AIDS Archivi - Gennaro Carotenuto Giornalismo partecipativo - online dal 1995 SITO IN (LENTA) RISTRUTTURAZIONE Fri, 23 Aug 2013 16:19:11 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.9 https://www.gennarocarotenuto.it/wp-content/uploads/2016/03/cropped-CAROTENUTO2-32x32.jpg AIDS Archivi - Gennaro Carotenuto 32 32 Il miglior amico della donna https://www.gennarocarotenuto.it/10081-il-miglior-amico-della-donna/ Wed, 26 Aug 2009 22:21:00 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/10081-il-miglior-amico-della-donna/ Per chi non è bastato il primo c’è anche la versione per lei. Chi, impedendo la corretta informazione impedisce la prevenzione dell’AIDS, è un assassino.… Continua

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Per chi non è bastato il primo c’è anche la versione per lei. Chi, impedendo la corretta informazione impedisce la prevenzione dell’AIDS, è un assassino.

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Frei Betto, mi chiamo miseria, G8 e G20 si sono dimenticati di me https://www.gennarocarotenuto.it/9086-frei-betto-mi-chiamo-miseria-g8-e-g20-si-sono-dimenticati-di-me/ Sun, 05 Jul 2009 08:29:52 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/9086-frei-betto-mi-chiamo-miseria-g8-e-g20-si-sono-dimenticati-di-me/ Il mio nome è miseria. Oggi accompagno la vita di 1 miliardo e 50 milioni di persone, soprattutto bambini: denutriti, vulnerabili.  Muoiono presto. Avevo sperato che nella riunione di aprile a Londra il G20 si fosse ricordato di me nella… Continua

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palazzodelgovernoterrem Il mio nome è miseria. Oggi accompagno la vita di 1 miliardo e 50 milioni di persone, soprattutto bambini: denutriti, vulnerabili.  Muoiono presto. Avevo sperato che nella riunione di aprile a Londra il G20 si fosse ricordato di me nella preparazione della messa solenne G8-G20 che si terrà in Italia.
Invece a Londra, dove erano riunite le economie  potenti del mondo, mi hanno appena sfiorata senza drammatizzare e con altri pensieri.

L’indifferenza di chi governa l’umanità sta minacciando gran parte della popolazione africana lasciando strada aperta al contagio dell’Aids: 25 milioni di disperati. E’ ancora la fame che vi parla. In Brasile sono la regina che incontra nella valle di Jequitimboa, Mato Grosso  e poi tra Alagoa e Pernambuco, affiliati che riconosco al primo sguardo: disfatti, occhi che tremano. Incontro le stesse facce all’interno degli stati di Marañao  e Para, indigeni e villaggi Quilombola. In modo aberrante continuo a regnare nelle favelas che stringono le grandi città. Secondo l’Onu basterebbero 500 miliardi di dollari (dollari spesi nei primi due anni guerra Afhganistan e Iraq, NdR) per estirpare la fame cronica che sfinisce più di un miliardo di persone.

I governi del G20 devono essere presbiti, guardano lontano e non vedono ciò che succede attorno. Anziché discutere su come liberare l’umanità dalla mia presenza, decidono destinare di 1 miliardo e 100 milioni di dollari ” per salvare il Mercato”, Mercato che ha per burattinai Fondo Monetario, grandi imprese, grandi banche, insomma i responsabili della crisi che negli ultimi mesi ha regalato altri 150 milioni di disperati alla mia contabilità dei senza speranza. Il capitalismo neo liberista  si è sparato sui piedi. Adesso si aggrappa alle casse pubbliche per soccorrere i “poveri” milionari abituati a trasformare questo tipo di aiuti in bonus (premi) astronomici destinati a presidenti, direttori e manager di imprese che rischiano di finire in cenere.
Che delusione il G20 di Londra. Anticipa le delusioni del G8 italiano? Non crea, soprattutto, veri problemi ai governi e alle imprese e alle persone che nascondono i tesori nei paradisi fiscali. Chissà perché il G20 ha incaricato le volpi di far la guardia ai pollai. Alcuni paesi europei restano paradisi tanto amati dalla finanza torbida: Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Austria. C’è anche la City di Londra, sterlina solitaria che non si mescola all’euro.

Chi garantisce che questi santuari della ricchezza illecita (che prima di tutto sfugge alle tasse dei paesi di origine); chi garantisce che questi paesi civili cancelleranno il segreto bancario al quale hanno timidamente fatto cenno nei gironi del G20? E perché incoraggiare con 1 miliardo e 100 milioni di dollari il Fondo Monetario di triste memoria? Tutti sappiamo che si tratta di una istituzione nelle mani della Casa Bianca, miliardi con i quali negli anni si è costruita la politica estera degli Stati Uniti. Sappiamo che il Fondo mette naso in ogni piega dell’economia dei paesi alle corde che chiedono e ottengono finanziamenti. Ne diventa il governo ombra. Impone leggi e regole economiche favorevoli a una privatizzazione in passato selvaggia, privatizzazioni che hanno allargato e allargano la disuguaglianza sociale e il potere oligarchico di grandi imprese e grandi banche.

Riassumo: i contribuenti, ossia il popolo, pagano imposte sempre più pesanti. Vengono sollecitati a sacrificare vita, risparmi e a sospendere ogni ambizione per far superare la crisi finanziaria ai potenti del mondo. I quali in questi mesi temono che senza crediti e dilazioni nei pagamenti, i paesi emergenti smettano di fare spesa nelle nazioni ricche. Se smettono, le nazioni ricche vengono travolta dalla disoccupazione, mentre i senza niente potrebbero adeguarsi all’esempio dell’Ecuador: ha imposto la moratoria ai debiti accumulati con le potenze industriali. Riprenderanno a pagare quando la crisi passerà.

Prima di far avere al Fondo Monetario 100 miliardi di dollari, anche il Brasile che è il mio paese, avrebbe dovuto controllare cosa succede nella realtà quotidiana delle sue campagne e delle sue città. Se l’avesse fatto, la presenza della miseria sarebbe stata progressivamente sradicata. Perché miseria non vuole solo dire stomaco vuoto; combattere la povertà significa più scuole pubbliche per tutti, più ospedali, meno violenza e di conseguenza più ragazzi preparati e disoccupazione che si assottiglia. Se le cose non cambiano, io, signora miseria, continuerò a regnare su un miliardo di facce dagli occhi vuoti.

Frei Betto

http://domani.arcoiris.tv/?p=1087

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Procurato allarme, prevedere e prevenire terremoti e altre sciagure in un’Italia contro la scienza https://www.gennarocarotenuto.it/6885-procurato-allarme-prevedere-e-prevenire-terremoti-e-altre-sciagure-in-unitalia-contro-la-scienza/ Mon, 06 Apr 2009 14:50:11 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/6885-procurato-allarme-prevedere-e-prevenire-terremoti-e-altre-sciagure-in-unitalia-contro-la-scienza/ Il paese che cade giù a pezzi anche senza bisogno di un terremoto (a volte basta un acquazzone come a Sarno), è quello nel quale si dà all’untore o si denuncia per “procurato allarme” uno scienziato che aveva previsto con… Continua

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poliia Il paese che cade giù a pezzi anche senza bisogno di un terremoto (a volte basta un acquazzone come a Sarno), è quello nel quale si dà all’untore o si denuncia per “procurato allarme” uno scienziato che aveva previsto con precisione il terremoto in Abruzzo non in un futuro ipotetico ma qui e ora.

Forse dovranno dargli il premio Nobel a Giampaolo Giuliani, che all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sotto il Gran Sasso ci lavora, per quel meccanismo che sembra in grado di sentire arrivare i terremoti qualche ora prima. O almeno ascoltarlo invece di trattarlo come una Cassandra. Ma forse non poteva andare diversamente in Italia se meno di una settimana fa, il 31 marzo, San Guido Bertolaso, un’icona dell’efficientismo bi-partisan, aveva insultato "quell’imbecille che si diverte a diffondere notizie false".

Forse era impossibile far davvero evacuare l’Aquila come la previsione di Giuliani (il rivelarsi esatta non è una colpa) induceva a fare. Ma in un paese oramai anti-scientista sempre e comunque, in pochi oramai sanno distinguere uno scienziato o una scienziata da una fattucchiera. In un paese sempre più ignorante, e quindi sempre più superstizioso, la prevenzione, il preparare la cittadinanza a eventi catastrofici, il lavorare non per cancellarli con un miracolo, ma per ridurne al minimo le conseguenze come si fa in paesi più sismici ma anche più civili del nostro, è sempre più mal visto. Oltretutto costa e non offre quei dividendi d’immagine, di favori, di clientele che le tragedie annunciate offrono ai politici dopo che questi hanno già speculato su deroghe, proroghe, sanatorie, condoni. Meglio una photo-opportunity (dopo) per un politico, meglio andare a benedire le salme (dopo) per un cardinale, meglio costruire male (prima) e ricostruire (dopo, bene?) per il sistema edilizio, meglio condurre una lunga diretta da “breaking news” (dopo) che realizzare una noiosa inchiesta (prima) per un giornalista.

Forse sarebbe stato meglio se Bertolaso con Giuliani ci avesse fatto una chiacchierata (prima) invece di denunciarlo. Questo, come qualunque scienziato onesto, poneva un problema rompendo uno schema stantio per offrire una soluzione per risolverne uno più grande. I terremoti non si possono prevedere, dicono. Chissà, magari in futuro si potrà come per i segnalatori di fughe di gas e magari il merito sarà della vituperata ricerca scientifica italiana. Ma il prevedere o meno sposta i termini della questione.

Il problema non è prevedere, è prevenire. Mille cose possono essere fatte e vengono fatte altrove, ma già, noi italiani dei giapponesi preferiamo riderne. Ma è meglio spendere soldi, allarmare, per evitare una tragedia, far rispettare e non derogare norme antisismiche prima, oppure invocare la fatalità e il destino cinico e baro dopo? E’ meglio fare campagne per insegnare a usare il preservativo o invocare l’astinenza contro l’AIDS? Meglio un peccatore all’inferno o un santo vivo? Chi adesso userà il decreto sull’edilizia, il “Piano casa”, per alzare di un piano la propria abitazione (ringraziando il governo) la renderà più o meno anti-sismica?

In un paese dove oramai tutti gli studiosi sono considerati azzeccagarbugli, grilli parlanti da schiacciare sulla parete, se non irrisi come fannulloni e additati tutti come baroni (pure i ricercatori precari nella vulgata Perotti-Stella) la scienza, lo studio, è oramai la più negletta delle discipline. Ma per un Giuliani che aveva avuto l’ardire di predire un terremoto quanti consigli che dagli studiosi vengono sono ignorati, presi con sufficienza o addirittura rifiutati? Sono impopolari, fanno spendere, rompono schemi mentali consolidati, causano problemi con i poteri forti. Quanti costituzionalisti (scienziati della Costituzione) avevano avvisato che la legge sulla fecondazione assistita così come concepita era perlappunto incostituzionale? I politici sono andati avanti per poi stracciarsi le vesti di fronte l’attentato della Corte Costituzionale (sic) alla centralità del Parlamento. Come se sostituendo alle regole civili la volontà d’Oltretevere bastasse portare il santo patrono in processione per fermare i terremoti o le eruzioni vulcaniche.

Del resto a che serve la ricerca scientifica (è il messaggio) se non a creare rompiscatole, cassandre, fondamentalisti dell’ambiente, regole, controlli, tasse, ovvero le cose più invise agli abitanti del paese del “meno male che Silvio c’è”. Magari a volte sbagliano gli scienziati ma sarebbe il caso di parlare, dare spazio a quelli che vorrebbero prender precauzioni per tutte quelle radiazioni, quei pesticidi, quelle polveri sottili che ci attraversano la vita, per le incipienti centrali nucleari in un paese sismico come l’Italia dove se vedi un pannello per l’energia solare ti viene ancora voglia di fotografarlo come una stravaganza. Per l’opportunismo a breve termine e la grettezza del potere politico ed economico stiamo ritornando al Sillabo di Pio IX.

Forse la denuncia di Giuliani non poteva essere presa in considerazione, ma nel paese dove ogni anno che il padreterno mette in terra, governi di destra e sinistra, approvano un “decreto mille proroghe” (sic) dove si rinviano, spesso a mai, scadenze importantissime come quelle per l’applicazione delle norme antisismiche, è mille volte meglio evacuare l’Aquila a vuoto perché uno scienziato si sbaglia (prima) piuttosto che la processione di politici e sciacalli già pronti a lucrare sulla ricostruzione (dopo).

Forse non è questione di prevedere (i terremoti, le alluvioni, le fughe di gas, le catastrofi nucleari) ma di essere preparati, mettere il territorio in sicurezza, di essere un popolo in grado di affrontare il proprio destino con razionalità e non con fatalismo. Più che di angeli del fango ed eroi che salvano vite scavando a mani nude tra le pietre abbiamo bisogno (prima) di una merce ormai introvabile: progresso, progresso scientifico, progresso sociale, progresso culturale.

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Marc Lazar: Gli strani silenzi sul Papa e i profilattici https://www.gennarocarotenuto.it/6691-marc-lazar-gli-strani-silenzi-sul-papa-e-i-profilattici/ Wed, 25 Mar 2009 10:45:39 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/6691-marc-lazar-gli-strani-silenzi-sul-papa-e-i-profilattici/ LE RECENTI affermazioni del papa, secondo cui «il problema dell’ Aids non si può superare con la distribuzione dei preservativi, che anzi lo aggravano» hanno sollevato in Francia un uragano di proteste, mentre in Italia regna un silenzio assordante. È… Continua

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LE RECENTI affermazioni del papa, secondo cui «il problema dell’ Aids non si può superare con la distribuzione dei preservativi, che anzi lo aggravano» hanno sollevato in Francia un uragano di proteste, mentre in Italia regna un silenzio assordante. È dunque forte la tentazione di vedere in questo sconcertante contrasto un ulteriore esempio dell’ antica contrapposizione tra una Francia ostinatamente laica e un’ Italia profondamente cattolica. In verità, la situazione è più complessa. La difformità delle reazioni va certo ascritta al peso delle differenze storiche tra questi due Paesi, ma anche a scelte politiche divergenti. In Francia le reazioni più virulente sono state quelle dei rappresentanti del governo di destra.

Il portavoce del ministro degli Affari esteri ha espresso la sua «viva preoccupazione per le conseguenze delle parole di Benedetto XVI», le quali « mettono a repentaglio le politiche di sanità pubblica e gli imperativi di tutela della vita umana». Si potrebbe obiettare che quel ministero è affidato a Bernard Kouchner, uno dei rappresentanti dell’ apertura a sinistra del presidente Sarkozy, che ama ricordare di non aver cambiato le proprie idee. Ma anche Roselyne Bachot, ministra della Salute responsabile dell’ Ump (il partito di Sarkozy) ha giudicato quelle parole «assolutamente catastrofiche e totalmente irresponsabili». Quanto ad Alain Juppé, già primo ministro di Jacques Chirac e grande dirigente gollista, a suo giudizio «Benedetto XVI vive in una situazione di totale autismo». «Questo Papa», ha poi aggiunto, «incomincia a diventare un vero problema». Queste fragorose condanne da parte di eminenti rappresentanti della destra hanno eclissato quelle, più consuete, provenienti dalla sinistra e dagli ambienti massonici. La destra si è dunque definitivamente convertita alla laicità? Sì, ma solo in parte. Dopo averla combattuta, in particolare tra la fine del XIX secolo e l’ inizio del XX, dagli anni ‘ 60 l’ ha fatta propria. Tuttavia Nicolas Sarkozy (che peraltro non siè espresso sulle parole del Papa) è stato il primo presidente della Repubblica a dichiarare «esaurita» ed «esposta al fanatismo» quella laicità francese che il suo predecessore Jacques Chirac aveva definito «monumento inviolabile». E il 20 luglio 2007, a San Giovanni in Laterano, Sarkozy ha proclamato che «le radici della Francia sono essenzialmente cristiane», tessendo gli elogi «dei sacerdoti e dei credenti»; e ha ribadito questo concetto nel gennaio 2008 a Ryad. Da tempo il presidente francese postula una «laicità positiva», più rispettosa delle libertà religiose, secondo una filosofia a un tempo più liberale e più comunitarista, rompendo così la tradizione repubblicana francese. Come interpretare queste diverse posizioni in seno alla destra? Differenze ideologiche personali? O ripartizione dei ruoli, col presidente Sarkozy più proteso verso i cattolici praticanti, che rappresentano una parte consistente del suo elettorato, e i suoi amici impegnati ad attirare altre fasce di elettori? O forse la destra fa ormai una distinzione chiara tra la funzione spirituale delle religioni, in quanto dispensatrici di senso in un mondo sempre più incerto, e le responsabilità dei politici – e ciò può indurli a contestare le posizioni delle autorità religiose, a incominciare da quelle incarnate dal Papa, quando contrastano col buon senso e indispongono l’ opinione pubblica, non esclusa quella cattolica? Tutti questi interrogativi restano aperti. Ma le prese di posizione della destra francese hanno il merito di alimentare un vero dibattito pubblico. Per converso, il mutismo dei politici italianiè stupefacente. Il ministro degli Esteri non ha voluto commentare «le parole del Papa». Il presidente del Consiglio Berlusconi si è limitato a dire: «Ciascuno svolge la sua missione in coerenza col suo ruolo», dichiarando poi di difendere la libertà della Chiesa anche quando proclama principi e concetti «difficili e impopolari». Al di là della sua discrezione su questa questione, la destra italiana è vicina alla Chiesa; la quale se ne rallegra, pur criticando talune misure del governo, in particolare per quanto riguarda l’ immigrazione. Questa differenza di posizione rispetto alla destra francese ha varie spiegazioni. La prima è storica: in Italia la Chiesa occupa un posto assai più importante che in Francia, benché anche qui sia esposta al movimento di secolarizzazione e a una seria crisi delle vocazioni. Sul piano sociologico, benché i cattolici italiani siano ormai dispersi, i praticanti regolari sono assai più numerosi che in Francia e votano largamente in favore del centro-destra. Infine, all’ interno di quest’ area hanno avuto la meglio i teocon, o atei devoti, che si sforzano di dare un’ identità cristiana non solo alla destra, ma all’ Italiae magari all’ Europa. In breve, la destra italiana ha fatto una scelta più conservatrice di quella francese. Ma in Italia le maggiori sorprese vengono dal centro-sinistra. Dario Franceschini si è limitato a dire che il profilattico «è indispensabile per combattere la malattia in Africa e nei paesi poveri ». Una dichiarazione quanto mai timida, che a confronto con i toni degli esponenti della destra francese li fa apparire come temibili avversari del papato. I motivi di questa prudenza sono chiari. Il Pd ospita nel suo seno diverse sensibilità, e data la crisi che attraversa, i suoi dirigenti evitano di aprire nuove polemiche interne per non indebolire ulteriormente il partito. Molti dei cattolici che militano nei suoi ranghi sono estremamente vigili su questi temi. Dal canto loro, gli ex Ds perpetuano una tradizione comunista che consiste nel cercare in ogni modo di non mettersi in urto con la Chiesa cattolica. È sostenibile questa politica dello struzzo? Oggi gli italiani di sinistra, siano essi laici, agnostici, atei, oppure cattolici tendenti al «fai da te», nel tentativo di conciliare le proprie convinzioni profonde con le raccomandazioni della Chiesa e delle sfide quotidiane della modernità, sono senza dubbio più avanti di quanto pensi il Pd. Infine e soprattutto, Benedetto XVI ha precisato più volte che esistono valori «non negoziabili», tra cui ad esempio la vita e la bioetica. In altri termini, il Pd dovrà sceglieree prendere posizione, soprattutto in un Paese in cui la Chiesa è in prima linea. Quanto più rinvierà questa scadenza, tanto più grave sarà la sua crisi di identità. Traduzione di Elisabetta Horvat – MARC LAZAR

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/23/gli-strani-silenzi-sul-papa-profilattici.html

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Teme la denuncia e non va in ospedale. Prostituta muore di Tbc, rischio contagio https://www.gennarocarotenuto.it/6507-teme-la-denuncia-e-non-va-in-ospedale-prostituta-muore-di-tbc-rischio-contagio/ Fri, 13 Mar 2009 12:05:22 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/6507-teme-la-denuncia-e-non-va-in-ospedale-prostituta-muore-di-tbc-rischio-contagio/ Quanto è stucchevole il trincerarsi dietro il “i medici possono ma non sono obbligati” a denunciare del Ministro Roberto Maroni, quello che “bisogna essere cattivi con i clandestini”. Ci vuol proprio che non si vuol capire che un essere umano… Continua

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Teme la denuncia e non va in ospedale prostituta muore di Tbc, rischio contagioQuanto è stucchevole il trincerarsi dietro il “i medici possono ma non sono obbligati” a denunciare del Ministro Roberto Maroni, quello che “bisogna essere cattivi con i clandestini”. Ci vuol proprio che non si vuol capire che un essere umano bisognoso di cure non può neanche dover temere di essere denunciato. Per cosa poi? Per una condizione, la cosiddetta “clandestinità” nella quale leggi infami lo hanno messo suo malgrado. Il caso in questione esplicita quello che è sotto gli occhi di tutti: la precisa volontà omicida della Lega Nord e del governo (gc).

Il caso. Bari, per i sanitari la donna era malata da mesi: una semplice visita poteva salvarla, Il primario: la tubercolosi va curata subito, basta un colpo di tosse per contrarla

di MARA CHIARELLI

BARI – Era clandestina da alcuni mesi, per vivere faceva la prostituta e per paura non è andata in ospedale: è morta per tubercolosi polmonare avanzata, e dunque altamente contagiosa. E ora scatta l’allarme sanitario: Joy Johnson, la giovane nigeriana di 24 anni, trovata agonizzante da un cliente venerdì sera nelle campagne alle porte di Bari, potrebbe aver contagiato decine di persone che avevano avuto rapporti con lei, gli stessi soccorritori e i connazionali del centro d’accoglienza dove per un mese aveva vissuto. Per precauzione ieri è stato chiuso l’istituto di medicina legale del Policlinico. E medici e poliziotti invitano chi avesse avuto rapporti con la nigeriana a contattare il più vicino ospedale.
Quella di Joy era una tragedia annunciata. All’arrivo dei sanitari del 118, Joy Johnson, da novembre in città, perdeva sangue dalla bocca. La ragazza era malata da diversi mesi, ma se si fosse sottoposta a un esame del sangue o a una radiografia, oggi sarebbe ancora viva. L’allarme, ora, e l’invito a farsi controllare è rivolto ai clienti e a tutti coloro che dal 14 novembre (data di arrivo al Cara di Bari) hanno avuto contatti ravvicinati con lei. Tra questi, quell’uomo che, usando il telefono cellulare di Joy Johnson, ha chiesto aiuto alla polizia.
"La tubercolosi va curata subito – dichiara il primario di Pneumologia del Policlinico di Bari, Anna Maria Moretti – perché anche le forme inizialmente non contagiose, senza terapia adeguata, lo possono diventare". Basta un colpo di tosse per contrarla, visto che si diffonde per via aerea. "È consigliabile sottoporsi a un test, l’intradermo reazione alla turbercolina, da fare in ospedale – spiega la specialista – Si tratta dell’inoculazione sotto cute di una sostanza che produce una reazione, da monitorare a casa per tre giorni. Se fosse positiva, va fatta la radiografia al torace, ma questo lo deve decidere il medico".

Si associa all’invito, ridimensionando l’allarme, il questore di Bari, Giorgio Manari: "E’ idoneo e opportuno – dichiara – rispettare ciò che un medico e le autorità sanitarie dicono in questo senso". Subito dopo aver ricevuto il referto dell’autopsia, effettuata dal medico legale Francesco Introna, il pm incaricato delle indagini, Francesco Bretone ne ha dato comunicazione alle Asl, come prevede la legge. Immediati è scattata la profilassi nel Cara e nei confronti di chiunque abbia avuto contatti con la giovane donna, anche dopo il decesso. In caso di contagio accertato, la terapia, di tipo farmacologico, è lunga (dai sei ai nove mesi) ma dà il controllo totale della malattia.
Bisogna però, sostengono i medici, tenere più alta l’attenzione su una patologia che, considerata scomparsa, si sta nuovamente manifestando in Italia a causa di due fattori: scarsa prevenzione e l’arrivo di extracomunitari che si portano dietro malattie endemiche nei loro Paesi, come la tubercolosi e l’Aids.

http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/dl-sicurezza-3/storia-13mar/storia-13mar.html

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Brasile, la lotta contro l’AIDS è una priorità https://www.gennarocarotenuto.it/5139-brasile-la-lotta-contro-laids-una-priorit/ Fri, 26 Dec 2008 16:29:18 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/5139-brasile-la-lotta-contro-laids-una-priorit/ Nel 2009 il Brasile, un paese con 600.000 ammalati di AIDS (SIDA), il numero più alto di tutta l’America latina, il governo di Lula da Silva distribuirà 3.3 milioni di test rapidi e 1.2 miliardi di preservativi nel tentativo di… Continua

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sida Nel 2009 il Brasile, un paese con 600.000 ammalati di AIDS (SIDA), il numero più alto di tutta l’America latina, il governo di Lula da Silva distribuirà 3.3 milioni di test rapidi e 1.2 miliardi di preservativi nel tentativo di prevenire la malattia.

Il test di prova rapida per l’HIV, in grado di verificare in 15 minuti e con una sola goccia di sangue se il paziente ha contratto gli anticorpi della malattia, senza inviare i campioni ad alcun laboratorio, è un ritrovato della ricerca scientifica brasiliana.

Realizzato dalla Fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz), che ha sviluppato e migliorato una tecnologia di provenienza statunitense, il test potrà essere effettuato in ogni ambulatorio del paese ad un costo molto limitato per lo Stato, meno di 3 Euro per ogni prova.

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AIDS (SIDA), chiamare le malattie col loro nome https://www.gennarocarotenuto.it/4775-aids-sida-chiamare-le-malattie-col-loro-nome/ Mon, 01 Dec 2008 10:09:10 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/4775-aids-sida-chiamare-le-malattie-col-loro-nome/ L’agenzia dell’ONU IRIN, per la “Giornata mondiale di lotta contro l’AIDS” (che in italiano dovrebbe avere come sigla S.I.D.A., come in francese e in spagnolo) malattia che colpisce almeno 33 milioni di persone tra i quali due milioni di bambini,… Continua

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aids_stop_inf--200x150 L’agenzia dell’ONU IRIN, per la “Giornata mondiale di lotta contro l’AIDS” (che in italiano dovrebbe avere come sigla S.I.D.A., come in francese e in spagnolo) malattia che colpisce almeno 33 milioni di persone tra i quali due milioni di bambini, rileva che in Africa, il continente più colpito, raramente questa viene chiamata con il proprio nome.

Nella Repubblica centrafricana si parla de “la grande malattia” mentre in Angola si chiama “la malattia della vergogna”. In Botswana è “la malattia della quale parla la radio”, nella lingua yoruba della Nigeria si parla direttamente de “la maledizione” mentre in bemba il nome della cosa è affilatissimo, “la lametta”.

A ben guardare non solo in Africa si fa fatica a chiamare le cose con il loro nome. La malattia venerea per eccellenza (e sull’incolpare Venere delle malattie a trasmissione sessuale ci sarebbe molto da discutere), la sifilide, mortale fino all’invenzione della penicillina, da 500 anni e più da noi si chiama “mal francese”. E’ un non nome uguale e contrario a quello utilizzato oltralpe visto che in Francia il “mal francese” si è chiamato a lungo “mal napoletano”.

Non solo le malattie a trasmissione sessuale non hanno nome. E’ lunga la lista di perifrasi per definire il cancro, da “brutto male” a “lunga malattia”. L’epilessia si suddivide tra “piccolo male” e “grande male”. La peste invece era spesso chiamata “la morte nera” o “la grande morte”.

Il nome stesso “malaria” non è che una perifrasi e la tubercolosi, nel corso del tempo, ha avuto molti nomi dei quali il più persistente è “mal sottile” per quella sua capacità di tagliare il respiro e renderlo sottile fino a portare alla morte. Come il “mal francese” fu il male del secolo nel ‘500, la tubercolosi lo era ancora all’alba del ‘900. Proprio in un sanatorio si svolge una delle opere capitali della letteratura del XX secolo, “la Montagna incantata” di Thomas Mann e sia una parte centrale dei “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni che l’omonimo romanzo di Albert Camus sono dedicati alla peste.

Tanto più le malattie appaiono irrisolvibili, tanto più fanno paura fino a divenire innominabili. Ma dopo aver mietuto morti per mezzo millennio chi ha più paura, con la penicillina, del “mal francese”? E fa molta meno paura anche la tubercolosi da quando ci sono gli antibiotici e i vaccini. Altre malattie, la tubercolosi stessa, la malaria, ma dopo la scoperta dei farmaci retrovirali anche l’AIDS/SIDA, continuano a far paura solo tra i poveri, nel sud del mondo dove la “lametta” continua ad incidere a fondo ed a causare “vergogna” fino a continuare ad essere innominabile. Del resto, a causa di una rigidissima politica sui brevetti voluta dalle multinazionali farmaceutiche, non vi è nulla da fare per milioni di africani che soffrono di una malattia altrove sotto controllo.

All’alba di un secolo di nuove paure e, soprattutto in Italia, di decadenza della fiducia nel progresso scientifico e culturale, è necessario tornare a dare un nome alle cose. Se gli africani potranno dare un nome al SIDA vorrà dire che lo avranno cominciato a sconfiggere. Ma questo nome, come ha fatto la penicillina con la sifilide, gli antibiotici con la tubercolosi o il vaccino di Albert Sabin con la poliomielite, può darlo solo la ricerca scientifica.

Quella stessa ricerca scientifica contro la quale si battono oggi untori di varie sette oscurantiste (quelli che tagliano i fondi come quelli che impediscono la ricerca). E’ quello stesso progresso scientifico, che oggi siamo chiamati a difendere, che presto ci darà energia pulita e sconfiggerà il cancro e che permise all’ONU nel 1979 di dichiarare questo pianeta libero dal vaiolo, un virus che per secoli uccise e deturpò milioni di persone. E’ per merito della scienza, ed è triste che giovi ancora oggi ricordarlo, che il vaiolo appartiene al passato.

L'articolo AIDS (SIDA), chiamare le malattie col loro nome si trova su Gennaro Carotenuto.

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Dengue a Cuba, Gianni Riotta non vi racconterà che… https://www.gennarocarotenuto.it/1610-dengue-a-cuba-gianni-riotta-non-vi-racconter-che/ Wed, 02 Jan 2008 18:14:25 +0000 http://www.gennarocarotenuto.it/1610-dengue-a-cuba-gianni-riotta-non-vi-racconter-che