- Gennaro Carotenuto - https://www.gennarocarotenuto.it -

Resistenza morale al berlusconismo?

La relazione Silvio Berlusconi – Noemi Letizia, di qualunque natura essa sia, sta avendo implicazioni non banali e di segno contrastante sulla vita politica italiana. Da una parte è evidente che il privato del Don Rodrigo (la definizione è di Gad Lerner) che inondò l’Italia con milioni di copie del suo album di famiglia intitolato “una storia italiana” (di sicuro in qualche casa si conserva tra le foto delle prime comunioni dei figli e dei nipoti), sia ineludibilmente pubblico.

Dall’altra parte è sintomatico che la stampa e i partiti di centro-sinistra, in piena campagna elettorale, trovino solo in un caso come questo la possibilità di far la voce grossa contro un regime che non ha vergogna di avere a capo un corrotto e corruttore (sentenza Mills) che dichiara senza pudore di voler raccogliere milioni di firme [di fan del grande fratello] per rompere l’equilibrio tra i tre poteri dello stato umiliando quello legislativo e giudiziario in favore di quello esecutivo.

In un paese nel quale oramai solo una ristretta minoranza ha idea della rottura democratica in atto (banalmente pochi sono in grado di rispondere alla domanda su chi abbia il potere di fare le leggi e chi quello di applicarle), è tale il degrado morale nel quale tre decenni di televisione commerciale berlusconiana e tre lustri di vita politica infettati dal grande corruttore hanno gettato il paese, che suonano come un disco rotto i grandi strateghi del PD quando continuano a sostenere che l’antiberlusconismo non paghi.

Il segretario del Partito Democratico, Dario Franceschini, ha in questi giorni ripetutamente affermato, in particolare nella trasmissione “Anno Zero”, che è buon motivo per votare il suo partito, non quello di avere un buon o miglior programma di quello del PdL, ma semplicemente l’evitare che la differenza col Popolo della Libertà sia troppo ampia. Geometrie, non idee…

Paralizzato dal correntismo e dal peccato originale di non essere né carne né pesce (che in Europa si declina “né PPE né PSE), di fronte alla possibilità di una mozione di sfiducia contro il capo del governo (un fatto politico indipendentemente dal risultato del voto) il segretario del PD risponde che la mozione è inutile perché tanto Berlusconi ha la maggioranza. Se Franceschini dovesse trarre le conseguenze da un’affermazione del genere dovrebbe concludere che la sua presenza in parlamento è del tutto indifferente, dimettersi e pure che, tutto sommato, in una dittatura della maggioranza, non ha tutti i torti Silvio Berlusconi a voler stuprare l’aula sorda e grigia.

E’ che il passaggio successivo per Dario Franceschini e la sua cultura gregaria a quella della PdL (quanto sono lontani i tempi dell’egemonia culturale della sinistra…) è l’appoggio al referendum che imporrebbe al paese un bipartitismo coatto con una legge elettorale che non può aspettarsi che Berlusconi riformi e che sarebbe la meno rappresentativa al mondo.

E’ oscuro il perché di questo persistere in una politica suicida figlia di quella cultura maggioritaria con la quale Walter Veltroni fece cadere Romano Prodi, fece a pezzi il centro-sinistra e consegnò il paese a Berlusconi. Idealismo.

Il destino del PD, con la legge che sortirebbe dal referendum, sarebbe però quello del “partito dei contadini polacchi” al tempo della dittatura comunista. All’epoca un secondo partito era lasciato libero di esistere solo in quanto fiancheggiatore del regime in un simulacro di rappresentatività. E’ lucido pertanto Pierferdinando Casini a ricordare che il Partito Democratico non può chiamare all’unità contro Berlusconi mentre briga con questo per cancellare il resto dell’opposizione.

In questo contesto il tuffarsi da parte del PD, e soprattutto di “La Repubblica”, sul caso di Noemi Letizia è sintomo dell’infinita debolezza programmatica prima ancora che correntizia del PD stesso, incapace soprattutto di prendere atto del fallimento del sistema economico neoliberale sul quale si sono appiattiti i propri dirigenti negli ultimi vent’anni. Qualcuno si è accorto (è un esempio) che la Fiat sta sacrificando sull’altare dell’accordo con il governo tedesco (che non accetta tagli occupazionali) per l’Opel i lavoratori di Termini Imerese? Nella connivenza del nostro governo, non dovrebbe essere l’opposizione a dire che la Fiat non può permettersi di fare accordi all’estero sacrificando posti di lavoro in Italia?

Anche per il PD parlare di Noemi Letizia è dunque un buon motivo per parlar d’altro e non parlare di politica. Si potrebbe andare avanti per paginate ma chi per un malinteso garantismo e rinunciando a mettere al primo posto sempre e comunque lotta alla mafia e battaglia per la legalità, non ha attaccato Silvio Berlusconi per l’amicizia con Marcello dell’Utri (che oggi si scopre essere compare d’anello pure dell’omicidio di Mauro Rostagno essendo stato condannato in passato in associazione col mandante di quell’omicidio, il mafioso trapanese Vincenzo Virga) che credibilità ha per attaccarlo per Noemi Letizia?