Commerciante uccide ladro e dice: la legge me lo consente

Un altro morto sulla coscienza della Lega Nord e del Polo della Libertà. Riproduco l’articolo dall’Unità di Massimo Solani

Tre fucilate e un ragazzo di 28 anni ha perso la vita per alcune palme nane che voleva rubare. A stroncare la sua vita un tabaccaio di Eboli. Arrestato ha invocato la nuova legge sulla legittima difesa.

Chissà se prima di far fuoco avrà pensato che in fondo era un suo diritto difendere quelle piante lasciate fuori dal negozio. Probabilmente fra sé e sé avrà pensato che quella nuova legge sulla legittima difesa gli dava il permesso di sparare ai ladri che trafficavano fuori dalla sua bottega. Di certo, da ieri notte, Domenico Sabatino è rinchiuso in una cella del carcere di Fuorni di Salerno, con l’accusa di omicidio volontario.

Passato da vittima a carnefice in pochi drammatici secondi, il tabaccaio venticinquenne di Eboli ha fatto il percorso inverso toccato a Gerardo Coralluzzo, che i pallettoni esplosi dal fucile di Sabatino hanno ucciso dopo averlo raggiunto al petto. Un tragico incrocio di vite in cui Caino e Abele si sono scambiati i ruoli e il destino. Accade tutto in pochi minuti, nella notte fra sabato e domenica. Domenico Sabatino, nonostante l’ora tarda, è ancora nel bar tabacchi vicino alla strada litoranea a cavallo fra i comuni di Eboli e Battipaglia, in provincia di Salerno. Ci sono dei lavori da portare a termine prima dell’inaugurazione e il ragazzo, di 25 anni, si è trattenuto più a lungo del solito.

È dentro, e non dovrebbe esserci. Almeno secondo quanto si aspettano Gerardo Coralluzzo e altri due giovani della zona. Sono di ritorno da un sabato sera come tanti trascorso per locali quando passano davanti al negozio chiuso e vedono fuori dalla soglia alcune palme nane ?cickas? messe ad ornamento dell’ingresso del bar tabaccheria. La Panda si ferma. L’idea molto probabilmente è quella di caricare quei vasi in macchina e scappare, un furto da poco conto che può fruttare qualche centinaia di euro. Sabatino, invece è dentro e sente tutto, sente la macchina che si ferma, sente i rumori e capisce.

Nel retro del bar tiene un fucile calibro 12, regolarmente denunciato e caricato a pallettoni: il venticinquenne lo imbraccia, esce e spara tre colpi. Coralluzzo è centrato in pieno e ferito al petto, eppure riesce a scappare assieme ad uno dei complici che lo carica in macchina e corre fino a casa a Montecorvino Rovella dove il giovane arriva in un lago di sangue. È già morto, e sono proprio i genitori che chiamano il 112 per denunciare l’omicidio.

Tocca ai carabinieri di Battipaglia ricostruire la dinamica di quanto accaduto: all’inizio immaginano si tratti di una storia di droga, di una lite fra tossicodipendenti. Ma non è così, e sono gli ?amici-complici? di Galluzzo a spiegarlo. Per loro scatta la denuncia per tentato furto, per Sabatino l’arresto con l’accusa di omicidio volontario. «Ho agito in virtù della nuova legge», ha spiegato inutilmente agli inquirenti. Nessuna legittima difesa per lui, nemmeno con la nuova legge da saloon voluta dalla destra di governo. Per quanto il suo avvocato si sforzi, nel suo caso non esiste alcuna possibilità di applicazione della normativa licenziata dalla Camera a fine gennaio. Ne sono convinti gli inquirenti che ne dispongono l’arresto.

Per loro Abele è diventato Caino, anche se probabilmente pensava di agire nel giusto. Ché in fondo chissà quante volte lo aveva sentito spiegare in tv. Con la nuova legge poteva. O almeno credeva di potere. Omicidio volontario, la stessa accusa toccata a Michelangelo Rizzi, l’imprenditore di macchine agricole che il 27 gennaio scorso (pochissimi giorni dopo l’approvazione della nuova norma sulla legittima difesa) a Sandrà, in provincia di Verona, freddò un rapinatore albanese di 26 anni che aveva sorpreso di notte mentre assieme ad un complice stava provando ad entrare in casa sua. Indagato a piede libero per omicidio volontario, Rizzi se la dovrebbe cavare grazie alla nuova legge voluta dalla Lega Nord (ironia della sorte: proprio lui, un ex consigliere comunale del Carroccio). Nel suo caso Abele è rimasto Abele, anche se Caino c’è rimasto secco. Molto probabilmente, invece, non sarà così per Domenico Sabatino.