I mercenari della Blackwater cacciati dall’Iraq

blackwater_350 Dopo l’ennesimo massacro di civili, il ministero dell’Interno iracheno ha cancellato la licenza alla Blackwater, la più grande fornitrice di mercenari in Iraq. A quattro anni dall’inizio della guerra questi sarebbero ancora centomila, dei quali molte migliaia proprio della Blackwater. E godono della totale immunità per i loro crimini.

Vanno in giro con piccoli elicotteri da attacco o con piccoli blindati. E come nel vecchio West sparano sempre per primi.

Appena domenica, sparando all’impazzata, avevano massacrato in strada almeno dieci civili, un poliziotto, e lasciato sul terreno 13 feriti. Ma sono incalcolabili, nell’ordine di alcune centinaia, i civili massacrati dalla Blackwater in quattro anni di occupazione militare, questo esercito di assassini al soldo e senza regole con sede nella Carolina del Nord. Di proprietà di un fondamentalista protestante, Erik Prince, membro dell’ultradestra neoconservatrice del partito repubblicano, per fare il lavoro più sporco che neanche i marines possono fare, la Blackwater in questi quattro anni la Blackwater avrebbe ricevuto dallo stesso governo degli Stati Uniti pagamenti per almeno 800 milioni di dollari.

La segretario di Stato statunitense, Condooleza Rice, si è precipitata ad offrire scuse al primo ministro iracheno Nuri al-Maliki, con il quale i rapporti sono sempre più tesi, ma soprattutto a chiedere la revoca immediata del bando per la Blackwater. Ed è probabile che così finirà: un paio di mercenari dal grilletto particolarmente facile saranno puniti e tutto seguirà come prima adducendo ulteriori infiniti lutti agli iracheni.

Nell’aprile 2007 lo stesso dipartimento di Stato calcolava in 129.000 il numero di mercenari operanti in territorio iracheno a vario titolo. E’ un numero stratosferico, pari alla metà di quello dei soldati statunitensi sul terreno ma dei quali si parla pochissimo. Tra di loro molte migliaia sono i latinoamericani, soprattutto exmilitari e paramilitari, torturatori e assassini, soprattutto di nazionalità cilena, salvadoregna e colombiana.

L’esercito degli Stati Uniti non può fare a meno dei mercenari e lavora in piena sinergia con questi. Questi ricambiano facendosi carico delle scorte di convogli civili, politici e commerciali. E quando la resistenza irachena uccise quattro mercenari a Falluja, fu la scintilla per la messa a ferro e fuoco della città, un massacro dove i morti civili potrebbero essere stati 50.000, secondo la denuncia di José Couso, raccolta da GennaroCarotenuto.it.