Il giorno dello Sciacallo

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Nel GR1 delle otto di stamattina l’inviato Bruno Sokolowicz (bravo) ha intervistato un carabiniere che ha affermato che sarebbero in 500 i militi dell’Arma dediti in queste ore alla caccia allo sciacallo in Abruzzo. Non trovo conferma di tale numero ma il capo del governo ha preannunciato l’istituzione di un nuovo reato, quello di sciacallaggio, peraltro già compreso da sempre in quello di furto. Non si scherza con gli sciacalli, in certi tempi e in certi luoghi c’è stata la fucilazione sul posto per chi approfitta delle sciagure. Per il caro leader la task force (sic) antisciacallaggio sarebbe già di 90 persone, ma ne annuncia l’arrivo di altri 700, un numero che misura l’entità del fenomeno in termini di allarme sociale. La novità di oggi è che invece di “al lupo, al lupo” (lupo uguale costruttore senza scrupoli?) si grida “allo sciacallo, allo sciacallo”.

Mi guardo in giro e non trovo molte tracce di sciacalli. Quanti ne hanno presi? Cosa hanno rubato? Quanto è importante il fenomeno? Eppure di sciacalli ce ne sarebbero… quelli che vendono la carne a 80 € al kg, o quelli che vendono una bottiglia d’acqua minerale a 14 € alla bottiglia per esempio. Non sono sciacalli forse? Rischiano qualcosa? Sei mesi, mi risulta, ma è difficilissimo da provare. Poca roba. Poi ci sono i politici a farsi vedere e poi appartarsi con i mammasantissima della ricostruzione delle già ribattezzate New Town (doppio sic). Quelli non rischiano nulla, anzi si fregano le mani ma sciacalli sono pure loro.

Insomma pullula o no l’Abruzzo terremotato di bande di grassatori disposti a spogliare i morti e i vivi delle loro cose? A sentire TG e GR ve ne sarebbero a milioni ma se vai oltre i titoli non si capisce più, o meglio si capisce che son più i falsi allarmi che quelli veri, ma fatto sta che oggi in Italia si parla molto più dei presunti sciacalli che si aggirano tra le vere macerie. Sarà un caso ma oggi si parla di loro e si parla molto molto meno dei banditi del cemento pacifista (dis-armato), dei costruttori assassini dell’ospedale o della casa dello studente che un po’ di sanissima rabbia popolare (una ronda?) potrebbe andare a cercare nel paese dell’impunità e dell’illegalità di massa al quale siamo oramai rassegnati. Se lo stato rinuncia alla pretesa di punire qualunque crimine dei colletti bianchi, corrotti, truffatori, banchieri, manager tagliatori di teste, costruttori assassini, giornalisti bugiardi quanto ancora dovremo aspettare perché la gente non cominci a farsi giustizia da sé?

Per intanto i media straparlano degli sciacalli. Cinica propaganda di Silvio nostro e dei media corrivi, rubrichiamo. Facile interpretazione ma non ci basta. Berlusconi vuole introdurre una nuova fattispecie di reato nello sciacallaggio che, ammesso e non concesso, è la tipica espressione criminale del povero cristo. E non vuole introdurre nulla che impedisca l’illegalità con la quale non si rispettano le norme antisismiche. Vuol punire chi ruba ma si disinteressa di chi ammazza. E’ una concezione tutta proprietaria dove la proprietà privata è l’unico architrave della società.

Chi tocca la proprietà privata va colpito, chi tocca quella pubblica e costruisce una casa dello studente o un ospedale con i grissini invece che col cemento armato va salvato, i suoi crimini vanno tergiversati e l’opinione pubblica va indotta a pensare ad altro. Ma allora in quanti sensi possibili l’ospedale dell’Aquila è “cosa nostra”?