Due proiettili per don Marcello. Intimidazioni al sacerdote antimafia

Don Marcello Cozzi

«Pensa a dire la messa». É solo una delle intimidazioni che contiene il biglietto che è arrivato alla polizia. Il riferimento è a don Marcello Cozzi, il leader lucano di Libera. Nella busta, che è arrivata in Questa, c’erano due pallottole calibro 12. «Due confetti» continua così il messaggio a don Cozzi, «che ti faremo assaggiare quanto prima».

Il sacerdote, si apprende da indiscrezioni, è stato già affidato al servizio scorta di polizia e carabinieri. «Vigilanza leggera» la chiamano in gergo. Quattro volte al giorno le forze dell’ordine passano davanti alla sua abitazione e al luogo in cui lavora per controllare che sia tutto a posto.

Ed è già stato interessato il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Le indagini sembra siano state affidate ai carabinieri del nucleo operativo radiomobile. Il sacerdote è stato già sentito dalle forze dell’ordine. E ci sarebbe anche una pista. Il biglietto scritto a mano – ma questo è un particolare al momento non confermato da fonti ufficiali – non è firmato. E al momento non ci sono rivendicazioni. Il sacerdote, contattato dal quotidiano, ha preferito non commentare. Nei giorni scorsi ha presentato il suo libro “Quando la mafia non esiste” a Venosa. Nel libro ripercorre le tappe della criminalità organizzata lucana, dalle prime infiltrazioni alla camorra nel Vulture, all’arrivo della ‘ndrangheta che, dopo la prima guerra di mafia, detiene l’assoluto predominio di quel territorio. Ma nel libro parla anche dei colletti bianchi. Di appalti truccati e gestiti dalla mala. E di misteri: Elisa Claps, i fidanzatini di Policoro, l’omicidio De Mare, la scomparsa di Maria Antonietta Flora e una serie di casi di lupara bianca.

Il mese scorso ha poi sfidato gli assassini di Bruno Augusto Cassotta (freddato il 2 ottobre) con una manifestazione pubblica a Rionero in Vulture. Ha riunito in piazza sindaci e amministratori per dire «basta» alla mafia. Quello di  Bruno Augusto Cassotta è solo uno degli ultimi fatti di sangue che si sono verificati nel Vulture. C’è uno strano fermento nella mafia del Vulture. La faida è ricominciata con l’omicidio del boss Marco Ugo Cassotta, fatto a pezzi e bruciato in un casolare di contrada Leonessa a Melfi. Il secondo omicidio è quello di Giancarlo Tetta, sempre a Melfi, in via Ancona a due passi dalla caserma dei carabinieri. Poi è toccato a Bruno Augusto. E forse è nel Vulture che le battaglie di don Cozzi danno fastidio. Anche se gli investigatori sostengono di non tralasciare alcuna pista. La manifestazione di Rionero è stata un segnale forte. Gli amministratori non erano mai scesi in piazza. Cercavano, anzi, di sminuire la portata degli eventi malavitosi. A qualcuno, forse, ha dato fastidio. E su questo indagano gli investigatori.

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