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Vince la CGIL, il bonus bebè dato solo agli italiani è discriminatorio

BAMBINI [1] Commento mio: per una cosa così ovvia ci voleva un tribunale? La nostra classe di governo è così ignorante da pensare di poter fare qualunque cosa passa loro per la testa solo perché hanno vinto le elezioni. (gc)

Il Tribunale di Brescia: Bocciata l’ordinanza della giunta comunale che dava 1.000 euro solo ai bambini italiani.

Elisabetta Reguitti

Il Tribunale del Lavoro di Brescia boccia il "Bonus bebè" di 1.000 euro predisposto dal Comune, perché "discriminatorio".

La delibera dell’amministrazione comunale stabiliva, infatti, che destinatari del bonus fossero esclusivamente coppie italiane, o con un solo genitore straniero. E il Tribunale l’ha respinta, ordinando al Comune di "eliminare tale discriminazione e i suoi effetti, mediante provvedimenti ritenuti più idonei". Il Tribunale specifica anche che "il beneficio spetta a tutti gli stranieri che ne facciano richiesta, e siano in possesso degli ulteriori requisiti diversi dalla cittadinanza".

Stranieri esclusi? È discriminazione

Nell’ordinanza si legge, tra l’altro, che "l’esclusione degli stranieri residenti in Brescia dal diritto al beneficio costituisce discriminazione". E che "neppure può, comunque, ritenersi che i mezzi adottati per agevolare la natalità dei cittadini italiani residenti in Brescia siano appropriati e necessari". Perché, spiega il giudice, "la somma di mille euro prevista, ‘una tantum’, non è sufficiente a spingere nessun cittadino italiano (dotato di un minimo di razionalità) a procreare".

Cgil: fondamentale il principio dell’uguaglianza

Piena soddisfazione dalla Cgil, che ha presentato il ricorso.

"Ci ha mossi uno dei nostri principi fondamentali: quello dell’uguaglianza", scrive in una nota la camera del lavoro di Brescia, ricordando che i migranti sono "parte integrante della realtà del lavoro bresciano".

Fulvia Colombini, della segreteria regionale, aggiunge che grazie a questo ricorso "la Cgil ha inteso confermare il proprio convincimento che su questo terreno non ci possano essere mediazioni che mettano i cittadini in una condizione di disparità sociale ed economica". E conclude: "Siamo convinti che spetti proprio alle istituzioni sancire l’uguaglianza dei diritti tra le persone e promuovere l’integrazione sociale e culturale. Troviamo dunque particolarmente grave che sia stata proprio una Giunta comunale a concepire un provvedimento così palesemente discriminatorio".

Cosa stabiliva la delibera

Il Comune di Brescia stabiliva che ogni neonato italiano poteva contare su 1.000 euro di bonus. I bambini stranieri no. Il governo della città aveva infatti approvato all’unanimità una delibera con uno stanziamento pari un milione e 250 mila euro per i circa 1.200 bambini nati nel 2008 (sono stati 1.198 nel 2007).

Giusto mille euro per ogni bebè nato da famiglie residenti in città da almeno 2 anni e almeno con un genitore italiano. Stesso trattamento per i minori adottati.

La delibera era già operativa.

Discriminati i residenti stranieri

Dunque il 15% dei  residenti d’origine straniera non aveva diritto a questo bonus introdotto dalla Giunta comunale che, tra l’altro, nei prossimi mesi, si appresterà a stanziare anche un bonus anziani indigenti sempre, naturalmente, italiani: dal 2009 da 100 a 200 euro al mese dal Comune ai pensionati over 70 (o forse 75).

“A forza di preoccuparci di non discriminare gli stranieri – dichiarava il sindaco di Brescia Adriano Paroli – rischiamo di dimenticare i nostri cittadini, le famiglie i giovani e gli anziani diventati più vulnerabili”. Per la Giunta comunale di Brescia dunque il bonus bebè di 1.000 euro rappresenta una risposta alle richieste di sostegno alle giovani coppie: le famiglie con reddito Isee fino a 40 mila euro annui.

Nuclei familiari tra gli 80 e i 90.000 euro

Nuclei che guadagnano tra gli 80 e i 90 mila euro. Certo che la scelta di escludere i bambini stranieri si prestava a interpretazioni di tipo discriminatorio.  E, per evitare tutto ciò, palazzo Loggia si appellava al “principio di uguaglianza sostanziale”.

L’assessore ai servizi pubblici, Giorgio Maione, spiegava che “mentre gli stranieri continuano ad avere assistenza dai Servizi sociali, il bonus bebè viene gestito dai settori Bilancio e Famiglia per dare agio, non assistenza, ai cittadini bresciani e prevenire le nuove povertà”.

La Giunta che temeva (a ragione) le accuse

La preoccupazione era di evitare l’accusa di discriminazione, obbiettivo evidentemente fallito. E per evitarla la Giunta sottolineava che gli immigrati residenti sono il 15,8 per cento della popolazione, ma usufruiscono dei servizi sociali in misura molto maggiore.

I dati 2008-2009 dicono che sono il 30% di quanti accedono alle materne comunali e il 25 degli asili nido e  ancora, hanno il 33% dei contributi per l’astensione facoltativa di maternità, il 70% delle presenze ai Centri di aggregazione giovanili, il 49 per cento dei contributi continuativi per minori e il 62 di quelli straordinari.

156.890 gli immigrati regolari

Brescia, dopo Milano, è la città  in testa fra le province lombarde per la percentuale di permessi di soggiorno consessi ai cittadini stranieri e sono 156.890 gli immigrati regolari nella provincia bresciane impiegati nell’industria metallurgica, (17,8%) ma anche nell’agricoltura e nel terziario soprattutto nell’ambito dell’assistenza a domicilio di anziani. Eppure, queste persone, che vivono con le loro famiglie soprattutto in città, non potevano, fino ad oggi, beneficare del bonus bebè di 1.000 euro.

http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Il%20Tribunale%20di%20Brescia:%20Bonus%20Beb%C3%A8%20discriminatorio&idSezione=1505 [2]