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Rai Sat Extra, il servizio pubblico si immola per far godere il puttaniere

Masi [1] Per quei pochi che non avessero capito lo ridiciamo in maniera chiara perché è una roba da matti ed è la tipica notizia alla quale uno tende a non dare importanza quando invece ne ha moltissima:

1) il padrone di Sky, nonché capo del complotto comunista Rupert Murdoch (come Ugo Tognazzi era capo delle BR), offriva alla RAI 50 milioni di Euro l’anno in gettoni d’oro, come a Rischiatutto, per 7 anni (totale 350 milioni, 700 miliardi del vecchio conio, una manovrina) per trasmettere Rai Sat Extra, Rai Sat Premium eccetera, nonché RaiUno, Due e Tre (che saranno da ora in parte criptati) nei suoi pacchetti.

2) La Rai, in cambio di nulla, ha deciso di dire “no” a quest’offerta. Insomma a deciso di tagliarsele per far dispetto a Murdoch e impedirgli di poter dire ai suoi quattro milioni e dispari di utenti di avere un’offerta completa. Considerate che con quei 50 milioni di Euro il servizio pubblico ripianava la metà del suo passivo, che è pari a 120 milioni l’anno, e che non c’è nessun altro soggetto sul mercato disposto a pagare né di più né di meno della cifra offerta da SKY. Insomma dire “no” a Murdoch è una perdita secca e quei canali, sui quali pure qualche doblone era stato investito nell’ultimo lustro, per un bel pezzo diverranno clandestini e non li vedrà più nessuno. Che ci guadagna la RAI a rinunciare ai soldi di Murdoch? Nessuno è riuscito a spiegarlo.

3) Murdoch pagava (troppo poco?) per offrire agli abbonati della parabola un servizio aggiuntivo. Così tutti erano contenti, Murdoch che vendeva, la RAI che incassava e gli spettatori che guardavano. Situazione intollerabile per il fido scudiero Mauro Masi (nella foto), che a Berlusconi deve tutto, da aprile direttore generale della RAI. Detto fatto: adesso Murdoch non offre più il servizio, gli spettatori hanno bisogno di un altro decoder (e se vogliono vedere tutto spenderanno fino a 120 Euro al mese) e la RAI perde 50 milioni l’anno. Un affarone! In cambio il servizio pubblico sale col suo principale concorrente, che incidentalmente è il capo del governo, sul carro di Tivusat (la piattaforma satellitare di Mediaset+RAI) della quale nessuno al mondo sentiva l’esigenza e dalla quale non guadagna una lira. Non solo: obbliga gli spettatori a comprare un altro decoder, il terzo, oppure a rinunciare a SKY e magari comprare i pacchetti Calcio su “Mediaset premium” che stranamente sembra molto più avanti della RAI nel monetizzare la digitalizzazione. In pratica sono (quasi) tutti scontenti: Sky, la RAI, che ha ai suoi vertici uomini imposti dalla concorrenza e i telespettatori.

4) E’ evidente che Murdoch aveva beneficiato finora di una Mammì satellitare diventando monopolista delle parabole così come la Mammì di Craxi (quello celebrato da Veltroni) aveva consegnato l’Italia nelle mani di Silvio Berlusconi. Chissà, qualcosa di diverso si poteva fare, magari democratizzando l’accesso al mercato televisivo e non semplicemente redistribuendo risorse tra tre soli soggetti per avvantaggiare Mediaset. Siamo troppo visionari se pensiamo che l’IPTV, l’investire nell’aumento di banda disponibile, abbasserebbe l’assicella della concentrazione necessaria all’accesso al mercato televisivo permettendo a molti soggetti di stare sul mercato mentre invece le “piattaforme satellitari” cristallizzano l’esistente intorno ai soliti 2-3 soggetti?

5) Dovrebbe essere chiarito innanzitutto agli spettatori/elettori di Raiset che da quello che bolle o è bollito in pentola sul mercato televisivo hanno solo da perdere. La Gasparri, con l’invenzione del digitale terrestre, obbliga a buttar via (e smaltire!) milioni di vecchie ma funzionanti televisioni analogiche, magari in seconde case usate dieci giorni l’anno, in cambio di servizi a pagamento che potevano essere offerti altrimenti. Quest’ultima decisione della rinuncia della RAI ai soldi di Murdoch obbliga inoltre gli spettatori a comprare un ulteriore decoder per vedere quello che avevano già incluso nel pacchetto SKY fino a ieri. L’unico che ci guadagna è sempre lui, Silvio Berlusconi.

Insomma che ci scandalizziamo per l’illusionismo sulla sorte dei terremotati dell’Aquila o per le prestazioni della prostituta Patrizia D’Addario, tutto è solo fumo perché quando guardi al flusso del denaro e del potere torni sempre lì, alla scatola magica con la quale fa e disfa carriere, compra e vende come al mercato e soprattutto manipola l’opinione pubblica, la tivù, il vero, unico cuore del potere berlusconiano.