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José Miguel Insulza torna a mani vuote dal viaggio e in Honduras si mette male

Canale Honduras, a questo link [1] tutti gli aggiornamenti sul golpe in Centroamerica!

15334_1 [2] Il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani José Miguel Insulza è tornato a mani vuote dal suo viaggio a Tegucigalpa e la repressione [3] contro la resistenza popolare diventa ogni giorno più dura. Il golpe è abortito all’estero ma ha sostanzialmente vinto in patria, controllando tutti gli apparati dello stato e tutti i media.

La giunta dittatoriale non cede dunque e il governo golpista annuncia addirittura l’uscita dall’OSA. Lo ha ammesso l’alto diplomatico cileno stesso in una conferenza stampa prima di ripartire dall’aeroporto civile di Tegucigalpa, dove si è recato a bordo di una aereo militare brasiliano che ha manifestato così il massimo dell’appoggio di Lula alla gestione. A questo punto è questione di ore per vedere se saranno prima i golpisti a uscire o prima l’OSA a sospendere l’affiliazione del paese. Un dettaglio.

In particolare Insulza non ha incontrato il dittatore di Bergamo alta Roberto Micheletti, sempre più un burattino nelle mani del capo di stato maggiore Romeo Vázquez, ma il presidente della Corte Suprema, Jorge Rivera, che in un incontro molto teso e con modalità non protocollari se non brutali, avrebbe confermato che il golpe è irreversibile e che in nessun caso il presidente legittimo Mel Zelaya potrà concludere il suo mandato: “fate quello che volete, non cederemo” ha detto il gorilla. Oggi Insulza riferirà del suo viaggio all’Assemblea generale dell’ONU.

Intanto il ritorno di Mel Zelaya, annunciato per giovedì e ritardato a oggi, potrebbe essere posticipato sine die trasformandolo, nella migliore delle ipotesi, in un nuovo Aristide costretto da Bill Clinton a rinunciare a ogni cambiamento [4] ad Haiti pur di tornare al potere. In ogni caso sono pronti ad accompagnare Zelaya, oltre a Insulza, sia la presidente argentina Cristina Fernández che il presidente ecuadoriano Rafael Correa.

Il quadro politico honduregno [5] dunque sta evolvendo per il peggio. L’isolamento politico non sembra impaurire particolarmente i golpisti che controllano il potere giudiziario e la corte suprema, tradizionalmente completamente nelle mani dell’oligarchia, il parlamento, dove il partito nazionale e quello liberale rappresentano le stesse classi dirigenti, oltre ovviamente all’esecutivo e alle forze armate, dove non sono state confermate le voci di ribellione. Inoltre hanno un controllo ferreo sui media, hanno chiuso quelli comunitari, staccato dal satellite tutto quello che è informazione (Telesur ma anche CNN), e ai primi posti delle liste nere di ricercati vi sono decine di giornalisti [6].

Restano i movimenti sociali, indigeni e popolari che continuano a mobilitarsi e rappresentano probabilmente la maggioranza dei cittadini che aveva visto non tanto in Zelaya ma sì nella costituente un barlume di speranza in un paese disperato con tre quarti della popolazione in povertà. Ci chiedono disperatamente di non essere lasciati soli.