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Mafia: perché è importante il 19 luglio

Prendo spunto da una domanda di una amica. Perché manifestate il 19 luglio (Strage di Via d’Amelio) e non il 23 maggio (Strage di Capaci)?

Fabio Capacchione

Manifestiamo il 19 luglio perché è l’incidente di percorso della trattativa mafia/stato che, proprio per la fretta di doverla attuare, mostra la prova che quelle che vengono considerate stragi di mafia, sono stragi di Stato. L’escalation comincia il 30 gennaio 1992 con la sentenza della Cassazione che conferma il Teorema Buscetta, mettendo una pietra tombale agli ergastoli comminati in primo giudizio.

A quel punto i politici che avevano promesso un “aggiustamento” tramite il Giudice Carnevale, vedono spuntare le lupare dei mafiosi per non aver mantenuto le promesse. Il primo a cadere è Salvatore Lima il 12 marzo. Plenipotenziario in Sicilia per conto di Andreotti e legatissimo a Vito Ciancimino, paga con la vita lo “sgarro” a Cosa Nostra.

A quel punto Giovanni Falcone dice “Ora puo’ succedere di tutto”.
Cosa nostra, si sente smarrita, tradita dai politici che loro avevano contribuito ad eleggere alle massime cariche dello Stato. Soprattutto deve rendere conto della mancata impunità con cui avevano alimentato il mito del mafioso. Si decide di fare l’”attentatuni”, l’attentatone che il 23 maggio uccide Giovanni Falcone, la moglie e i 5 agenti della scorta. Questa volta, sono i politici contigui alla mafia, ad essere spiazzati. Un attentato così eclatante, che solleva la protesta popolare. Tramite alcuni ufficiali dei Carabinieri c’era un contatto per poter arrivare a patti con la mafia. Questo contatto è l’ex sindaco di Palermo, il corleonese Vito Ciancimino.
Cosa nostra chiede allo Stato per poter cessare le ostilità una serie di punti tra i quali la revisione del maxiprocesso, la restituzione dei patrimoni confiscati, l’abolizione della 416bis e la revisione della legge sui pentiti. Lo Stato chiede come contropartita oltre alla fine delle stragi, la resa dei latitanti famosi con in testa Totò Riina. Di questa trattativa viene messo al corrente Paolo Borsellino il 3 luglio 1992, attraverso un colloquio con il sen. Nicola Mancino, che lo stesso dirà di non ricordare e che non si potrà maggiormente documentare a causa della sottrazione dalla macchina del magistrato della purtroppo famosa agenda rossa, nel giorno della strage.

Borsellino è sconvolto e non ci sta. Da qui parte l’ordine di ucciderlo, in tutta fretta. Ecco che si spiegano i 59 giorni che passano tra l’uccisione di Falcone e Borsellino. Paolo era un ostacolo alla trattativa ed un testimone scomodo.

Mentre conosciamo i motivi che hanno deciso la sua morte, a tutt’oggi, non sappiamo con esattezza chi sono stati gli esecutori materiali, da dove è stato azionato il telecomando e da dove arrivasse il tritolo. Ecco la diversità tra la strage di Capaci e la strage di via D’Amelio. Ci sono lati oscuri sulla fine di Borsellino e la sua scorta, volutamente tenuti nascosti. Non si è permesso ai giudici, tra questi il Dott.Tescaroli, di poter aprire nuove indagini sui livelli superiori e sulle contiguità di parte dello Stato in questa strage.
Apprendo ora che sono ufficialmente aperte nuove indagini grazie alla collaborazione di Massimo Ciancimino. Speriamo che si faccia presto per poter chiarire come sono andate le cose.
Ecco perché è importante manifestare il 19 luglio in Via d’Amelio e in tutte le città italiane, perché è solo con il supporto popolare che potremo tenere alta l’attenzione su quella che considero Strage di Stato.

http://www.agoravox.it/Perche-e-importante-il-19-luglio.html [1]