libero-dopo-12-anni/ Wed, 31 Mar 2010 06:43:49 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/?p=12810 Alla fine papà Moncayo ce l’ha fatta. Dopo 12 anni il camminatore della pace è riuscito a riportare a casa sano e salvo suo figlio Pablo Emilio, che oggi ha 31 anni ma che ne aveva appena 19 quando divenne… Continua

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Alla fine papà Moncayo ce l’ha fatta. Dopo 12 anni il camminatore della pace è riuscito a riportare a casa sano e salvo suo figlio Pablo Emilio, che oggi ha 31 anni ma che ne aveva appena 19 quando divenne prigioniero della guerra civile colombiana.

Tra le prime parole di Moncayo, in diretta su Telesur (grandi polemica sulla presenza esclusiva del canale integrazionista!), il ringraziamento ai presidenti ecuadoriano, Rafael Correa, venezuelano, Hugo Chávez, e brasiliano Lula, oltre alla senatrice liberale Piedad Córdoba che più di tutti si è adoperata in questi anni per la liberazione anche dei prigionieri di guerra non alla moda. Al contrario non ha mai nominato il presidente Álvaro Uribe.

Ora con più forza la guerriglia delle FARC chiede l‘accordo umanitario per liberare gli altri prigionieri di guerra in suo possesso. Il presidente Uribe, a quattro mesi dalla fine del suo mandato, è più possibilista.

PS: Ovviamente della bella storia di papà Moncayo e di suo figlio i nostri giornali, quelli che dedicarono decine di pagine a Ingrid Betancourt, scriveranno ben poco. Razzismo? Glamour come unico punto cardinale nella loro bussola? Indifferenza? Sessismo? Che ne pensate?

Approposito, Mimmo Càndito: non avevi scritto che Ingrid Betancourt sarebbe sicuramente diventata presidente della Colombia? Come mai non è neanche candidata? Ma non vi vergognate?

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Uruguay, America latina: Pepe Mujica presidente, “il mondo alla rovescia” https://www.gennarocarotenuto.it/11563-uruguay-america-latina-pepe-mujica-presidente-il-mondo-alla-rovescia/ Mon, 30 Nov 2009 12:22:28 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/11563-uruguay-america-latina-pepe-mujica-presidente-il-mondo-alla-rovescia/ Pepe Mujica, l’ex guerrigliero Tupamaro, per 13 anni prigioniero della dittatura fondomonetarista, per nove anni rinchiuso in un pozzo e torturato continuamente, è il nuovo presidente della Repubblica in Uruguay. Ha ottenuto il 51,9% dei voti, superando il 50.4% con… Continua

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pepe Pepe Mujica, l’ex guerrigliero Tupamaro, per 13 anni prigioniero della dittatura fondomonetarista, per nove anni rinchiuso in un pozzo e torturato continuamente, è il nuovo presidente della Repubblica in Uruguay. Ha ottenuto il 51,9% dei voti, superando il 50.4% con il quale Tabaré Vázquez era stato eletto cinque anni fa. Il suo rivale, Luís Alberto “Cuqui” Lacalle, del Partito Nazionale, si è fermato al 42.9% dei voti.

E’ uno scarto di nove punti, superiore a tutte le aspettative e, con un’affluenza alle urne superiore al 90% in uno dei paesi dal più alto senso civico al mondo, conferma che quella del presunto rifiuto per la figura popolana e popolare e dal passato guerrigliero di Mujica era una menzogna cucinata e venduta a basso costo dal complesso disinformativo-industriale di massa.

Il trionfo di Mujica (nella foto incredibilmente in giacca, ma senza cravatta) è espressione di quello che negli anni del Concilio Vaticano II si sarebbe definito “segno dei tempi”. Come ha detto lo stesso dirigente politico tupamaro, emozionatissimo nel suo primo discorso sotto la pioggia battente a decine di migliaia di orientali che hanno festeggiato con i colori del Frente Amplio, quello che lo porta alla presidenza è proprio “un mondo alla rovescia”.

Un mondo nuovo i contorni del quale non sono ancora del tutto visibili nella prudenza dei grandi dirigenti politici che rappresentano il fiorire dei movimenti sociali, indigeni, popolari del Continente ma che si tratteggia in due grandi temi di fondo: uguaglianza tra i cittadini e unità latinoamericana.

Mujica è stato chiarissimo: il primo valore della sua presidenza sarà il mettere l’uguaglianza tra i cittadini al primo posto e il primo ringraziamento è andato oltre che al popolo orientale "ai fratelli latinoamericani, ai dirigenti politici che li stanno rappresentando e che rappresentano le speranze finora frustrate di un continente che tenta di unirsi con tutte le sue forze”.

Proprio il trionfo di Mujica, la quarta figura che viene dal basso, plebea se preferite, e non espressione delle classi dirigenti, illuminate o meno, a divenire presidente in appena un decennio, testimonia che l’America latina sta riscrivendo la grammatica politica della rappresentanza democratica in questo inizio di XXI secolo in una misura perfino insospettabile e incomprensibile in Europa.

Mujica, nonostante la militanza politica di più di mezzo secolo, è un venditore di fiori recisi nei mercati rionali. E’ uno che quando è diventato deputato per la prima volta e fino a che non ha avuto responsabilità di governo ha accettato dallo Stato solo il salario minimo di un operaio e, siccome questo non è sufficiente per vivere, ha continuato a vendere fiori nei mercati rionali. Per campare. Indecoroso per un parlamentare, ma solo così, solo dal basso, oggi Mujica può permettersi a testa alta di rappresentare il popolo e proporre a questo “un governo onesto”.

Non è un medico, come Tabaré Vázquez o Salvador Allende o Ernesto Guevara, né ha un dottorato in Belgio come l’ecuadoriano Rafael Correa. Non ha studiato dai gesuiti come Fidel Castro né proviene dalla classe dirigente illuminata come Michelle Bachelet in Cile o i coniugi Kirchner in Argentina. Non è, soprattutto, un pollo di batteria, allevato per star bene in società come tanti burocratini dei partiti politici della sinistra europea, che infatti passa di sconfitta in sconfitta e di frammentazione in frammentazione mentre invece in America l’unità delle sinistre è un fatto.

Pepe il venditore di fiori recisi nei mercatini rionali è un uomo del popolo come l’operaio Lula in Brasile, come il militare di umili origini Hugo Chávez in Venezuela e come il sindacalista indigeno Evo Morales in Bolivia. Non a caso sono tre uomini politici che hanno mantenuto un rapporto privilegiato con la loro classe di provenienza, che non hanno tradito e che sono ricompensati con alcuni tra i più alti indici di popolarità al mondo, nonostante siano costantemente vittime di campagne ben orchestrate di diffamazione da parte dei complessi mediatici nazionali e internazionali.

Non è un caso che da questi dirigenti politici venga posto sul piatto dell’agenda politica lo scandaloso problema dell’uguaglianza che trent’anni di retorica neoliberale avevano umiliato, vilipeso e cancellato e che invece è più che mai l’unico motore dell’unico futuro possibile non solo in America latina.

L’America latina integrazionista, dove diventa presidente un ex-guerrigliero venditore di fiori recisi nei mercatini dei quartieri popolari di Montevideo, è davvero “il mondo alla rovescia”, ma è anche la speranza di un “mondo nuovo”, di un nuovo inizio e un futuro migliore in pace e in democrazia. Questa speranza non poteva che venire dal Sud del mondo, da quella “Patria grande latinoamericana” che sta riscrivendo la Storia.

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Barack Obama, le basi in Colombia e quei matti di latinoamericani https://www.gennarocarotenuto.it/9894-barack-obama-le-basi-in-colombia-e-quei-matti-di-latinoamericani/ Sun, 09 Aug 2009 08:36:47 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/9894-barack-obama-le-basi-in-colombia-e-quei-matti-di-latinoamericani/